di Pier Luigi Cavalchini
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Premetto che ho provato un certo imbarazzo e, contemporaneamente, l’impressione di aver perso tempo, ma poi – come si dice – è passata. Sì, lo ammetto, l’incontro di ieri sera giovedì 28 maggio a Bettale di Spinetta Marengo non mi è piaciuto e solo a “bocce ferme” ne ho riconosciuto l’utilità o , per lo meno, la funzione di stimolo (sperando in frutti futuri).
Sicuramente l’argomento più importante della serata, quello che ha catalizzato l’attenzione e la partecipazione di più di duecento persone è stata la presentazione della delibera 107/2015 del Comune di Alessandria, commentata direttamente da Sindaco Rossa e ViceSindaco Giancarlo Cattaneo. Così sono state riprese in rapida successione le motivazioni del “sì “ ufficializzato dal Comune di Alessandria all’ufficio regionale competente in materia di utilizzo delle cave – Terzo Valico. In particolare si è ripetuto che – oltre ad essere una scelta di forza maggiore, fatta da altri livelli istituzionali – avrebbe permesso di evitare pesanti penali dovute da precedenti acquisizioni (a firma ARAL) risalenti al periodo Fabbio – Centro Destra.
Su questo punto si è scatenata una vera bagarre. Ed effettivamente si tratta di una questione fondamentale: con la delibera n. 107/2015.04.22 (senza unanimità, anzi con assenze pesanti del 40% della Giunta stessa) si è – a fronte di altre soluzioni – preferito continuare nell’attività di contatto amministrativo con la proprietà della Guarasca 2, evitando danni erariali considerevoli a Comune e ARAL, nonostante i rischi connessi al riempimento di cava di provenienza scavi-Terzo Valico. Rischi per la viabilità, per le polveri, il rumore, per i carichi difficilmente analizzabili uno per uno, per la conformazione delle aree di cava stesse, poco idonee al telecontrollo. Ma la scelta dell’Amministrazione Comunale, purtroppo, è stata “Obbedisco”, anche se Lombardi, Mauro Cattaneo, Ferralasco e Falleti non c’erano (facendo ben capire il perchè dell’assenza).
E’ stato comunque già un fatto positivo aver avuto chiarimenti in merito, pur in mezzo ad un marasma poco gestibile. E’ mancata completamente la “regia teutonica” che ha caratterizzato recenti dibattiti promossi dai Cinque Stelle (in questo ben imitati dal recente Convegno organizzato dalle associazioni ambientaliste sul “Teleriscaldamento”) con tempi ben contingentati (massimo dieci minuti), chiarezza nell’ordine dei lavori e polso nella funzione di presidente dell’assemblea. Il tutto, magari, con l’aggiunta di riprese video o anche di semplici registrazioni audio che avrebbero permesso una migliore e più lunga fruizione dell’insieme della serata. Niente di tutto questo. Pubblico poco disponibile ad “essere preso in giro”, quindi irritabile e facile all’interruzione, impianto audio insufficiente alle necessità, aggravato da un ingrippamento improvviso all’unico piccolo impianto di proiezione collegato ad un personal computer. L’insieme aggravato da confusione nella gestione degli interventi, dalla poca concretezza degli stessi, condita da eccesso di animosità.
Un copione che abbiamo già vissuto in altri periodi della storia amministrativa locale e che, sinceramente, non vorremmo più vedere. Faccio riferimento alla seduta fiume del Consiglio Comunale di circa venticinque anni fa con lanci di oggetti dal loggione della Sala Comunale ed aggressione diretta di almeno un assessore (era Margherita Bassini) al termine di un’infuocata seduta che riguardava un impianto di produzione di energia a biogas da posizionare a San Michele (con piccolo impianto di incenerimento accluso). Brutta, bruttissima pagina. Non da meno erano state le kermesses con tanto di divisione in blocchi contrapposti (pro o contro la Lega Nord e la Calvo, in particolare) che caratterizzarono – soprattutto – la campagna per le Comunali del 1992 ed alcune altre “competizioni a chi la sparava più grossa” che continuarono fino a circa dieci anni fa. Ecco, era un po’ che eravamo salvi da tutto ciò e… invece ci siamo ricascati.
La cornice è presto descritta: salone parrocchiale di Bettale pieno come non mai, soprattutto di popolazione locale, poca presenza di agenti dell’ordine e giornalisti. Alcuni tecnici, fra cui l’ing. Coffano, pronti a dare manforte con dati informazioni, qualche coraggioso a libro paga Cociv, qualche curioso senza opinione e una gran parte di persone duramente critiche, per toni, battute, considerazioni, interruzioni, all’utilizzo della “Cava Guarasca”, della “Bolla” e della vicina “Clara e Buona” per ricevere smarino e materiale vario. Sono intervenuti anche chimici (che hanno ricordato la pericolosità dei prodotti impiegati come additivi e solventi durante le operazioni di scavo), geologi (che hanno rappresentato soprattutto la particolare conformazione delle montagne attraversate ed i pericoli connessi alle varietà di scarti amiantiferi) come pure amministratori e cittadini attivi (che hanno ripreso po’ tutte le tematiche classiche del campionario No TAV, con particolare riferimento al tratto ligure piemontese). Di lì la ripresa dei numeri in forte flessione per il traffico logistico e merci presso il porto di Genova, di lì l’affondo su Ercole Incalza e tutte le operazioni illecite (citate con dovizia di particolari e con nomi precisi) riguardanti l’affaire alta velocità in Italia. Di lì i continui appelli al rispetto della sovranità popolare, del suo pensiero, delle opinioni “un po’ di tutti” . Quest’ultima parte virgolettata è ripresa di proposito da più interventi presi al volo tra il pubblico.
Non sono mancate le frizioni, per esempio quando il Sindaco Rita Rossa ha chiesto di indicare chiaramente eventuali illeciti riferibili ad esponenti del suo partito e della sua maggioranza. (L’accusa, generica – ma per altre situazioni circostanziata – era stata di uno dei rappresentanti storici del Movimento No Tav provinciale). Un incontro pubblico che è terminato con un appello alla calma del parroco locale, stoicamente presente per tutta la serata, e con un debole commiato pronunciato a fil di voce da uno degli organizzatori.
Che succederà a questo punto? Difficile dirlo (e ancor più scriverlo) ma saremo facili profeti nel pronosticare ogni tipo di problema per questa “grande opera” nata male, condotta peggio e – ora – sottoposta alle spinte più diverse. Certo, se non ci fosse stata questa improvvisa sterzata interpretabile come di “assunzione di responsabilità” da parte del Comune di Alessandria, non ci troveremmo nel ginepraio attuale. Si sarebbe potuto dilazionare tutto quel che si voleva, gli strumenti a livello regionale erano – e sono – molti, si potevano evitare brutte figure e, soprattutto, si sarebbe dovuto perseguire – come richiesto dal Consigliere pentastellato Malerba – i funzionari – oltre che i faccendieri – che tra il 2006 e il 2011 hanno in qualche modo facilitato/promosso l’acquisizione da parte dell’ARAL della’area Guarasca 2. Si sarebbe solo dovuto dire in modo chiaro “di chi è stata la colpa” sottolineando, una volta ancora, che le emergenze di oggi sono figlie dirette del pressappochismo o dell’avventurismo di chi c’era prima. Di cui, sempre e comunque, bisogna dichiarare nomi e appartenenze politiche.
Riepilogando, ci terremo – con compensazioni, cioè un po’ di soldini per l’Amministrazione e opere (quali?) per la cittadinanza – le prime parti già finanziate SENZA portare a termine l’intera opera. Utilizzeremo lo smarino e gli scarti di scavo per rimettere in sesto alla meglio le tre aree di cava; siccome siamo convinti (qualcuno “ci ha convinti”) che non ci sono veri problemi per la salute e l’ambiente, ci accontenteremo di ciò che riusciremo ad ottenere – come controlli – da ARPA , ASL e Ministero per l’Ambiente, sperando nella buona stella. Metteremo, soprattutto, il silenziatore a tutta la questione che ha solo portato discredito ai politici di Palazzo Rosso e acuito la distanza con i cittadini. In questo la filosofia di Renzi aiuta: “Si va avanti, e guai a chi si mette in mezzo”.