Hanno tenuto il fiato sospeso fino all’ultimo, con gli occhi rivolti al cielo, e ai siti web di meteorologia. Alla fine però Lun’esco, la kermesse di storia, cultura, sapori, vini, musica e intrattenimenti che ha coinvolto e collegato 9 comuni del Monferrato (Camagna Monferrato, Cella Monte, Frassinello Monferrato, Olivola, Ottiglio, Ozzano Monferrato, Rosignano Monferrato, Sala Monferrato e Vignale Monferrato) nel segno degli splendidi Infernot, e sotto l’egida dell’Unesco, è stata un successo. E “si protrarrà da qui all’infinito”, per citate Manuela Ulandi, presidente di Confesercenti Alessandria, in prima fila nell’organizzazione dell’evento, ma soprattutto nella ‘visione’ di un percorso che, d’ora in poi, consenta una piena valorizzazione del Monferrato, inteso come patrimonio culturale, ma anche come risorsa economica.
Sabato pomeriggio l’Infernot dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, a Palazzo Volta di Piazza Vallino, a Cella Monte, era strapieno di rappresentanti delle istituzioni, di imprenditori e artigiani del territorio, e anche di persone comuni (monferrini e alessandrini) che erano lì non solo per apprezzare il fascino straordinario della struttura rinascimentale (“è un palazzo di fine ‘400, unico esempio in tutto il Monferrato di doppio colonnato”, ci ha spiegato il professor Dionigi Roggiero, esperto di storia locale) e del magico Infernot sotterraneo, ma anche e soprattutto per guardare al futuro, e alle potenzialità che il riconoscimento Unesco di due mesi fa potrà generare per questi territori, naturalmente insieme ad alcuni vincoli in termini di conservazione e valorizzazione.
Hanno parlato in tanti (sperando di non dimenticare nessuno: Paolo Filippi presidente della Provincia di Alessandria, Gianfranco Comaschi presidente dell’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero-Monferrato, Gian Paolo Coscia presidente della Camera di Commercio, Ugo Cavallera che in questi anni ha seguito il percorso procedurale del riconoscimento Unesco come Regione Piemonte, Rita Brugnone direttrice di Alexala, l’enologo Donato Lanati, a cui si deve l’intuizione degli Infernot come elemento caratterizzante e di unicità del territorio monferrino, oltre alla già citata Manuela Ulandi di Confesercenti e a Claudio Castelli, presidente dell’Ecomuseo di Cella Monte), facendo emergere complessivamente alcuni elementi di assoluta centralità, che vale la pena ribadire.
Tutti i presenti sono sembrati, prima di tutto, consapevoli di dover approfittare del riconoscimento Unesco non come una medaglietta da apporsi sul petto, ma come leva attraverso la quale arrivare ad una vera valorizzazione del territorio, in termini di recupero di potenzialità economiche ed occupazionali. Il presidente della Provincia Paolo Filippi ci ha tenuto a sottolineare il ruolo centrale e congiunto, nel percorso durato sette anni che ha condotto al riconoscimento di due mesi a Doha, svolto dalle tre Province di Alessandria, Asti e Cuneo: “Sono eventi come questo che mettono in luce le eccellenza materiali ed immateriali del Monferrato, ora ancora di più dopo il prestigioso riconoscimento dell’UNESCO. Un treno che passa una volta nella vita e che non possiamo perdere, ma sfruttare al massimo.” Gli enti Provincia nel frattempo hanno peraltro subìto il noto iter di parziale smantellamento, con privazione di risorse e incertezza sul futuro: tanto che qualche sindaco ha sussurrato “sì, ma per spostarsi da un Infernot all’altro del Monferrato i turisti dovranno anche utilizzare le nostre strade: e molte sono in condizioni tragiche, non sappiamo che succederà il prossimo inverno”.
Gianfranco Comaschi invece, nella sua veste di presidente dell’Associazione per il patrimonio dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero-Monferrato, ha ribadito l’importanza di “una visione unitaria, capace di fare sistema, e in cui diventerà essenziale un investimento congiunto di pubblico e privato. Le nostre colline sono un insieme di persone e culture vive che, pur nelle loro differenze, rappresentano un unicum che tutto il mondo ama. Ecco perché, grazie anche al riconoscimento dell’Unesco, è nostro dovere impegnarci per la valorizzazione e per la salvaguardia delle loro caratteristiche”.
Fondamentale è stato, e potrà essere di qui in avanti, il contributo della Camera di Commercio di Alessandria, il cui presidente Gian Paolo Coscia dichiara: “Questo evento ha colto il significato più vero di promozione del territorio e la Camera ha sostenuto con convinzione gli operatori che hanno avuto questa idea vincente”
“Ci piace pensare – sono le parole di Manuela Ulandi, presidente di Confesercenti Alessandria – che questa notte del Monferrato, che è iniziata alle 17 di sabato 23 agosto, si concluda all’infinito, proprio perché siamo convinti che lo sviluppo turistico di questo territorio sia il futuro di luoghi e di gente entusiasta che ama la propria terra ed è orgogliosa del proprio lavoro. Vogliamo sperare che Lun’esco abbia acceso i riflettori sul Monferrato e che all’infinito possa raccogliere solo successi”.
La sfida vera ora, perché il Monferrato possa diventare fulcro di attrazione turistica ‘a tutto tondo’, e sviluppare un’economia non solo legata al mondo del vino, ma indirizzata ad una valorizzazione complessiva del territorio, sta proprio nella capacità dei privati (soprattutto di alcuni grandi investitori) di crederci davvero, e di scommetterci concretamente.
Essenziali, da questo punto di vista, le parole di Donato Lanati, enologo scienziato che del Monferrato è profondamente innamorato, e che ha radicato fra queste colline, con la cascina laboratorio Enosis-Meraviglia, il fulcro delle sue attività internazionali: a lui si deve l’intuizione di ‘puntare’ sugli Infernot per ottenere l’importante riconoscimento Unesco di Patrimonio dell’Umanità (“è il valore di un’idea, ma naturalmente è grazie al prezioso lavoro di squadra se la stessa è stata sviluppata”), che è però soltanto un primo passo, la premessa per poter realizzare il vero progetto di rilancio del Monferrato. “Essere patrimonio dell’Unesco – spiega Lanati – significa poter avere, sulle cartine geografica, una forte identità territoriale spendibile a livello mondiale. Sta a noi ora, a tutti coloro che occupano ruoli istituzionali, ma anche imprenditoriali privati, crederci davvero, e lavorare perché questo diventi un territorio appetibile da un lato per investitori internazionali, dall’altro per milioni di turisti. Che però vanno accolti in maniera moderna, accogliente, ospitale: vendendo loro non solo il vino, ma tutto quel che c’è fuori e attorno al bicchiere, in termini di storia, ospitalità, qualità della vita. Per fare in modo che chi sceglie il Monferrato lo faccia perché davvero non c’è nulla di meglio al mondo. Pensiamo in grande, a mercati che sono l’Europa, gli Stati Uniti, il Giappone. E cominciamo da una strategia di marketing e comunicazione unitaria, ed efficace, anche dal basso: la cartellonistica e segnaletica stradale ad esempio, che oggi sulle nostre colline è davvero carente”.
Ettore Grassano