“Accetto tutte le critiche, anche le più aspre, soprattutto quando sono costruttive. Però questi anni, a parte quelli della ricostruzione post bellica, sono senz’altro i più difficili in assoluto per un amministratore pubblico, e questo spero che le persone intelligenti lo capiscano. Ed è assolutamente scorretto sostenere che non abbiamo un progetto per Alessandria: magari strada facendo commettiamo anche qualche errore, ma il progetto c’è, eccome”.
Incontriamo Giorgio Abonante, assessore al Bilancio e alle partecipate di Palazzo Rosso, a distanza di sei mesi dalla nostra ultima chiacchierata, e ci appare più determinato e concentrato che mai sulle questioni cittadine, al punto da ‘snobbare’ un po’ la politica nazionale e il PD (“diciamo che non mi ci dedico molto in queste settimane, e sono poco interessato a riposizionamenti in questa o quella corrente: auspico solo che si torni prima o poi ad un sistema politico normale, con una netta e riconoscibile differenza di proposte e progetti di governo tra centro sinistra e centro destra. Soprattutto, mi aspetterei da Renzi un’attenzione per i territori e gli enti locali che fino ad oggi è completamente mancata”), e comunque convinto che la vera partita globale si gioca in Europa (“il jobs act non servirà a nulla, in mancanza di una vera politica di incentivi agli investimenti e riduzione dei costi energetici per le imprese, e senza un percorso virtuoso e ‘pesante’ di ricerca e sviluppo). Intanto però ad Alessandria la giunta Rossa, di cui Abonante è esponente autorevole (tanto da essere da molti indicato come prossimo candidato sindaco del centro sinistra) è attesa nei prossimi due anni alla ‘prova del fuoco’, stretta tra risorse scarse e la necessità di un rilancio della città che, da slogan, deve assolutamente trasformarsi in progetti concreti e tangibili. Ci siamo fatti spiegare come.
Assessore, partiamo dal bilancio di Palazzo Rosso: a quando il previsionale 2015?
Abbiamo in programma di approvarlo entro fine maggio, ma ci piacerebbe riuscirci anche prima: purtroppo però a tenerlo in sospeso è una variante ‘romana’ di non poco conto. Siamo cioè in attesa che il governo ci comunichi ufficialmente come intende considerare le sanzioni per lo sforamento del patto di stabilità riferite al 2012, tenuto conto che poi, dal 2013, è stato reintrodotto il ‘tetto’ alle sanzioni stesse, e che nel 2012 Alessandria ha vissuto vicende particolarissime, che non stiamo qui a rievocare per l’ennesima volta.
Ma di quanto stiamo parlando, e quale potrebbe essere la soluzione?
Stiamo parlando di un carico da 6 milioni di euro, improponibile considerati i tagli e gli sforzi sin qui messi in campo per risanare l’ente. Cosa potrebbe succedere non sta a me prevederlo: dico solo che, qualsiasi cosa succede, spero succeda presto, in maniera da poterci muovere sul terreno della certezza, e non delle ipotesi. Mi auguro naturalmente che l’ammenda possa essere quanto meno ridotta, e ‘spalmata’ su tot anni: in caso contrario, sarebbe davvero difficile far tornare i conti.
Che invece, spada di Damocle delle sanzioni 2012 a parte, sono quelli di un ente ormai risanato?
Assolutamente sì: la spesa corrente del comune di Alessandria è pienamente sotto controllo, i dipendenti sono circa 690, ossia meno di quelli previsti dalla dotazione organica, e i dirigenti solo 8 più 1, il segretario generale. Consideri che ai tempi della giunta Fabbio erano 17.
Di recente però non sono mancate le polemiche relative agli aumenti concessi, già nel 2014, appunto ai dirigenti, oltre che al management Amag: non si poteva proprio evitare?
Sono polemiche strumentali, sollevate tra l’altro da esponenti politici che interpretano ogni volta dati, stagioni politiche e situazioni contingenti in maniera difforme, pur di trarne vantaggio mediatico. Il dato oggettivo è che, in pochi anni, siamo passati da un costo dei dirigenti di oltre 2 milioni e 100 mila euro, ad un costo di 900 mila euro. Il resto sono chiacchiere. Senza dimenticare che esistono contratti di categoria, e che determinati carichi di lavoro vanno retribuiti, o sono impugnabili per legge.
Parliamo di partecipate assessore: lei non si è sottratto al confronto con chi vi critica, e qualche settimana fa si è presentato ad argomentare le ragioni della giunta nella tana del lupo, ossia alla serata organizzata da Partecipazione Democratica. Lo rifarebbe?
Certo che sì, credo che la politica sia essenzialmente confronto sui temi, e non attacchi a distanza, o lanciare il sasso per poi nascondersi. In quell’occasione ho ribadito le ragioni e il progetto che ci animano. Che, sul fronte partecipate, è quello di gestire un processo di modernizzazione delle aziende e delle strutture, che consenta di erogare servizi di qualità a prezzi competitivi, e di creare valore per l’ente e per il territorio.
Andiamo per gradi allora: Amag ‘ingloberà’ anche Aral, la società che gestisce lo smaltimento dei rifiuti in discarica?
Su Aral il nostro orientamento, come socio di maggioranza, è ricapitalizzare: ci sono 60 giorni di tempo per farlo, e le ragioni le abbiamo enunciate con chiarezza: l’azienda ha avuto indubbie difficoltà, con investimenti non sempre ‘azzeccati’, ma ha le potenzialità per ripartire e creare valore. Si pensi che, dopo un passivo di oltre 2 milioni di euro nel 2014 (e siamo in attesa di verifiche e chiarimenti su come ci si è arrivati), il 2015 è cominciato in utile significativo, e con molti progetti.
La barca dunque può essere raddrizzata, secondo voi. Anche se rimane da capire come si possano essere accumulati 30 milioni di euro di passivo complessivo, qualcuno dice anche di più…
In realtà Aral però ha anche 15-16 milioni di euro di crediti. In ogni caso sicuramente in passato ci sono state scelte discutibili, non ultima anche una politica tariffaria troppo bassa sul fronte conferimento rifiuti dai privati. In ogni caso, quel che ora andrà valutato è il percorso futuro. Sul fatto che Amag debba giocare un ruolo importante dubbi non ce ne sono: semmai, va valutato se tecnicamente ha più senso che Aral sia assorbita da Amag, o che sia Amag a entrare in Aral. Una cosa è certa: il controllo territoriale, in un settore così delicato come lo smaltimento rifiuti, deve rimanere forte.
Ma Amag, a sua volta, diventerà ‘preda’ di qualche player più grande?
Certamente Amag dovrà aprirsi, e cercare sul mercato partner, meglio se a controllo pubblico, che le consentano di essere competitiva a casa nostra, e non solo. Dobbiamo uscire dalla logica per cui piccolo è bello, perché nella gestione di certi servizi, dal gas ai rifiuti, non è più così, e se non riesci a mettere in campo economie di scala, e ad essere abbastanza forte e robusto da continuare ad innovare, rischi di uscire di scena. L’importante è che il processo venga gestito con trasparenza, e lasciando in mano pubblica, e del territorio, il controllo degli asset che erogano determinati servizi. Mi sbilancio: credo che entro l’autunno molte decisioni saranno prese, almeno in termini di architettura societaria e istituzionale. Aggiungo: questa mi sembra una risposta, forte e concreta, a chi ci accusa di non avere un progetto di sviluppo per Alessandria.
Anche in Atm qualcosa si muove?
Assolutamente sì: il fatto che, nelle scorse settimane, siano stati ben 7 i soggetti pubblici e privati che hanno risposto all’avviso pubblico di Atm, manifestando un interesse a ragionare in termini di partnership e alleanze dimostra che la nostra azienda di trasporto pubblico è un player forte e credibile del settore. Nel frattempo sta a noi, come socio di maggioranza, completare in tempi rapidissimi il piano triennale di trasporto pubblico per il nostro territorio, in maniera che Atm possa poi fare scelte conseguenti. Ma anche qui vado oltre: personalmente mi piacerebbe che fosse la Provincia a bandire una gara integrata del trasporto, urbano ed extraurbano: Atm ha mezzi, officine, persone, competenze per poter giocare in quell’ambito un ruolo da protagonista.
Sul teleriscaldamento e sulla manutenzione integrata degli edifici comunali intanto siete duramente criticati anche da una parte della vostra maggioranza: sono divergenze che potrebbero avere anche serie ripercussioni politiche, in termini di tenuta della coalizione?
(ci guarda perplesso, ndr) A me sembra tutto assurdo: i due temi citati sono stati gestiti con massima trasparenza, e l’obiettivo è sempre quello di migliorare, offrendo alla città opportunità in più, servizi ottimizzati, riduzione dei costi. Il teleriscaldamento andrà certamente dibattuto, ci si dovrà confrontare coi cittadini, ma alla base c’è il fatto che alla giunta è arrivata una proposta, da un privato, e ci è stato chiesto di valutarne l’utilità pubblica per la città. Ma davvero c’è qualcuno che pensa che Alessandria possa uscire dalla sua crisi guardando indietro, cristallizzandosi, conservando l’esistente e rifiutando sempre qualsiasi innovazione? Naturalmente, per il teleriscaldamento come per la manutenzione integrata del patrimonio pubblico comunale si dovrà procedere con gare a cui è auspicabile che partecipino anche player locali, e le nostre aziende in particolare. Ma non si può fermare il tempo, e rimanere fermi agli anni Settanta, o Ottanta. Che poi, chi ha governato la città allora, se fosse onesto, riconoscerebbe di averlo fatto in condizioni di espansione generale del Paese: oggi è tutto leggermente più complicato. Comunque non vedo francamente ragioni vere perché la coalizione che ha vinto le elezioni del 2012 debba modificarsi prima della fine del mandato: chi decidesse di seguire quella strada, in ogni caso, dovrebbe prendersene la responsabilità di fronte agli alessandrini.
A proposito di fine mandato, assessore Abonante: lei sa bene che non pochi in città la danno come possibile candidato sindaco, nel caso in cui Rita Rossa decidesse di non riprovarci, o magari fosse cooptata altrove…
Le assicuro che questo oggi è l’ultimo dei miei pensieri, come credo lo sia per il sindaco Rossa. Siamo impegnati in un percorso enormemente impegnativo, che è una sfida per tutti noi: rilanciare Alessandria, e fare in modo che torni ad essere un territorio competitivo, ricettivo, appetibile. La riorganizzazione delle partecipate e dei servizi pubblici va letta in quella direzione, così come tutti gli altri progetti a cui lavoriamo. E non è che non si commettano errori, sia chiaro: la recente vicenda della delibera sulla zona naturale di salvaguardia fluviale, al momento sospesa, è stata ad esempio un errore di metodo, per cui effettivamente, anche se sul tema il consiglio comunale si era espresso a favore pressoché all’unanimità, avremmo prima dovuto aprire un confronto con tutte le parti coinvolte. Confronto che comunque intendevamo aprire dopo la delibera, peraltro. Ma la vicenda è paradigmatica, come dicono quelli che hanno studiato: oggi chi fa politica, al di là dei poteri formali che la legge gli conferisce su certe questioni, deve sempre e comunque confrontarsi a tutto campo con la società civile prima di procedere. Però appunto, anche la valorizzazione dell’area fluviale va nella direzione di una città che sia sempre più attrattiva, e che offra una qualità di vita tale da poter essere appetibile anche per chi oggi vive, ad esempio, nelle periferie di grandi città come Milano o Torino.
Lei con chi sta all’interno del Pd, Abonante? Renziano doc certamente non è: la settimana scorsa ha partecipato alla serata A sinistra nel Pd organizzata da Fornaro, o a quella dei giovani (si fa per dire naturalmente) turchi capitanati a casa nostra da Borioli e Ravetti?
(ci guarda storto, ndr) Non vorrei apparire disinteressato alla questione, o magari snob. Ma davvero in questo momento alle beghe interne del Pd mi sto dedicando poco, pochissimo. Posso solo dire, questo sì, che mi auguro che questa fase dei governi trasversali finisca al più presto, e che vorrei un centro sinistra, e un Partito Democratico in particolare, attento alle esigenze dei territori, e degli enti locali. Non mi pare, purtroppo, che finora il governo Renzi sia andato in questa direzione.
Ettore Grassano