La bilancia di Corso Roma [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina.

La settimana scorsa avevamo parlato delle cartoline prodotte nel formato imperiale, in uso a cominciare dalla metà degli anni ’30.

Il soggetto che analizziamo oggi appartiene proprio a questa categoria.

È interessante notare – fra le prime particolarità – oltre alle dimensioni, anche la qualità del cartoncino impiegato e della stampa.

Dall’analisi di questi elementi salta subito all’occhio un prodotto più scadente per materiali e per lavorazione rispetto alle cartoline fino a questo momento prodotte. È come se l’industria avesse fatto un passo indietro nello sviluppo delle tecnologie tipografiche. Tutto ciò è conseguenza dell’Autarchia, originata dalle sanzioni economiche inflitte da diverse nazioni straniere all’Italia in seguito alla conquista dell’Etiopia nel 1936 e dalla situazione economica italiana dell’immediato dopoguerra.

Non voglio affermare che tutte le cartoline italiane prodotte dalla fine degli anni ’30 in poi siano state fabbricate in maniera più economica o con l’uso di materiali meno pregiati ma – in molti casi – è riscontrabile un forte calo di qualità. Questa cartolina, in particolare, ne è un esempio e – seppure non abbia pregi particolari – mi piace analizzarla per i motivi che spiegherò di seguito.

Senza dubbio la caratteristica più importante è che si tratti della prima cartolina illustrata in grado di testimoniare la presenza della bilancia pesapersone posizionata in fondo a Corso Roma. Bilancia che sta ancora oggi esattamente dov’era stata collocata oltre sessant’anni fa.

Dai dettagli della cartolina e da un’analisi neppure troppo approfondita si può affermare che sia stata prodotta tra il 1945 e il 1950. La presenza del tram comunque attesta che la fotografia non possa essere stata scattata oltre il 1953, anno in cui servizio tramviario e filoviario – per pochi mesi – avevano convissuto. Solo effettuando altri risconti più approfonditi si riuscirebbe a restringere il periodo di datazione in maniera quasi perfetta; uno dei modi più semplici sarebbe quello di comparare questo soggetto con altri della stessa serie[1].

Mi sto accorgendo però che la passione per le cartoline, per tutti i dettagli che esse trasmettono o sanno raccontare all’appassionato collezionista, mi sta portando su un terreno troppo tecnico e forse meno interessante per chi voglia conoscere qualcosa di più vero e di più legato alla città. Quindi mi costringo a ritornare sul binario di un discorso accessibile raccontando le mie prime impressioni sulla famosa bilancia di Corso Roma.

I ricordi che ho di questo bel prodotto tecnologico sono legati agli anni Cinquanta, (verso la fine del decennio però…) quando tutte le domeniche andavo con papà e mamma a fare la consueta passeggiata in centro e principalmente in Corso Roma.

Era questa un’occasione per vestirsi tutti elegantemente. Non si poteva andare in Corso Roma o nelle vie del passeggio senza essere perfettamente in ordine sotto ogni punto di vista. (Purtroppo questa consuetudine, nel corso degli anni, non è diventata legge per la massa…)

Nel corso di queste passeggiate, arrivando in fondo al Corso eccola lì la bilancia, bella, lucida, in ordine e perfettamente funzionante. Era pronta a donare il suo cartoncino con figura (sempre diversa ogni volta) sul fronte e con l’indicazione del peso stampigliato sul verso. Il disturbo in quegli anni – se non ricordo male – costava dieci lire.[2]

L’emozione di salire sul piatto della misteriosa bilancia – per un bambino di quegli anni – era molto grande. Era davvero una magia montare sul predellino, aspettare che il disco a settori bianchi e rossi alternati si fermasse e introdurre la moneta nell’apposita feritoia; pochi secondi ed ecco lo scatto metallico che precedeva la caduta della figurina con il peso rilevato nell’apposito scodellino.

Il ricordo, come si sa (e come sostiene Gianni Golfera attraverso il suo metodo per esercitare la memoria), è generato dalle forti emozioni. Quindi se oggi i ricordi sono così vivi – come appena vissuti – è segno che le dieci lire erano il giusto compenso alla Ditta Grasso[3] di Genova, dispensatrice di quel servizio.

Mi auguro che la sensibilità dell’Amministrazione Comunale voglia approfondire l’argomento bilancia; eventualmente occorrerebbe verificare se vi siano contratti o altro tipo di rapporto che leghi (ancora oggi) questa Amministrazione alla Ditta Grasso per la concessione del servizio.

Interessante sarebbe conoscere, in merito a questo tipo di struttura, se possa esserci qualche tutela da parte della Sovrintendenza

Infine una cosa meravigliosa sarebbe poter rimettere in funzione la bilancia per che resti a testimoniare[4] un periodo del nostro recente passato e affinché possa continuare a regalare anche ai bambini di oggi le emozioni che sapeva dispensare un tempo… ammesso che i bimbi di oggi – tecnologici e abituati a ben altre magie – possano emozionarsi ancora per così poco…

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[1] Tanti lettori si chiederanno come si possa fare a stabilire che altre cartoline appartengano alla stessa serie di questa. Presto detto. Devono corrispondere il formato (10 x 15), l’editore, il colore, alcuni dei numeri seriali ed i caratteri con cui è stata composta la didascalia. Analizzando questo soggetto dalla parte del verso risulta evidente che di questa serie facciano parte certamente almeno 19 cartoline con vedute diverse. Infatti, nell’angolo destinato all’applicazione del francobollo, compare proprio il codice che identifica numericamente questo soggetto dagli altri.

[2] Le dieci lirette d’alluminio con la spiga di grano non erano di così scarso valore come si potrebbe pensare oggi… Con dieci lire il droghiere (io andavo dal tabaccaio di Piazza Carducci) ci dava dieci giovi; un bel gelato costava cinquanta lire.

[3] Cercando su Internet si scopre che la Ditta Grasso di Genova (via Moresco) produce bilance dal 1854.

[4] Credo che sarebbe opportuno, oltre che per altre motivazioni sulla sicurezza e sull’ordine pubblico monitorare (anche) questa zona di Corso Roma con telecamere affinchè possa essere garantita alla nostra bilancia ancora lunga vita.

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La Lega Liberale – Periodico settimanale della Provincia di Alessandria – Anno XXV – Numero 16 – Alessandria, Sabato 16 Aprile 1910.