Ci viene continuamente ripetuto che senza la linea Genova – Tortona verrebbero a mancare i collegamenti fra Liguria e Piemonte (o più in generale con la Pianura Padana), mentre in realtà i collegamenti con la Liguria sono più che sufficienti, sia a livello stradale che ferroviario: 2 autostrade (A26 e A7), 4 strade statali (SS28 Colle di Nava, SS29 Colle di Cadibona, SS30 Val Bormida, SS35 dei Giovi), le 2 linee ferroviarie dei Giovi (passeggeri e merci a doppio binario) e la linea ferroviaria Voltri-Ovada a binario unico che è però raddoppiabile.
Altra motivazione a favore facilmente confutabile è che le linee ferroviarie esistenti siano sature, mentre in realtà le attuali tre linee che partono da Genova sono ampiamente sottoutilizzate soprattutto nelle ore notturne e la potenzialità attuale, con una serie di piccoli interventi di ammodernamento e razionalizzazione, può essere agevolmente aumentata.
Non è neppure vero che toglierà i TIR dalle autostrade, anzi per un decina di anni (mediamente il tempo necessario alla realizzazione dell’opera) i cantiere necessari porteranno giornalmente sulle strade dell’Alessandrino più di 500 camion (giorno e notte) per il trasporto del materiale di scavo dai tunnel ai luoghi di stoccaggio, con un notevole aumento di sostanze inquinanti. E poi finita la fase di cantiere e realizzata l’opera, chi garantisce che le merci passeranno dall’autostrada alla nuova ferrovia?
Una favola poi che l’opera crei posti di lavoro nel basso Piemonte e nella nostra Provincia mentre in realtà come già sta succedendo per tutte le infrastrutture in corso, si tratterebbe di lavoro precario e a tempo determinato, con mano d’opera in gran parte extracomunitaria (conveniente perché normalmente sottopagata) e dove le ditte appaltatrici si porterebbero tecnici e operai dalla loro Regione. Oltretutto si tratterebbe per lo più di movimentare merci in transito e non di merci da lavorare per cui ci sarà ben poco guadagnare a livello occupazionale. Altrettanto confutabile la tesi secondo cui la realizzazione metterebbe in moto capitali privati, quando è risaputo che il costo stimato di oltre 5 miliardi di euro è tutto a carico della collettività. Tutto denaro pubblico quindi, ma affidato a privati, secondo la perversa e diabolica invenzione del “general contractor”.
Veniamo ora alla questione dell’impatto ambientale. Il tracciato della nuova linea ferroviaria è quasi tutto in galleria, 54 km di cui 39 di galleria scavata all’interno dell’Appennino. Il materiale di risulta dello scavo (circa 10 milioni di metri cubi di “smarino”) è composto da roccia, da terra, ma anche (e lo dicono le delibere di approvazione del Terzo Valico) da amianto e dai materiali, altamente inquinanti, che vengono usati per stabilizzare il terreno quando è troppo poco consistente. Diversi studi hanno appurato la presenza di rocce contenenti fibre di amianto che, una volta portato in superficie, esporrà al rischio di contrarre tumori (Mesotelioma Pleurico) che non lascia scampo e i nostri vicini di Casale lo sanno bene. L’amianto è un materiale messo fuori legge dal 1977. La presenza dell’amianto è citata nella delibera 59/2005 di approvazione del Terzo Valico da parte del Consiglio Provinciale, mentre della pericolosità degli additivi stabilizzanti/addensanti se ne parla nella delibera 22-1811/2005 della Giunta Regionale del Piemonte.
Il tunnel si porta appresso tante gallerie minori, trasversali a quella principale. Si chiamano gallerie di servizio (definite simpaticamente “finestre”). Con altrettanti cantieri tutti a ridosso di centri abitati e sarà un inferno di rumore, polvere, camion e altri mezzi pesanti che percorreranno su e giù le strette vie dei paesi, sia di giorno che di notte, per almeno una decina d’anni. Inoltre la perforazione di tratti montani così lunghi vicino a centri densamente abitati comprometterà le falde acquifere renderanno inutilizzabili gli acquedotti o nella migliore delle ipotesi nelle falde potranno percolare i materiali inquinanti prodotti dai materiali di scavo.
I circa dieci milioni di metri cubi di “smarino” verranno smaltiti in una ventina di cave localizzate in vari comuni tra cui Alessandria, Sezzadio, Pozzolo Formigaro, Tortona e Pontecurone. In particolare sarebbero nel comune di Alessandria 4 dei circa 20 depositi degli scavi provenienti dal tunnel ferroviario, due in fondo al quartiere Cristo e altri due sono a Spinetta Marengo (l’amianto si andrebbe ad aggiungere al cromo esavalente, quindi la zona della Fraschetta, e più in generale il Comune di Alessandria, potrà ambire al guinnes dei primati come Comune più inquinato d’Italia).
Lo stoccaggio del materiale di scavo potrà anche potenzialmente creare illegalità dato l’enorme quantità di “smarino”. Un’occasione unica per le organizzazioni criminali che si occupano dello smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi. Sarà semplice scaricare nelle varie cave rifiuti pericolosi e subito dopo ricoprirli con uno strato di “smarino” cancellandone le tracce. Un grande businnes per la mafia dei rifiuti. Tra l’altro nelle delibere di approvazione di Provincia e Regione non sono stati previsti specifici protocolli circa i controlli da effettuare per evitare che le cave vengano utilizzate per scaricarvi rifiuti di ogni genere.
In conclusione il Terzo Valico Ferroviario è un’opera inutile, costosa, pericolosissima sotto il profilo ambientale e potenzialmente in grado di generare illegalità e collusione con le organizzazioni mafiose. I circa sette miliardi di euro necessari alla sua realizzazione possono più proficuamente essere impiegati per non tagliare ulteriormente i servizi sociali che già stanno al lumicino e per creare delle vere opportunità di crescita per il nostro territorio.
Renato Spinelli
candidato Consigliere Comunale