«Il lavoro è una vocazione, perché nasce da una chiamata che Dio rivolse fin dal principio all’uomo, perché ‘coltivasse e custodisse’ la casa comune». Lo ha affermato Papa Francesco accogliendo sabato 16 gennaio in Aula Paolo VI in Vaticano il Movimento Cristiano Lavoratori (Mcl).
Il Pontefice ha inoltre affermato, rivolgendosi ai tanti rappresentanti del Movimento presenti in Vaticano: «Vorrei suggerirvi tre parole, che possono aiutarci». La prima «è educazione. Educare significa ‘trarre fuori’. È la capacità di estrarre il meglio dal proprio cuore. Non è solo insegnare qualche tecnica o impartire delle nozioni, ma rendere più umani noi stessi e la realtà che ci circonda. E questo vale in modo particolare per il lavoro: occorre formare a un nuovo ‘umanesimo del lavoro’, dove l’uomo, e non il profitto, sia al centro; dove l’economia serva l’uomo e non si serva dell’uomo».
«Un altro aspetto è importante: educare aiuta a non cedere agli inganni di chi vuol far credere che il lavoro, l’impegno quotidiano, il dono di sé stessi e lo studio non abbiano valore. Aggiungerei che oggi, nel mondo del lavoro – ma in ogni ambiente – è urgente educare a percorrere la strada, luminosa e impegnativa, dell’onestà».
La seconda parola segnalata dal Papa a Mcl è «condivisione». «Il lavoro – ha detto ancora Papà Francesco – non è soltanto una vocazione della singola persona, ma è l’opportunità di entrare in relazione con gli altri». Il lavoro quindi «dovrebbe unire le persone, non allontanarle, rendendole chiuse e distanti. Occupando tante ore nella giornata, ci offre anche l’occasione per condividere il quotidiano, per interessarci di chi ci sta accanto, per ricevere come un dono e come una responsabilità la presenza degli altri».
«L’ultima parola che vorrei consegnarvi è testimonianza. L’apostolo Paolo incoraggiava a testimoniare la fede anche mediante l’attività, vincendo la pigrizia e l’indolenza; e diede una regola molto forte e chiara: ‘Chi non vuol lavorare, neppure mangi’. Oggi, invece, ci sono persone che vorrebbero lavorare, ma non ci riescono», ha aggiunto Papa Francesco, «e faticano persino a mangiare. Voi incontrate tanti giovani che non lavorano: davvero, come avete detto, sono ‘i nuovi esclusi del nostro tempo’, e vengono privati della loro dignità. La giustizia umana chiede l’accesso al lavoro per tutti. Anche la misericordia divina ci interpella: di fronte alle persone in difficoltà e a situazioni faticose – penso anche ai giovani per i quali sposarsi o avere figli è un problema, perché non hanno un impiego sufficientemente stabile o la casa – non serve fare prediche; occorre invece trasmettere speranza, confortare con la presenza, sostenere con l’aiuto concreto».
Carlo Costalli a nome del Movimento ha salutato il Papà: «La storia di questa associazione ecclesiale è scritta alla luce dell’impegno di testimonianza evangelica di tutti coloro che vi appartengono, il cammino quotidiano si ispira alla Parola di Dio e al magistero sociale della Chiesa». Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori, si è espresso con queste parole nel porgere il saluto di Mcl a Papa Francesco durante l’udienza di oggi. Udienza cui segue l’attraversamento della Porta santa e la messa in San Pietro. «Incontrare lei – ha affermato Costalli – è il modo per riprendere ossigeno e dare senso all’impegno che ci attende al servizio della gente che lavora, dei giovani che condividono questo nostro percorso, delle persone trascurate dalla società, delle povertà reali e di chi non trova ascolto in un mondo che ha sempre fretta». «In questi anni trascorsi abbiamo scelto di stare dalla parte di chi nel lavoro trova il proprio sostentamento e di chi non ha lavoro».
«Il nostro orizzonte – ha quindi aggiunto il presidente Mcl – si è allargato con il tempo: ci siamo spostati anche verso la Terra santa, complice il patriarca di Gerusalemme mons. Twal» (presente all’udienza e che ha poi celebrato la messa in San Pietro), il quale «ci ha suggerito il modo per aiutare le opere educative e le giovani famiglie in difficoltà, costruendo le abitazioni per la loro vita familiare».
Costalli ha quindi specificato che il movimento si è fatto carico di «sostenere il centro per il dialogo a Sarajevo, attraverso la guida di mons. Topic», anch’egli presente all’udienza, «e dell’associazione Napredak». Costalli ha poi ricordato altre attività sul versante della solidarietà avviate in Romania e Moldavia. «Siamo qui – ha quindi specificato – per chiedere alla Santità Vostra di aiutarci nelle scelte future, siamo qui per dirle che continueremo ancora a dare al senso del lavoro la nostra quotidiana attenzione, in tutti i suoi aspetti». E in conclusione: «Siamo qui per confermarle la nostra volontà nel proseguire con la nostra attenzione verso le povertà, verso i poveri» e «a chiederle con tanto affetto e speranza: ci aiuti».
La delegazione alessandrina, composta da 24 persone, guidata dal Presidente Mcl Piercarlo Fabbio (con i capigruppo: Nicola Abbinante, Filippo Sparacino, Gian Antonio Melchioni e i consiglieri comunali Gheorghe Raica e Giovanni Barosini) terrà in doveroso conto le parole di Papa Francesco e già nei prossimi giorni sarà convocato un incontro del direttivo provinciale Mcl per verificare quali iniziative assumere nell’imminente futuro. “Perché, ricorda Fabbio, non mi pare si possano avere su questi temi i tempi lunghi della normale esistenza. L’urgenza ci spinge, speriamo di poter rispondere con azioni positive”
Tra l’altro, l’incontro in aula Paolo VI ha consentito al Presidente della comunità rumena (UDRI), Gheorghe Raica di colloquiare con la delegazione Mcl della Romania, guidata dal segretario generale Don Francisc Ungureanu. La fattiva collaborazione già in atto con l’Mcl potrebbe al più presto generare la necessità di far nascere circoli del Movimento all’interno della Comunità rumena in Italia.