Ottria: “Sulla discarica di Sezzadio non è detta l’ultima parola: nelle politiche di tutela ambientale il PD deve osare di più”

Ottria 5170 siti riconosciuti come ufficialmente inquinati, in provincia di Alessandria. Il dato, che abbiamo pubblicato di recente,  ci ha fatto sobbalzare, e abbiamo chiesto a Walter Ottria, consigliere regionale del PD di casa nostra, di aiutarci a capire un po’ meglio qual è la situazione legata all’inquinamento dei nostri territori, sia dal punto di vista del ‘pregresso’, che dei rischi incombenti (Terzo Valico e cave, discariche e falde acquifere a rischio), per capire cosa la Regione Piemonte può e deve fare sul tema.

 
Consigliere Ottria, partiamo dal dato che lei ha divulgato di recente, e che non può non preoccupare: 170 siti inquinati in provincia di Alessandria. E’ un dato nella media regionale?
Situazioni critiche ci sono ovunque, ma nell’alessandrino siamo sicuramente uno dei territori più esposti a questo tipo di emergenza, per tante ragioni che si sono andate a sommare nel corso dei decenni. Io sono acquese, e chi era ragazzo negli anni Settanta il colore della Bormida se lo ricorda bene (anche chi è alessandrino, ndr): ma ci ricordiamo bene anche che l’industrializzazione ‘selvaggia’ per lungo tempo è stata difesa, nel nome dell’occupazione. Oggi per fortuna esiste una sensibilità diffusa molto diversa, ma per rimediare a certe situazioni ci vorranno forse centinaia di anni.

 

Intanto cosa si sta facendo?Ecolibarna
Prima di tutto diciamo che i 170 siti inquinati presentano una situazione molto articolata. Le realtà di interesse nazionale sono 3 (su 5 dell’intero Piemonte, e 40 in tutta Italia) : Ecolibarna, Valle Bormida e Casale Monferrato. Ovviamente sono siti in cui l’inquinamento è così rilevante, ed esteso, da necessitare di interventi e finanziamenti adeguati, per poter intervenire in maniera radicale. Il caso Eternit è sotto i riflettori da tempo, anche a livello giudiziario, e per fortuna a Casale sono arrivate, e ancora arriveranno, risorse importanti, con cui poter programmare interventi adeguati. E’ il tema, enorme, delle bonifiche: che caso per caso sono ovviamente diverse, ma che hanno la comune necessità di essere sostenute con finanziamenti straordinari da parte dello Stato, in mancanza dei quali un territorio sarebbe assolutamente impossibilitato ad operare.

Regione PiemonteLa Regione Piemonte cosa può fare?
La Regione ha chiesto, nell’ambito dei provvedimenti legati al bilancio, che sia il Governo, sia l’Unione Europea (tramite i fondi sociali per aree svantaggiate, ad esempio) sostengano con forza le opere di bonifica, finanziandole in maniera adeguata. Le bonifiche del territorio, insieme al dissesto idrogeologico, sono i due grandi filoni in cui ambiente (e quindi qualità della vita, presente e futura) e economia si intrecciano. Nel senso che investire in questi ambiti, e farlo in maniera corretta e trasparente, significa anche attivare un vòlano di tipo economico per un territorio, incentivando occupazione e sviluppo.

Consigliere Ottria, il PD governa a Torino e a Roma, e ha significativo peso a Bruxelles: se non ci pensate voi….
Non mi nascondo: da sempre credo, e chiedo, che il Partito Democratico su questi temi debba essere più propositivo, osare di più, mettere in campo una progettualità ampia, di sistema. Perché, ripeto, parliamo di ambiente ma anche di economia. Se ci crediamo, dobbiamo dimostrarlo con i fatti.

Entriamo nello specifico: la discarica per rifiuti speciali ‘non pericolosi’ di Sezzadio può ancora essere fermata, o si farà comunque?Sezzadio discarica
La vicenda è lunga e complessa, e cominciò nel 2011, quando ancora ero sindaco di Rivalta Bormida. Personalmente sono sempre stato contrario, e lo sono anche oggi: capisco che smaltire rifiuti è necessario, ma collocare una simile attività in quel territorio, così vicina ad una falda acquifera tanto importante, sarebbe un rischio eccessivo.

Palazzo Ghilini nuova 2Eppure l’iter autorizzativo va avanti, a colpi di ricorsi e carte bollate: chi ha sbagliato cosa, in questa vicenda?
Non so se qualcuno abbia sbagliato, ma certamente ci sono stati degli snodi cruciali. Il Tar Piemonte ha cancellato il diniego della Provincia, emesso nel febbraio 2014, ancora dall’amministrazione Filippi. All’epoca si puntò in maniera forte su questioni di tipo urbanistico, legate alla viabilità e al traffico, che però sono state bypassate imponendo a chi vorrebbe realizzare l’opera una serie di interventi, anche parecchio onerosi, sul fronte appunto di strade e circonvallazioni. La palla è poi tornata alla Provincia, e nel frattempo c’è stato il ricorso dei comuni al Consiglio di Stato, per ottenere una sospensiva che è stata negata. Alla fine da Palazzo Ghilini (nel frattempo passata a guida Rossa, ndr) Discarica Sezzadio 1è arrivata insomma l’autorizzazione (e la reazione furiosa di molti sindaci e amministratori locali, ndr: una nuova manifestazione di protesta è prevista ad Alessandria per sabato 11 giugno), con impegno della ditta Riccoboni ad investire circa 6 milioni di euro per realizzare la circonvallazione.

Quindi bisogna mettersi il cuore in pace?
Certamente no: è in corso la conferenza dei servizi, e vedremo come finisce. Ci sono poi comunque i ricorsi dei privati, tutti contrari all’esproprio dei terreni: e, tra l’altro, parliamo di espropri per realizzare non un’opera pubblica, ma privata!), e poi ci sono altre due carte da giocare: il piano regionale di tutela delle acque, e il principio di precauzione.

Ci spieghi…
Il piano regionale di tutela delle acque, approvato durante l’amministrazione Bresso, Acquaè del 2007: da allora in attesa dei famosi decreti attuativi. E’ uno strumento che darà ai comuni più forza, in termini di tutela del proprio territorio. Anche se naturalmente il punto è: potrà essere applicato retroattivamente su una discarica già autorizzata, come quella di Sezzadio (nei giorni scorsi sul tema la Provincia di Alessandria ha richiesto parere alla Regione Piemonte, ndr)? Poi c’è la direttiva europea sul principio di precauzione, che a mio avviso potrebbe trovare in questo caso uno spazio di applicazione importante. Non solo: l’azienda promotrice della discarica ha chiesto l’ampliamento dell’azienda di Predosa, di proprietà del gruppo, dove i rifiuti dovrebbero essere trattati, Anche lì, parliamo di iter autorizzativo in corso, e mi auguro che da parte di Ato e di Amag (gestore dell’acqua in quel territorio, titolare dei pozzi di Predosa) ci sia l’assunzione di una posizione netta, e cautelativa, e una sensibilità nel tutelare le falde di quel territorio.

 

Torrente ScriviaIl  tema delle falde acquifere è oggi di estrema attualità: l’alessandrino presenta situazioni difformi….
Esattamente: difformi, e talora con scarsa visione. Novese e tortonese, ad esempio, pescano nello Scrivia, corso d’acqua soggetto a ‘secche’ stagionali, ma anche a rischi ambientali: un suo affluente costeggia l’Ecolibarna, e poi si riversa appunto nel corso d’acqua principale. Senza considerare i rischi legati alla realizzazione del biodigestore di Isola del Cantone, che se realizzato ‘riverserà’ pure quello nello Scrivia. Lì la soluzione sarebbe la realizzazione di un ‘tubone’ capace di collegare Predosa e Novi, così come si fece con Predosa e Acqui Terme, in maniera da poter attingere alla grande falda principale (una delle più grandi del Piemonte) che sarebbe in grado di soddisfare, da sola, il fabbisogno di oltre 200 mila persone. Ovviamente nel frattempo quella grande falda va tutelata, e preservata da rischi ambientali e industriali di qualsiasi tipo.

Però, consigliere Ottria, non si può parlare di inquinamento ambientale,Terzo valico camion nell’alessandrino, senza far cenno anche al Terzo Valico. L’opera sarà completata? E a quali costi per il territorio?
I documenti ufficiali indicano come data di fine lavori il 2012, e a quelli è corretto attenersi. Di recente ho compiuto sopralluoghi ‘sul campo’, ad Arquata e a Voltaggio, e direi che le attività stanno procedendo. Certamente è opportuno procedere con cautela, e massima attenzione in primo luogo per la salute di chi lavora nei cantieri, e poi per le questioni inerenti allo smaltimento dei materiali. Che vanno trasportati nella massima sicurezza possibile, e collocati nelle cave autorizzate, effettuando controlli e monitoraggi costanti: proprio nell’ottica della tutela del territorio, a partire dalle falde acquifere, che rappresentano e sempre più rappresenteranno una risorsa primaria insostituibile”.

Ettore Grassano