Luigi (Gigi) Di Carluccio è un mio amico e scrivere un articolo su un proprio amico non è semplice. Perché può sembrare che lo si scriva solo perché è un amico. Tanto più che a breve andrà in scena uno spettacolo di cui io ho scritto il testo e di cui lui ha curato la regia, e già che ci sono riporto tutte le informazioni per chi volesse partecipare (ne vale la pena!).
Altro che America’s cup.
3-4 giugno ore 21,15
al teatro Macallé di Castelceriolo.
Invece, se è vero che ho approfittato del momento per pubblicizzare anche la data, non è vero che gli ho chiesto di vederci per quello. Quello che mi interessava era parlare della sua esperienza teatrale, perché Gigi fa teatro da più di quindici anni e lo ha fatto in varie vesti: da attore, da regista, da organizzatore e questo fa di lui un osservatore privilegiato di quello che è successo teatralmente in questa città.
Il suo avvicinamento al teatro avvenne nel 1998 con il corso ATA, dopo aver visto saggi degli anni precedenti che lo avevano incuriosito, in un anno che per lui coincideva con il periodo di servizio civile, al termine dell’università. L’ATA l’anno dopo implose, interrompendo i corsi per mancanza di fondi, e Gigi riprese al Macallé con i corsi condotti da Laura Bombonato. Da quei corsi e dallo spettacolo ‘Delitti esemplari’, con regia di Laura Bombonato, di cui ancora ricorda l’originalità e la freschezza, nacque, grazie a Laura, la compagnia MaxAub, di cui Gigi per anni è stato il fulcro.
Di questi primi anni di teatro ha un ricordo che associa ai primi momenti di un amore: c’è l’entusiasmo e la spontaneità delle prime volte, emozioni che non torneranno ma che rimangono impresse nella memoria.
È sulla spinta di questo entusiasmo che gli anni successivi si è occupato della compagnia, non solo in termini di partecipazione agli spettacoli ma pure organizzativi, seguendone anche le parti più burocratiche e cercando di fare attenzione ai bisogni dei componenti.
Per Gigi questa esperienza è stata complessa e ondivaga; la necessità di mediare tra le esigenze dei vari componenti e anche l’eccessiva burocratizzazione che, seppur per una piccola associazione culturale, comportava un dispendio di tempo che finiva per toglierne alle attività più direttamente connesse alla recitazione, stridevano con la passione e il divertimento dei primi anni. Nonostante questo, il suo apporto è stata ampio nel corso degli anni, con la creazione e la partecipazione a molti spettacoli e l’organizzazione di tredici edizioni della rassegna teatrale ‘Settembre’ nata, dalla volontà di Laura Bombonato, nel 2001.
Rassegna che gli ha permesso di farsi un’idea del pubblico alessandrino, che non vuole ridurre alle solite caratteristiche burbere e diffidenti e che invece nel corso degli anni ha mostrato attenzione e competenza, presenziando spesso in maniera numerosa e partecipativa.
Io penso che fare parte di un gruppo di persone che seguono una passione è più complicato di quello che sembrerebbe. Questo vale per qualunque gruppo e qualunque passione. La storia delle compagnie teatrali della provincia ne è la prova. Nel tempo ci sono sempre divisioni più o meno amichevoli, piccole e grandi incomprensioni che dal di fuori appaiono incomprensibili e che invece dal di dentro non si riesce a superare. L’animo umano, così ego-riferito e istintivo, finisce per avere il sopravvento e sparigliare i gruppi, in un gioco dell’oca senza premi finali.
Quindi che lui per circa quindici anni abbia saputo tenere unito un gruppo mi sembra un bel successo.
Quanto è cambiata in questi quindici anni la situazione me lo dice senza che io glielo chieda. Adesso è molto più difficile avere anche i minimi finanziamenti che hanno permesso, da inizio duemila per più di un decennio, di organizzare le edizioni della rassegna. Queste difficoltà, di cui la chiusura del teatro Comunale è il simbolo, per qualche anno hanno diminuito l’offerta teatrale, non solo per quanto riguarda gli spettacoli ma anche dei vari corsi di teatro. Questo ha un po’ cristallizzato la mappa teatrale impedendo a nuove generazioni di creare nuovi gruppi. Negli ultimi anni, invece, la direzione sembra essersi invertita, ci sono stagioni teatrali in sinergia e vari corsi in città organizzati in modo strutturato, che potrebbero permettere in futuro a nuove compagnie di formarsi, rinnovando in questo modo la scena teatrale.
Anche l’apertura della sala Ferrero è un segno di questo cambiamento, pure se, mi dice, il teatro Comunale ha sempre fatto stagioni a se stanti rispetto alla vita teatrale locale, quasi fossero attività diverse.
Adesso la sala Ferrero, più piccola, potrebbe aiutare un avvicinamento e secondo Gigi potrebbe anche essere sufficiente, come grandezza, per una città come Alessandria, la cui domanda di partecipazione non è, teatralmente parlando, così ampia.
Finita l’esperienza MaxAub Gigi ha inglobato tutte le sue esperienze precedenti in un monologo sulla paternità ‘Teseo e il Minotauro’ che lo ha riguardato in tutto e per tutto, dalla scrittura alla messa in scena, alla recitazione e grazie al quale mi spiega la sua idea di teatro. Il teatro, per lui, è fatto di situazioni, di rapporto con il pubblico ed è il pubblico che decide le sorti dello spettacolo. Non può essere solo una terapia personale, ci sono dei limiti oltre i quali l’espressione del proprio essere non può andare e i buoni insegnanti di teatro sono quelli che sanno avvicinarsi a questi limiti e non superarli. Inoltre bisogna scacciare l’idea comune che il teatro sia noioso e per questo non ci si può permettere che lo sia veramente. Per questo bisogna fare spettacoli in cui si crede, in cui si vedano il lavoro e la passione che ci sono dietro, senza ammiccare al pubblico, magari anche con sfrontatezza, ma sapendo che chi ha pagato il biglietto ha già fatto un atto di coraggio.
A questo si aggiunge la sua voglia di affrontare temi che riguardano la collettività, con spettacoli che non siano solo un gioco fine a se stesso e questo la sua esperienza teatrale lo dimostra, con spettacoli su temi economici o sociali, con l’organizzazione di una visita guidata teatrale nelle vie della città, con performance aperte al pubblico nel cortile di casa e con un’attenzione a tutti gli aspetti teatrali alla base di uno spettacolo e della sua fruizione.
Così capisco anche la sua memoria sempre pronta, che ogni volta mi stupisce, il suo ricordare frasi e scene di spettacoli di dieci o più anni fa, il suo scandire il tempo in base agli spettacoli fatti: la passione per il teatro non solo come divertimento ma come parte integrante della sua vita, strumento di arricchimento umano e di partecipazione alla vita della comunità.
Date queste premesse non rimane che seguirlo nei prossimi avvenimenti di cui farà parte. E se, per coincidenza, il prossimo è uno spettacolo che riguarda anche me, questo è solo un motivo in più ma non il principale per consigliarlo.