Il bello del calcio ‘minore’ [Calcio a colori]

Spider caricaturadi Spider Jerusalem

Le trasferte nel calcio sono da sempre state mitizzate per innumerevoli motivi: la distanza, le condizioni atmosferiche, il ripetersi di una atmosfera da gita scolastica una domenica su due, la condivisione di una passione con altre persone e non ultimo il rischio di incontrare altre tifoserie non bendisposte nei propri confronti. Personalmente ho incontrato da vicino le forze dell’ordine in sole tre occasioni: una al forum di Assago, talmente bella che la tengo per altri palcoscenici e poi il calcio non c’entra, una a Treviso e una a Ferrara, dove mi sono salvato e sono riuscito a scattare anche discrete foto degli scontri con i tifosi con quella che credevo essere un’idea geniale – nascondersi in un cassonetto della raccolta differenziata della carta – finché qualcuno più avvezzo alla guerriglia urbana di me mi ha fatto notare che proprio i cassonetti sono le prime cose a cui si dà fuoco per rallentare la polizia. Negli anni ho visto e conosciuto storie favolose di scontri fra tifosi al limite del surreale, e quando ho scelto il mio buen retiro in provincia credevo che il tempo delle strategie di guerra fosse finito o quantomeno limitato alle partite online di Starcraft contro seienni coreani tanto metodici da sfiorare l’autismo.

Mi sbagliavo, oh, se mi sbagliavo. In uno stadio da settantamila persone non hai la possibilità di ottenere il tuo quarto d’ora di celebrità Wahroliano a meno di fare qualcosa di veramente geniale – motorino dagli spalti e spogliarello a centrocampo durante l’intervallo sono le prime due che mi vengono in mente, e in un caso ero presente di persona – ed in più le forze dell’ordine controllano con una attenzione superiore a quella del commissario Winchester.

Nel calcio minore no. Negli anni, nei più sperduti stadi della provincia alessandrina – o negli stadi altrui nel girone A del CND – ho visto scene di frustrazione, violenza, incitazione alla violenza, discriminazione razziale, involontaria comicità che nemmeno Irvine Welsh nel suo soggiorno olandese avrebbe potuto immaginare – e chi vuol comprendere comprenda.
Domenica era di scena a Novi Ligure la Folgore Caratese di Bacci, richiamato nei giorni scorsi sulla panchina biancoblu in virtù dei suoi trascorsi da bagnino per evitare l’affondamento nella categoria inferiore della gloriosa società lombarda.

Allo stadio di Carate, stagione 2011/12 è legato uno dei ricordi di cui sopra: un radiocronistaNovesefolgore al seguito del Derthona contestò verbalmente in più occasioni la fisicità di un difensore locale in quota under, ignaro che il distinto signore sedutogli davanti ne fosse il padre; all’ennesimo «macellaio» al brav’uomo saltarono i nervi, si alzò e si girò – ed una delle cose che ho impresse nella mente in maniera più netta è che nonostante partisse da un gradone più sotto era più alto di me – ed afferrò per il bavero il telecronista in questione che invase l’aere radiofonico con l’ormai celebre «Tenga giù le mani, ho detto tenga giù le mani!». Ci volle molta diplomazia per farlo desistere, ma finì tutto a pane e salame come è giusto che sia. Ho sempre raccontato l’episodio per sottolineare la grande civiltà di alcuni sostenitori che si avvicinarono per far ragionare i contendenti, senza inasprire ulteriormente il contrasto.

Domenica a Novi, a metà secondo tempo e con la Folgore sotto di un gol, l’anarchico centravanti Pinelli cade a terra toccato – forse – duro da un difensore novese. Un sostenitore dei biancocelesti commenta l’accaduto invitando in maniera poco gentile il giocatore a rialzarsi accostandone la caduta a quella del più celebre omonimo. E come potete vedere nella foto, ancora una volta per chi non conosce la storia la peggior fine possibile è essere costretto a riviverla.

Questa cartolina è dedicata alla memoria di Lou Reed Magic has gone, now we only have Loss.