Energia ed incentivi

“A far pesare sempre più il sole, il vento e l’acqua nella produzione di energia elettrica pulita ci penseranno, nei prossimi mesi, pure la Corte costituzionale e le Nazioni Unite. La Consulta, infatti, deve sentenziare definitivamente sulle sorti del decreto “spalma incentivi” emanato nel giugno del 2014 – che rimodula, ribassandoli, i sussidi per gli impianti fotovoltaici di grandi dimensioni – già impallinato dal Tribunale amministrativo del Lazio, tirato in ballo dal ricorso delle associazioni che rappresentano i “fabbricanti” di energia da fonti rinnovabili, infuriati per la retroattività del provvedimento.

Mentre dal 30 novembre all’11 dicembre, a Parigi, si terrà l’atteso Cop 21, l’assise internazionale sul clima, evento che vede l’Onu scendere in campo direttamente per spingere tutti i Paesi a impegnarsi per un accordo universale e “costrittivo” sul clima, combattendo seriamente i gas a effetto serra. I grandi della terra – si spera – dovranno trovare un virtuoso compromesso tra l’approccio dell’accordo di Kyoto (con la matematica divisione degli impegni sul taglio delle emissioni)- e quello di Copenaghen (un cocktail di iniziative nazionali, non vincolanti e spesso non paragonabili).“ (Dall’articolo dell’Espresso 01/09/2015)

Sempre dallo stesso articolo accenniamo che Barak Obama ha promesso riduzioni significative del 32% dell’anidride carbonica prodotta dagli Usa che sono al 16 % del totale, la Cina il più inquinante degli stati è al 25%, mentre l’Unione Europea è all’11%. Qui le soluzioni che riguardano l’inquinamento globale per ogni stato sono ovviamente diverse per ciascuno, fino ad arrivare al ministro dell’Ambiente francese che sta studiando una “carbon tax “. Cioè in Francia si pagherà 56 euro per tonnellata di fossili usata dal 2020 sino ad arrivare al 2030 a 100 euro tonnellata . Il discorso è chiaro. Tassare di più i combustibili fossili, cioè gas, petrolio per aumentare le energie alternative pulite. Questo è il quadro del consumo italiano complessivo.

Terna che è la fonte del piccolo schema proposto colloca le rinnovabili al 31% in Italia nel 2015, una cifra che si può e si deve far salire ancora di molto. Ma continuiamo all’analisi dei dati offerta dall’articolo in oggetto degni di credibilità. Il 10% dell’energia è autoprodotto sul posto da tanti piccoli produttori su capannoni, case, ecc di cui il 70% ( di questo 10%) con fonti rinnovabili che se nel 2013 erano circa il 20% del totale, considerando circa 600.000 impianti, di questi circa 200.000 hanno potenze erogate sino a 3 KW grosso modo quanto serve per alimentare alloggi piccoli elettricamente, mentre altri 350.000 hanno potenze fino 20Kw. Quindi il 90 % degli impianti a fonti rinnovabili è di piccola dimensione o potenza.

Alessandro Marangoni che insegna master in energia sottolinea che essendo ancora forti le componenti di costo dell’energia stessa dice che sul consumatore sono ricaduti i cosi detti oneri di SISTEMA, cioè costi di rete e addizionali quali lo smaltimento del nucleare (medita Chicco Testa), nonché gli incentivi stessi in vigore per le rinnovabili, quindi a fronte di costi ridotti delle fonti fossili, gli utenti non ne hanno alcun beneficio concreto!

L’associazione di AssoRinnovabili del decreto spalma incentivi al vaglio della corte costituzionale dice che allontana gli investimenti in Italia essendo anche retroattivo.
Tale associazione (che x capirci raccoglie persino la stessa Enel) dice che pur con la presenza di questo costo spalmato per incentivi sulle rinnovabili è servito a calmierare il costo delle fossili e a lanciare sul mercato 130.000 posti di lavoro nelle sostenibili.
Ora analizziamo questi dati.

Come si vede questo semplice modello in scala che rappresenta i consumi in Italia è usato in modo diverso dalla politica del nostro paese. Diversamente ad es. dal virtuosismo tedesco, che da anni ad ogni allacciamento di contratto lo propone (lì hanno in più, anche il nucleare che lentamente hanno deciso di eliminare, perché anche se il costo kwh era minore la gente non lo voleva) ad ogni utente con costi diversi e separati per ogni tipologia. Così il cittadino tedesco, decide in una sorta di referendum indiretto dove dare il suo contributo per avere energia e così è stata segnata di fatto la scelta di dire basta al nucleare, anche se era come prezzo al minor costo perché tutti i costi sociali se li prendeva lo stato.

In Italia questi rinvii o addirittura la fine retroattiva di alcune forme di incentivazione all’uso delle rinnovabili, è il limite politico ed economico reale che ne impedisce lo sviluppo, ma non solo.

Non c’è un vero PIANO DI SVILUPPO ENERGETICO NAZIONALE con direttive e piani fatti sia pur a step, con obbiettivi chiari nel senso di costruire un futuro basato su energia verde pulita.
Con le ultime decisioni il governo Renzi di autorizza 350 nuove trivellazioni per ricercare fossile, che tutti gli studi ad oggi, danno al massimo come lo 0,5% in più dell’esistente, oppure vediamo l’approvazione del TAP, enorme gasdotto in arrivo da territori dell’est soggetti a guerre e poco controllabili dall’Italia, così si capisce il disastro che ci aspetta ….

Abbiamo parlato di energia elettrica soprattutto e di incentivi, sarebbe interessante che i vari locali “onorevoli del PD ”ci illuminassero del perché continua a permanere una norma che parifica il Teleriscaldamento ad una fonte rinnovabile. Addirittura facendo deroga alla norma che sulle nuove costruzioni richiede almeno il 50% di energia prodotta con rinnovabili, se appunto ci si allaccia ad una qualunque forma di teleriscaldamento.
Come mai Realacci presidente nazionale di Lega Ambiente e deputato del PD va contro i suoi stessi iscritti (provocando l’uscita di circoli in Italia per disaccordo e mugugni anche in tutto il Piemonte ) facendo accordi con l’associazione AIRU( che raggruppa tutte le aziende del TRM) definendola contro ogni logica anche solo ambientalista “ uso naturale dell’energia” ? In Alessandria il lavoro di lega ambiente è stato per fortuna esemplare ed ha rigettato pubblicamente il progetto Egea come inquinante e peggiorativo
Non è che uno sta in parlamento e può dire ma io non sapevo…, perché è una bugia tecnica e mediatica a favore delle grandi aziende industriali che propongono appunto il teleriscaldamento e contrasta, almeno nei fatti, con le parole spese da Renzi sul tema delle energie rinnovabili. Entriamo nel concreto .

Se vediamo il progetto presentato da Heat e Power (Gavio) di “concerto al piano “, cioè l’allacciamento già eseguito in parte nella zona Cristo solo il 10/15 % dell’energia prodotta è dedicata all’uso dell’energia elettrica , quindi usata per servizio interno( e per prendere incentivi europei ), mentre il grosso è dato da normali caldaie meno efficienti di quelle già in uso in molti condomini .. Se l’efficienza media delle caldaie in opera ad oggi del tipo a condensazione è del 93/94 %, modulando con sonda esterna localizzata a seconda della temperatura esterna da 40° a 70/80° , perché dobbiamo abbassare questo valore di efficienza con la centralizzazione in un’unica produzione su caldaie spinte a 90 ° C per avere un effetto utile in rete di teleriscaldamento aumentando consumo di gas (quindi costi) e inquinamento relativo?

Anche il progetto Egea presentato, che come si dice nella risposta avuta dalle associazioni ambientaliste e dal comitato stesso agli appunti per definire un bando di gara pubblico, non si può cambiare nessun dettaglio . Questa è la realtà del project financing che piace così tanto alla giunta, cioè chi mette i soldi comanda e per certi versi è capibile, ma cosa c’entra con il bene comune? Mi spiego : Egea presenta un progetto, il comune lo trasforma in un bando di gara su cui non può aggiungere o modificare nulla pena l’annullamento e avvia la gara . Ma di cosa parliamo, che gara c’è ? Qui hanno sposato in toto questa tesi e la portano avanti senza neppure informazioni e nel loro tentativo di salvare la faccia cercano un rapporto delle associazioni e anche del comitato che si prestano e presentano 10 punti che a loro detta dovrebbe contenere il bando di gara. Cosa pensate ci abbiano risposto potete immaginare , ma quasi si può dire che non hanno risposto ufficialmente dopo tre mesi da un incontro ristretto avvenuto a luglio
I numeri presentati dall’ing. Godio responsabile del Piemonte della Lega Ambiente nel convegno pubblico sul tema, che ha elaborato il progetto Egea e ci dimostra con dovizia di numeri concreti che tale progetto prevede un aumento del consumo di gas del 50% rispetto alla stessa quantità di potenza oggi dipendente dalle caldaiette a condensazione esistenti (55.960.937 m3/anno previsti contro gli attuali 30.223.584 m3/anno, l’80% in più ) Semplicemente per garantire massimo 70° C a monte dello scambiatore degli immobili connessi. Nessun vantaggio energetico e molto più inquinante ed è un fatto non una opinione.
Chi ha necessità di continuare a vendere più gas per guadagnare di più non è interessato ai risparmi eventuali possibili facendo altre scelte . Provate a chiedere loro di finanziare con la metà del loro investimento deciso di 95.000.000 di euro per il progetto di allacciamento per circa 3.829.887 m3 abitabili ( 27.000 unità immobiliari) una soluzione diversa.
Ad esempio il rendere efficienti termicamente gli immobili esistenti (si può scendere sino al 70% in meno di consumo per riscaldamento ) finanziando cappotti termici e quant’altro offerto oggi dalla tecnologia.

C’è un lavoro enorme per artigiani impiantisti, produttori di apparecchiature e progettisti , oltre che per flussi finanziari importanti per una città senza prospettive come Alessandria ( ma l’opzione è ovviamente valida per qualunque citta d’Italia ). Sono decisioni politiche che la politica dei partiti al governo della città non prende e va avanti a spingere gruppi tipo Gavio o Egea o Iren , mentre per l’artigianato e le piccole imprese che sono la colonna della nostra zona(85% di ditte al di sotto dei 10 dipendenti ) non arriva niente , anzi si leva sovranità sia agli utenti , sia ai vecchi manutentori.

E’ una proposta indecente che va spiegata e ragionata , gli utenti aderendo o no, a questa “offerta” decideranno il loro futuro prossimo venturo , come con un voto politico ma senza adeguate informazioni, ne alternative e chi dovrebbe garantire il bene dei cittadini se ne fa complice .
La scelta però deve essere consapevole , un altro modo è possibile , chi non ha chiara la questione si informi e nelle assemblee di condominio chieda la presenza di tecnici e professionisti, per la vostra difesa di utenti altrimenti i venditori di fumo vi imporranno il loro meccanismo, che siamo ancora in tempo a fermare semplicemente negando l’assenso . E sono validi gli incentivi fiscali del 50% o del 65% a seconda del modo scelto . Inoltre in Alessandria ad Esempio ci sono circa il 10% di immobili che purtroppo hanno ancora i tetti in amianto, perché non cogliere l’occasione per togliere un pericoloso killer tristemente noto e fare impianti con fotovoltaico o solare per diventare almeno in parte indipendenti elettricamente e termicamente utilizzando in questo caso incentivi in conto termico ancora possibili ?

Il comitato “teleriscaldamento e sue alternative “ sta pensando di organizzare un servizio che la politica non ha esaudito , cioè quello di aggregare alcuni professionisti del settore (ingegneri, periti, architetti) per aprire uno “ sportello di consulenza ed informazione pubblico e gratuito “ sulle possibilità di utilizzo diverso dal teleriscaldamento dell’energia, in concreto discutendo caso per caso. Contemporaneamente si avvarrà di possibilità di facilitazione di accesso al credito con banche normali e non pirati finanziari, utilizzando in casi minori il microcredito alle piccole imprese già esistente. Questo è possibile insieme oggi.

Gianni Gatti – Alessandria