“Ricordo benissimo il giorno del mio arrivo ad Alessandria: era il 27 maggio del 2014. Un anno esatto, quindi, se guardiamo il calendario: e se da un lato mi sembra di essere arrivato ieri, dall’altro mi pare di essere qui da sempre”. Comincia con un paradosso (solo apparente, e lo vedremo) la nostra conversazione con Tonino Paparatto, segretario ‘torinese’ della Camera del Lavoro di Alessandria, che presentammo ai lettori di CorriereAl l’estate scorsa, poco dopo il suo arrivo in città.
Cosa è cambiato da allora? Oggi Paparatto si sente più ‘alessandrino’, e soprattutto ha l’impressione, dal suo osservatorio certamente privilegiato, che i sentieri del mondo del lavoro di casa nostra siano più o meno tortuosi ed impervi rispetto ad allora? E cosa ci attende dopo l’estate e negli anni a venire? Non che il segretario della Camera del Lavoro sia dotato di bacchetta magica naturalmente, e neppure di doti divinatorie. Però ‘il polso’ della situazione ce l’ha, basato su dati, trend e anche ‘sentimenti’ dei diversi comparti privati e pubblici. Abbiamo provato a farlo ‘sbottonare’ un po’, complice un pomeriggio di prima calura estiva.
Segretario Paparatto, da un anno lavora in questo ufficio al secondo della Camera del Lavoro: pendolare con Torino, ma anche itinerante sul territorio di una provincia quanto mai policentrica. Se ripensa al suo arrivo, e ad oggi, che sensazioni prova?
Mi sembra di essere qui da ieri, ma anche da sempre. E non è solo un gioco di parole. Mi sembra di essere arrivato solo ieri, perché in realtà 12 mesi sono letteralmente ‘volati’, alle prese con un’attività quotidiana vorticosa, sia sul fronte della riorganizzazione interna (che naturalmente interessa relativamente all’esterno), sia su quello fondamentale delle tematiche “sindacali” (riforma del mercato del lavoro, dpef, riorganizzazione sanità,etc), della organizzazione o adesione a iniziative di lotta locali e nazionali, della penetrazione della Cgil in maniera capillare nei luoghi di lavoro, ma anche in quelli di aggregazione sociale sul territorio.
Un percorso appena cominciato, ma a cui teniamo molto: sempre più dobbiamo uscire dai nostri uffici e anche dalla logica della semplice rappresentanza dei ‘garantiti’ pubblici e privati, ossia di chi per fortuna un lavoro regolare ancora ce l’ha.
Dobbiamo riuscire invece ad aiutare anche i tanti precari, i pensionati e tutti coloro che vivono non solo la crisi, ma anche forme di disagio sociale e famigliare sulla loro pelle.
Per questo è fondamentale il dialogo e la “contrattazione sociale” con le istituzioni locali e in particolare i comuni. Per questi motivi, il mio impegno si svilupperà ulteriormente nel rapporto con le istituzioni, la politica, le associazioni.
Andiamo per ordine però: qualcuno dice che lei in questo anno sia stato poco incisivo, e che la Cgil ha perso smalto…
(sorride, ndr) Le concedo l’artificio retorico, anche se credo siano davvero pochissimi a pensarla così: al più qualcuno per partito preso (o ragioni personali). La realtà è che certamente Alessandria, intesa soprattutto come capoluogo, ha vissuto dal 2012, con la vicenda legata al dissesto del comune, una vicenda particolarissima, in cui c’è stata sicuramente la necessità che la Cgil assumesse una posizione anche mediaticamente forte e così è stato. Noi facciamo “politica” nell’attività quotidiana, siamo un sindacato: superata l’emergenza, è dunque giusto che si sia tornati a lavorare senza particolari protagonismi personali, lasciando alle varie categorie il compito di essere presenti ‘sul pezzo’, giorno dopo giorno, nella contrattazione come nella difesa dei lavoratori sulle questioni specifiche. Il ruolo della segreteria provinciale è un altro: quello di svolgere funzione di raccordo, coordinamento e sintesi. Per fare sintesi non è necessario stare, sempre, sui giornali o in televisione……anzi.
E francamente mi pare che il progetto che abbiamo iniziato lo scorso autunno stia funzionando egregiamente. Soprattutto era ed è necessario far capire che la Cgil è un unicum, un unico soggetto che ha al suo interno tante componenti (dovendo rappresentare i lavoratori di tante differenti categorie e i pensionati), e spesso anche posizioni diverse. Ma che al momento opportuno sanno essere un’unica, grande Cgil, appunto.
Partiamo allora da uno sguardo concreto al mercato del lavoro di casa nostra. Siamo in piena ripresa o no?
Non sarei così ottimista, anche se naturalmente me lo auguro, e sono lontanissimo da un pessimismo fine a se stesso. Non sono un gufo insomma, e non li amo. Noi vogliamo che la situazione per i lavoratori italiani, e nel nostro caso alessandrini, migliori. Eccome se lo vogliamo. Però francamente ad oggi, al di là di qualche comunicato trionfale, ancora ci mancano elementi concreti, soprattutto durevoli e prospettici, per cantare vittoria: è davvero troppo presto.
Eppure il Governo Renzi parla di occupazione in netta ripresa, e di Pil che tornerà finalmente a crescere….
Ripeto: speriamo. Per ora non bastano un po’ di contratti di precari convertiti a tempo indeterminato (ma di fatto legati agli sgravi contributivi triennali: dopo che succederà?) per indurci a facili trionfalismi. Certamente l’export, in particolare, ‘tira’, grazie soprattutto ad una congiuntura internazionale favorevole. Questo, in particolare per un territorio come l’alessandrino, è senz’altro positivo. Così come speriamo che Expo 2015 possa rappresentare in questi mesi, per questa provincia, una leva di crescita sia nel settore agroalimentare che turistico. A noi interessa ovviamente l’aspetto occupazionale, che però è strettamente correlato alla crescita d’impresa.
Borsalino, Marengo, Volpedo come brand imprenditoriale, ma anche artistico culturale, e politico. Sono alcuni marchi caratterizzanti di casa nostra. Possono essere anche leve di sviluppo?
Assolutamente sì, e mi sembra che le tre citazioni siano pertinenti, io cito spesso questi tre “marchi” come possibile parte di un progetto che rilanci la provincia sul piano culturale con benefici ai settori del turismo ed enogastronomico. Da parte nostra faremo il possibile perché questi possano essere fulcri anche di occupazione.
Nelle fabbriche cosa succede e succederà? Ci sono segnali incoraggianti?
Direi di sì. Penso all’export di diversi comparti, ma anche a multinazionali come Michelin: solo pochi anni fa c’erano forti timori di ridimensionamento, mentre oggi si parla di investimenti, e di nuove assunzioni. Un’altra partita delicata è l’Ilva: e lì siamo legati a doppio filo a decisioni che verranno prese altrove. Ma la Cgil ci sarà, e farà la sua parte.
L’edilizia fa una fatica tremenda a riprendersi: meglio puntare sulle grandi opere, o sul recupero ambientale del territorio?
L’edilizia è stata falcidiata dalla crisi, e per l’alessandrino stiamo parlando davvero di un comparto primario. Grandi opere e investimenti infrastrutturali sul territorio (manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade, ponti, edilizia ospedaliera e scolastica, interventi legati alla messa in sicurezza idrogeologica del territorio) non sono però per nulla in contrapposizione, servono entrambi. Certo, se parliamo di Terzo Valico dico che, ad oggi, di ricadute occupazionali, soprattutto legate a casa nostra, ne abbiamo viste poche. E, naturalmente, se da un lato non si può sempre dire no a priori a qualsiasi progetto, dall’altro la sicurezza ambientale, e soprattutto la salute dei cittadini, vanno salvaguardate. Sacrosanta quindi la battaglia di chi chiede garanzie, anche sul fronte del trasporto e ‘interramento’ dei materiali di scavo. I controlli devono essere rigorosi: per tutelare in primis chi lavora all’opera, e conseguentemente anche tutta la cittadinanza.
Anche perché l’alessandrino, fra chimica ed Eternit, ha già ‘dato’ generosamente….
Certo. E proprio la vicenda Eternit vede la Cgil impegnata in prima fila, sia sul fronte della richiesta di giustizia, sia su quello della sensibilizzazione e prevenzione. Anche di recente sono stato a Casale (in occasione del 22° concorso Cavalli a cui partecipano decine di scuole dall’infanzia alle superiori), e mi ha colpito la consapevolezza di un’intera comunità, a partire dai più piccoli. Drammi così dobbiamo assolutamente evitare che si ripetano.
Segretario Paparatto, il treno dell’impiego pubblico, da anni, è in frenata costante, e a rischio deragliamento. Ad Alessandria, tra comune in dissesto e Provincia, non ci siamo fatti mancare nulla. Oggi cosa dobbiamo aspettarci su questi due fronti?
Sul versante di Palazzo Rosso, ossia del comune, direi che, considerato lo scenario di tre anni fa, i danni sono stati fortemente limitati: da quando sono ad Alessandria ho avuto, insieme ai miei colleghi di Cisl e Uil, numerosi incontri con i vertici del comune, anche se poi lasciamo alle categorie il compito di fare il loro mestiere. In particolare, il progetto Grande Amag va nella direzione di una multiutility capace di fornire servizi di maggior qualità all’utenza, salvaguardando e in prospettiva speriamo anche sviluppando l’occupazione. Per quanto riguarda invece la Provincia, mi pare evidente che con la “riforma” siamo in alto mare: probabilmente oggi non sono neppure stati raggiunti traguardi minimi di risparmio, e in compenso si è creato se non il caos, certamente notevole confusione.
Insomma, quella di Renzi (partita in realtà con il governo Monti) è stata una ‘finta riforma’?
E’ stata un’operazione ambigua, e assolutamente confusa. Non l’unica purtroppo: anche di recente, sul fronte scuola, stiamo assistendo ad un tentativo di cambiare le cose (e certamente ce n’è anche bisogno) ma senza il necessario coinvolgimento degli attori competenti, ossia degli insegnanti, e in generale di chi nella scuola ci lavora. Non basta parlare, con uno slogan, di ‘buona scuola’. Bisogna che concretamente ci siano elementi per definire una riforma in maniera positiva. E non mi pare questo il caso. Ma penso anche, e qui torna in ballo il governo Monti, alla legge Fornero e ai disastri che ha causato. O allo stato confusionale in cui si trovano milioni di pensionati: si parla di bonus quando in realtà ad agosto dovrebbe essere restituita semplicemente una parte del dovuto. E soprattutto c’è chi pensa di riceverlo, e non lo riceverà. E non esiste ad oggi nessuna certezza sulle decisioni del Governo sull’insieme del tema pensioni (esodati, uscite flessibili etc).
In compenso Renzi dice che, in prospettiva, non gli spiacerebbe arrivare ad un sindacato unico….
Spero che sia solo amore della provocazione, e della battuta ad effetto: un conto è parlare di unità sindacale (un tema seriamente dibattuto sin dagli anni Settanta, quand’ero ragazzo…), altro è pensare di poter cancellare per decreto la storia e la sensibilità di tante ‘sigle’ che rappresentano interessi reali di persone reali. E non mi riferisco soltanto a Cgil, Cisl e Uil, perché in realtà l’universo sindacale italiano è anche più composito e articolato. Se poi ci aggiungiamo che Renzi ha parlato già anche di Partito della Nazione, ecco che ancor più il progetto di un sindacato unico appare tristemente evocativo. No, non se ne parla proprio…
Segretario Paparatto, lei ormai è alessandrino a tempo quasi pieno, e si sarà accorto che, anche se mancano ancora due anni alle elezioni comunali, c’è già nell’aria una strana ‘ebbrezza’ da campagna elettorale. La Cgil dirà la sua?
La Cgil fa il suo mestiere, ossia dice la sua ai tavoli sindacali, sui temi che riguardano i lavoratori (tanto pubblici quanto privati), i pensionati, i cittadini. Non esiste più, da decenni, la ‘cinghia di trasmissione’ con nessun partito, e credo valga per noi, come per Cisl e Uil: quelle erano equazioni da prima repubblica. Certo, in base a programmi e sensibilità, il sindacato può sentire maggior vicinanza di idee con chi crede nell’integrazione e nella difesa dei deboli, piuttosto che con chi li vuole “perseguitare”, questo è evidente. E devo dire che, francamente, se da un lato non risparmiamo critiche al premier, dall’altro all’interno del Pd, e soprattutto con i suoi esponenti di territorio, abbiamo sempre trovato sensibilità e attenzione sui temi del mondo del lavoro, dell’occupazione, della sicurezza. Io però, come sindacalista, non direi mai ai miei iscritti ‘dovete votare per questo o quella’. Al più posso dire per chi voto io: poi le persone decidono liberamente, e ci mancherebbe altro! In ogni caso, stiano tutti “sereni”, io voto a Torino……
Però sulla campagna elettorale a due anni dal voto una considerazione la faccio: attenti, che non è una maratona. Ma anche nelle maratone vince chi alla fine ha ancora energie ..Anzi, di solito a vincere è chi sa partire per tempo, facendo lo sprint che serve: all’ultimo chilometro, ma magari (come nelle volate ciclistiche) anche all’ultimo metro. Oggi davvero mi pare troppo presto per parlarne: meglio prima affrontare e risolvere le tante questioni concrete che interessano gli alessandrini.
Ettore Grassano