Ospedale sì…ospedale no… E se si pensasse a potenziare ciò che già esiste?

Cavalchini Pierluigi 2di Pier Luigi Cavalchini
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L’incipit, come spesso succede nelle comunicazioni del Comune di Alessandria, è tranquillo e distaccato: “Il sindaco di Alessandria, Maria Rita Rossa, ha partecipato il giorno 17 dicembre 2015 all’assemblea dei sindaci dell’ASL-Alessandria, alla presenza dell’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, per discutere il programma della attività territoriali.”
Anche il fatto che Sindaco e Giunta incontrino periodicamente i vertici dell’Azienda Sanitaria Locale sta nelle funzioni del primo cittadino, come pure che quest’ultimo, come gli altri incontri, sia stato caratterizzato da ” confronto ampio sulla organizzazione di Distretti e territori e sulle rete ospedaliere”. Tutto nella routine…. se non che una frase del comunicato ci fa alzare le antenne: “Fra le altre cose, l’assessore regionale Saitta ha posto l’accento sull’esigenza di guardare avanti e rinnovare profondamente le strutture ospedaliere di eccellenza, come quella di Alessandria, dal momento che una struttura nuova consentirebbe di razionalizzare le spese di gestione, permettendo miglioramenti di efficienza ed efficacia.”

Frase preparatoria alla stoccata principale della “velina”, pervenuta ai giornali a fattoOspedale Alessandria 2 avvenuto e con molti degli stessi consiglieri di maggioranza poco coinvolti nella vicenda : “da tempo, l’ospedale alessandrino é stato individuato come struttura di eccellenza che dovrebbe diventare di riferimento sia per la provincia di Alessandria che per il quadrante Alessandria-Asti, consentendo così ai vari nosocomi territoriali di svolgere al meglio i loro compiti specifici” quindi “la Cittá di Alessandria è titolata e pronta a fare la sua parte, compiendo le scelte urbanistiche necessarie per la nascita del futuro ospedale.”

Il dado è tratto e tutti gli indugi sono ormai alle spalle. Probabilmente “alle spalle” sono anche decine di riunioni preparatorie a questo “coup de Theatre” di fine anno, quasi un botto da far scoppiare, anche se in maniera controllata e, tutto sommato, in scarsa “pompa”; più un ‘segnale ai naviganti’ che un vero progetto condiviso. La scelta della sola comunicazione ai giornali, senza “conferenze stampe di forte impatto” così come ci siamo abituati a vedere in questi ultimi tempi (anche per questioni sinceramente risibili), conferma questa sensazione di “erste blitz” di primo colpo, giusto per vedere l’effetto che fa.

Le intenzioni sono comunque bellicose e degne di nota: “chiederemo che la Regione lo inserisca al più presto nella sua programmazione, che si apra un confronto e si mettano a disposizione le risorse possibili.  Certo è che come già altrove in Regione, ci sarà la necessità di aprirsi a nuove soluzioni come il partenariato pubblico e privato o la finanza di progetto : il privato, in tal modo, recuperebbe le spese di investimento con la gestione della struttura per un certo periodo di anni. Un ospedale nuovo faciliterebbe risparmi che potrebbero essere reinvestiti per la salute dei cittadini.”

Anche qui, nell’elenco degli impegni prossimi e delle modalità di gestione del nuovo nosocomio, siamo ancora agli auspici, cercando di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Reperire un’area idonea, ad esempio, non sarà facile, specie se prevarranno (come di dovere) principi corretti di carattere generale (condizioni ambientali favorevoli, scarso rumore di fondo, buoni collegamenti infrastrutturali ecc.) come pure si dovrà fare attenzione alle modalità di costruzione del nuovo edificio sia dal punto di vista del successivo utilizzo scientifico-sanitario sia per compatibilità energetica e soluzioni architettoniche. Il “come di dovere” evidentemente scaccia ogni pur minima idea di riutilizzo di aree già vincolate o in qualche modo riconducibili a cordate di interessi.

Il “project financing”, citato, non sempre si è mostrato il miglior percorso proprio in situazioni similari dove a prevalere deve essere l’interesse pubblico e non quello privato (a prescindere dalle maggioranze azionarie in origine). Un campo minato, comunque, su cui si aprirà di sicuro un forte dibattito, anche già a partire dalla prossima Commissione Lavori Pubblici combinata, probabilmente, con altre Commissioni consiliari.

Baraldi GiovannaDeboli, pertanto, appaiono gli appelli finali alla compartecipazione e alla corresponsabilizzazione tendenti a garantirsi, già fin d’ora, un sostegno da parte di ASL e Regione. Infatti, si scrive in modo perentorio: “per altro, il dialogo istituzionale con il direttore ASO, la dottoressa Baraldi, è buono e proficuo e ci sono, quindi, tutti gli ingredienti per fare un buon lavoro”. Per quando riguarda Torino, invece: “invitiamo,altresì, la Regione Piemonte ad aprire, quanto prima, un tavolo tecnico che consenta di esaminare le strade possibili per giungere al più presto a risultati concreti”.

Sinceramente un approccio che ci lascia perplessi... Non sarebbe stato meglio procedere ad una valutazione complessiva delle proposte di “eccellenza” della regione Piemonte, non dimenticando quelle “intermedie”, per poi arrivare ad una copertura ideale delle varie aree, anche a prescindere dai confini provinciali? Un conto, infatti è servire zone, come Torino e “cintura” con più di un milione di utenti, abbastanza concentrati geograficamente, un altro fornire servizi nel basso alessandrino o nel cuneese, con densità e, a volte necessità, ben diverse. Sicuramente questa attività tra la statistica e la divulgazione, rispetto al servizio sanitario erogato, già esiste… Forse sarebbe opportuno farne conoscere i dettagli, magari cercando di capire come mai zone pienamente coperte con tutti i tipi di reparti a livello per lo meno “di qualità ” (se non proprio di vere e proprie “eccellenze”) siano oggi in condizioni di difficoltà, relegate nella non invidiabile categoria del “piuttosto che lì, vado a farmi operare altrove…”. Forse, ancora, in vista di un rinnovo complessivo del sistema sanitario piemontese, sicuramente auspicabile ma da non “creare in fretta”, sarebbe opportuno intervenire sul “piccolo cabotaggio di tutti i giorni”, sulle evenienze che, alla lunga, qualificano – nella sostanza – una struttura. Cominciamo a risanare e migliorare ciò che oggi non funziona, poi – avendo garanzie su finanziamenti, correttezze nelle procedure e quadro di insieme – procederemo ai passi successivi.