[BlogLettera] Cosa fare per salvare i servizi educativi?

Il sistema dei servizi all’infanzia è allo stremo nel nostro paese, strangolato dai tagli, dal blocco del turn-over e dai limiti imposti ai Comuni. Ciò è ancora più vero in Alessandria, dove la vicenda dei bilanci taroccati e il mancato rispetto del patto di stabilità rischiano concretamente di condurre alla chiusura dei nidi comunali. La situazione è tragica: settantuno precarie che hanno fino ad oggi garantito l’apertura dei servizi rischiano di non poter essere assunte a settembre.

L’”exit strategy” elaborata dal dirigente è il trasferimento del personale dei nidi nelle scuole materne per poi appaltare il servizio nidi. Una soluzione che non dà alcuna garanzia sulla qualità del servizio e che segna ancora una volta il disimpegno del pubblico (fra l’altro in violazione della legge regionale che prevede espressamente – art. 15 – che il personale degli asili-nido sia  dipendente dei Comuni) nei confronti di un servizio centrale per la formazione dei bambini e di sostegno al ruolo genitoriale. Ancora una volta, ad Alessandria, prevale la logica dei tagli e del far cassa sulla pelle delle persone e dei più deboli. Lo abbiamo visto con la vendita della Casa di Riposo, con l’aumento spropositato delle rette degli asili, con il mancato trasferimento delle quote dovute al Cissaca.

Oggi l’assessore Curino a parole rivendica la centralità delle politiche educative, dopo cinque anni in cui il Comune non ha investito né fatto nulla per difenderle e svilupparle, anzi, le ha mortificate aumentando a dismisura le rette e perdendo il treno dei contributi regionali. E straparla di  bandi di mobilità interna. Fabbio e Vandone hanno fatto il resto mettendo il Comune sull’orlo del fallimento e in forse il futuro di altre 71 persone.

Noi crediamo che si debba andare in tutt’altra direzione, che quel servizio vada difeso e, anzi, rilanciato perché gli asili nido sono indicatori della civiltà e della cultura di una società consapevole (non a caso l’obiettivo del Consiglio europeo di Lisbona del 2000,  si prefissava di arrivare al 33% di bambini da 0-3 anni iscritti al nido entro il 2010). Perché, investire sul mondo dei bambini, significa promuovere e diffondere la cultura dell’infanzia e contribuire a difenderne i suoi diritti.

Perché un sistema di servizi all’ infanzia efficiente e di qualità, accanto alla affermazione di un fondamentale diritto dei bambini, è garanzia per lo sviluppo socio-economico di una città, permettendo alle famiglie, e alle donne in particolare, di conciliare esigenze lavorative e di cura.  Occorre trovare soluzioni che garantiscano il governo e la gestione pubblica dei servizi all’infanzia.

Nel silenzio e nell’incertezza che oggi regna sulle modalità di gestione futura e sul destino stesso dei servizi educativi ci sentiamo di lanciare un sasso nello stagno e di invitare tutti ad aprirsi ad una riflessione collettiva, che coniughi la centralità di quel servizio e il destino di 71 persone.
Possiamo immaginare che  lo snodo per salvare i servizi educativi possa intrecciarsi con la riflessione che si sta facendo sul destino del Cissaca, nell’ottica di trasformare  obblighi di legge e situazioni di crisi in opportunità di rilancio?

I consorzi sono stati cancellati da un tratto di penna e dovrà essere trovata, entro ottobre, una nuova forma gestionale dei servizi sociali e socio assistenziali garantiti dal Cissaca. Anche in questo caso occorre salvaguardare governo e gestione pubblica, anche in questo caso non bisogna gettare alle ortiche anni di esperienze positive.
Le soluzioni sulle quali i sindaci del Cissaca stanno discutendo possono garantire questi obiettivi, secondo il principio che l’unione fa la forza: l’azienda speciale consortile o l’unione dei comuni.

In entrambi i casi, ancor più se si trattasse dell’unione dei comuni si potrebbero affiancare alle funzioni e ai servizi oggi garantiti dal Cissaca, la gestione dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali del territorio, i servizi di supporto alle scuole dell’obbligo, di psicologia scolastica, di educativa territoriale. Per garantire qualità, efficacia, equità d’accesso ai servizi , economie di scala, contenimento di costi senza che questo comporti perdita di qualità e/o sfruttamento delle lavoratrici, unitarietà del progetto pedagogico, omogeneità dei regolamenti e di funzionamento in una logica di sistema in cui anche i Comuni che oggi non garantiscono questo servizio ai loro cittadini possano avere l’opportunità di non abdicare ad un loro protagonismo diretto sui servizi all’infanzia, investimento in un progetto che abbia a riferimento tutta la fascia prescolare 0-6 anni.

Non è una novità, è stato fatto altrove. Certo che bisognerà superare sospetti e campanili, che bisognerà attivare solidarietà inedite, ma in fondo questo percorso non è quello che è stato avviato alla nascita del Cissaca e che è stato superato (facendo la tara rispetto alle ultime inadempienze del Comune di Alessandria) grazie alla verifica dei risultati ottenuti dal Consorzio?

Bisogna far presto e bisogna fare bene. I cittadini di Alessandria meritano di sapere con certezza il destino dei servizi educativi, le lavoratrici meritano di conoscere il loro futuro, i bambini meritano di poter accedere ad un servizio che li aiuti a crescere. Costruire un progetto compartecipato  è possibile, coinvolgendo le amministrazioni locali e i relativi consigli comunali, le lavoratrici e i lavoratori, le organizzazioni sindacali. Pensando al futuro dei nostri servizi, quelli che già vengono erogati e quelli che potrebbero essere creati per i bambini e le bambine e per tutte le persone.

ALESSANDRIA BENE COMUNE