Expo 2015 ignora esigenze e valori di vegetariani e vegani

Ci rincresce la lunghezza di questa lettera che speriamo, quali operatori della comunicazione, non vi distolga dal leggerla attentamente perchè rappresenta l’opinione di quei 7 milioni di vegetariani/vegani italiani dei quali non c’è traccia nè nel cibo nè nelle parole dell’Expo.

Abbiamo letto la Carta di Milano che si apre, citando come “verbo”, una dichiarazione del rapporto Human Development Report 2011 e non le linee guida del fondatore del United Nations Development Programme, Mahbub ul Haq che, nel 1990, scrisse “The basic objective of development is to create an enabling environment for people to enjoy long, healthy and creative lives. This may appear to be a simple truth. But it is often forgotten in the immediate concern with the accumulation of commodities and financial wealth”.

Nell’Expo non v’è traccia di cibo salutare, nè di cibo per gli affamati tant’è che fuori dall’ingresso della ricca esposizione, saranno soltanto le Associazioni Onlus a nutrire i senzatetto milanesi.

Abbiamo visto le fotografie degli animali esotici offerti per cibo: serpenti imbottigliati per aromatizzare vino e vodka, scorpioni e grilli farciti di cioccolato, coccodrilli e canguri arrostiti, il pesce palla – animale importato con una speciale deroga – cucinato come un delizioso manicaretto dopo essere stato privato del suo veleno. Tutto per rispettare le abitudini culinarie di quei Paesi ospitati da una Expo che dovrebbe sponsorizzare la fine della fame per gli affamati del mondo e invece sponsorizza il cibo per gli ipernutriti ingordi occidentali. Inchino verso quei Paesi dalle discutibili abitudini culinarie, che inglobano tra i 50 miliardi di animali uccisi ogni anno per l’alimentazione umana, anche specie vietate, specie selvatiche, specie di Paesi poveri ma salvando gli animali da noi amati e tutelati come cani e gatti grazie al sommo riconoscimento di un’etica ipocrita forte della propria prepotenza.

Pertanto, questa non è l’Expo per gli affamati, l’Expo per nutrire il pianeta ma è quella delle ghiottonerie, delle prelibatezze, degli esotismi per i ricchi che mangiano già troppo e per questo considerano la loro vita degna di essere vissuta. E’ l’Expo per i peccati di gola che nega nella realtà ciò che con la Carta di Milano dichiara di voler ottenere: Nutrire il pianeta. Ma nella Carta sta scritta la parola fame solo due volte, il benessere degli animali una sola volta, sono citati invece con un diluvio di parole concetti generici come sostenibilità ambientale, conservazione della biodiversità, protezione dell’ambiente, equa gestione delle risorse del pianeta …..ecc.ecc.
Se l’Expo è lo specchio della Carta di Milano la fame il benessere degli animali e anche la generica bio/ecosostenibilità annegano nelle parole. Non viene nutrito il pianeta ma coloro che non ne hanno bisogno con alimenti zuccherati e carni conservate, quanto di peggio ci sia per la salute umana (Prof. Franco Berrino, epidemiologo di fama mondiale, già Direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dal 2007 direttore scientifico della rivista Vita&Salute).

Scusate quindi se, analizzando la Carta di Milano, gli articoli di stampa, le notizie che ci vengono dal mondo dei supernutriti, dagli 800 milioni di persone che soffrono la fame, dagli oltre due miliardi di malnutriti, due miliardi di persone sovrappeso, 160 milioni di bambini con crescita ritardata, dai 5 milioni di ettari di foresta che scompaiono, dall’oltre un miliardo di tonnellate di cibo sprecato, dai 50 miliardi di animali torturati e uccisi ogni anno per nutrire chi è già troppo nutrito, non riusciamo a scoprire in quale angolo dell’Expo, in quale parola della Carta suo specchio, siano stati presi in considerazione le sorti degli affamati e dei sacrificati e le sofferenze degli uni e degli altri.

Infine, niente è stato detto, organizzato, promosso sull’altro tipo di alimentazione, pure presente, pure esistente, pure in crescita esponenziale, quella in cui siamo nati, quella non violenta, pacifica, vegetariana e vegana che sfamerebbe tutti, che richiederebbe minor consumo di suolo e di acqua, che non provocherebbe il cambiamento climatico a cui assistiamo inetti e che risolverebbe da sola la fame nel mondo, che non torturerebbe gli animali in quegli allevamenti intensivi, in quelle macchine tritapulcini, in quelle gabbie di contenzione, in qui sanguinari matattoi a cui si destinano esseri senzienti.

L’Expo è cominciato ma il suo compito, l’obiettivo, il fine etico restano nella fame e nel sangue delle nostre vittime.
Mariangela Corrieri
Presidente Associazione Gabbie Vuote Onlus Firenze