Psi: “Aziende no profit per superare la crisi dello stato sociale e dei servizi pubblici”

No profit 1E’ ormai chiaro che ci si dovrà abituare ad un nuovo rapporto tra lo Stato e i cittadini. La grave crisi finanziaria in cui versa lo Stato Italiano, frutto di due decenni di sostanziale incapacità governativa, ha portato tutti gli esecutivi che si sono man mano alternati, a tagliare e ridurre sempre più i servizi alla cittadinanza, aumentandone altresì il costo.

Pertanto anche a livello locale, la prospettiva, che giorno dopo giorno si fa sempre più reale è quella di un sistema paese dove al cittadino viene offerto solo un servizio base e in settori sempre più ridotti. Al contrario, la vita quotidiana si fa sempre più complessa e gli Italiani e le famiglie Italiane hanno sempre più bisogno di servizi: assistenza agli anziani, asili, trasporti pubblici efficienti, prevenzione territoriale contro il dissesto, etc. etc.

Una risposta a questi problemi potrebbe arrivare dallo sviluppo del cosiddetto Terzo Settore. Ma perché esso possa rivelarsi realmente in grado di compensare lo Stato o chi per esso nella fornitura di servizi al cittadino, non potrà più essere un semplice insieme di associazioni di volontariato più o meno strutturate, bensì dovrà divenire un tessuto organico di vere e proprie “imprese” del sociale, pur sempre no-profit ma ben strutturate ed eventualmente in grado di competere sul mercato libero.

Puntando l’attenzione sulla nostra realtà locale il primo passo dovrebbe essere quello di aumentare la fornitura dei servizi a sostegno dell’associazionismo: le Consulte del Volontariato Comunali dovrebbero diventare un punto reale di incontro e coordinamento dell’attività no-profit sul territorio e dovrebbero lavorare con un funzionale Centro Servizi Provinciale, rappresentando nell’insieme un organismo in grado di guidare e consigliare gli enti no‐profit della provincia in modo da renderli sempre più professionali. Gli enti no-profit dovranno imparare, con l’adeguato aiuto del Centro Servizi, a diventare sempre più autonomi organizzativamente e soprattutto economicamente, imparando a raccogliere fondi senza aspettare il classico obolo dell’ente pubblico di turno.
La scelta di costituire aziende in forma No‐Profit, (siano esse associazioni o Fondazioni riconosciute o meno), dovrebbe rappresentare per il cittadino utente, una garanzia, in quanto non motivati dalla ricerca del profitto ma solo della copertura dei costi e per questo sarebbe importante che la ex Consulte del Volontariato, che ribattezzerei Consulte del Terzo Settore o del no-profit, riuscissero ad imporsi sotto l’aspetto etico e della competenza, come un punto di riferimento, in grado pertanto di dare certificazioni ai vari enti ad esse associati.

Altra voce importante e che non può essere trascurata in questa proposta di sviluppo del Terzo Settore sono le cooperative. Esse, previste dall’art. 45 della Costituzione, rappresentano e devono continuare a rappresentare quello spirito mutualistico e solidale che in queste righe si vuole indicare come modello economico complementare per il futuro prossimo ma è necessario che alcune gravi storture vengano eliminate: un territorio, come quello della nostra provincia, nel bene e nel male legato alla logistica non può permettere che la forma cooperativistica venga asservita al vantaggio di pochissimi.

E qui ritorna l’esigenza che le Consulte del Volontariato diventino un organismo molto più leggero nella operatività ma molto più strutturato nella capacità di assistere e valutare i vari enti no-profit operanti nel territorio.
E’ ovvio che esistono leggi che già regolano il terzo settore e che non è tra nostri poteri quello di poterle cambiare a nostro piacimento però deve essere chiaro a tutti che di fronte alla paralisi degli enti locali, comuni, province e pure regioni, la risposta deve provenire da noi cittadini.

“Aiutati che Dio ti Aiuta” potremmo dire senza scomodare Kennedy, e maggiore sarà il nostro impegno, maggiori saranno i risultati e i benefici per tutta la comunità. Questa piccola proposta vuole dunque solo essere una indicazione ed un invito a lavorare per mostrare concretamente quello spirito solidaristico che è alla base della Sinistra, Socialista e non, dalla notte dei tempi e che in passato aveva portato alla nascita delle SOMS e di altre esperienze solidaristiche nonché allo sviluppo riformistico di leggi sempre più a favore degli ultimi e dei più deboli.

Gian Luca Chiesa
Coordinatore Provinciale PSI