Nel linguaggio della politica la sua è la più classica delle ‘candidature di servizio”, in una competizione elettorale che neanche può definirsi tale, e non certo per responsabilità alessandrine di chicchesia, ma per scelte nazionali. Di fatto, comunque, i 2.113 amministratori locali dei 190 comuni del nostro territorio provinciale che domenica 12 ottobre saranno chiamati ad eleggere i nuovi vertici politici di Palazzo Ghilini sono in gran parte (anche per la logica del peso ‘ponderato’ a favore dei comuni più grandi) targati centro sinistra, per cui non dovrebbe esserci davvero partita. Ma Paolo Borasio (di mestiere avvocato, dal 2006 sindaco di Castelletto Monferrato e attualmente anche responsabile provinciale enti locali di Forza Italia) non demorde, ed è pronto a dare battaglia non solo prima, ma soprattutto dopo la data fatidica: “perché questa finta riforma è una vera porcata, mi passi il termine, e finirà solo per danneggiare ulteriormente i cittadini, soprattutto quelli che risiedono nei tanti piccoli comuni di casa nostra, che invece in fin dei conti sono da sempre i più virtuosi e meglio gestiti”. Ma come Borasio e la parte di centro destra che lo sostiene (“Certamente Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre al momento il Nuovo Centro Destra….è non pervenuto. La Lega invece ha scelto di non partecipare: ma con il Carroccio ho personalmente diverse priorità in comune, spero che il dialogo possa riaprirsi presto”) pensano di muoversi concretamente sul fronte di Palazzo Ghilini? Ed è vero che, come si dice da più parti, l’avvocato Borasio sta già ‘scaldando i muscoli’ in vista della sfida vera, ossia le comunali alessandrine del 2017?
Sindaco Borasio, hanno senso elezioni di secondo grado in cui il risultato è già determinato a priori dal peso attribuito a tavolino alle varie forze in campo?
No, che non hanno senso. E men che meno è accettabile una finta riforma come quella portata avanti da Monti, Letta e poi Renzi sulle Province: un pasticcio in cui la gente non sta capendo più nulla. Tanto che in diversi in questi giorni mi fermano, e mi chiedono cosa sono mai queste elezioni, visto che le Province sono state abolite….
E allora perché partecipare?
Perché come centro destra avvertiamo la forte responsabilità di non abbandonare un ente territoriale così importante al suo destino. Ancora più grave riteniamo sia la scelta, da parte del Partito Democratico, di affidare la presidenza della Provincia al sindaco del comune capoluogo che, senza voler qui entrare in valutazioni di merito, sicuramente si sta già confrontando, a Palazzo Rosso, con un impegno estremamente gravoso, e con una situazione molto complicata. Mentre Palazzo Ghilini avrebbe bisogno, per tante diverse ragioni, di un impegno a tempo pieno, e di una forte attenzione soprattutto ai territori periferici. L’asse diretto tra i due lati di piazza della Libertà rischia davvero di far finire nel dimenticatoio le esigenze di un numero elevatissimo di comuni. Per questo il centro destra ha chiesto a me, sindaco di un piccolo paese, di accettare di combattere questa battaglia impossibile…..
Quindi di pura testimonianza?
Questo no: perché chi di noi entrerà in consiglio punterà i piedi, e chiederà l’attuazione di una serie di punti programmatici essenziali che abbiamo presentato nei giorni scorsi. Il fatto stesso che la nostra lista si chiami “la Provincia dei comuni” sta ad evidenziare la nostra volontà di dare voce a tutti, e non solo ad Alessandria, Casale o altri centri zona. E, data l’esistenza di una terza lista, promossa da oltre 100 amministratori che a quanto ho sin qui compreso non sosterranno Rita Rossa, chissà che non ci possa essere un risultato clamoroso: non tanto per il risultato finale, dove con il voto ponderato la partita è chiusa, ma almeno in una logica di ‘teste’, di voti di singoli amministratori. Sarebbe un bel segnale, che evidenzierebbe i limiti di questa riforma ‘pasticciatissima’, che ha la sola funzione di allontanare sempre più i cittadini dalla politica.
Però il senatore Fornaro, in una recente intervista rilasciata al nostro magazine, ha spiegato che questa situazione è assolutamente transitoria, e che presto le Province spariranno dal perimetro costituzionale, e sui territori saranno sostituite da enti di area vasta….
Se lo dice lui, che è a Roma e su questi temi ci lavora, fidiamoci, che vuole che le dica. Certamente però ci devono spiegare un po’ meglio tante cose. Oggi le Province sono moribonde: hanno mantenuto inalterate competenze e organici, ma sono state via via sfilate loro risorse fondamentali. Per cui che succederà? La manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade e degli edifici scolastici, ma anche la gestione delle politiche del lavoro e i piani regolatori, e molto altro ancora, a chi passeranno? Ai comuni già ‘alla canna del gas’, e costretti a ridurre i servizi e aumentare le imposte, facendo da ‘gabelliere’ per conto dello Stato? Se ad un comune come quello di cui sono sindaco, Castelletto Monferrato, che è virtuoso e con i conti in ordine, dicessero ‘ti devi occupare di strade ed edifici scolastici’, oppure ‘devi assorbire tot dipendenti’, semplicemente sarebbe il dissesto dell’ente. E allora? Passerà tutto in capo alle Regioni? Anche lì le controindicazioni di ogni tipo non mancano: dalla distanza di Torino rispetto a casa nostra, con conseguente scarsa conoscenza dei territori, a questioni contrattuali per i dipendenti. Insomma, è il caos.
Tutto, come accennava lei, dipende però da scelte e programmazione del Governo centrale. Che giudizio dà del Governo Renzi?
Pessimo. Mi sa dire cosa ha fatto di concreto, a parte lanciare slogan banali e irrealizzabili? Ha dato 80 euro ad alcune categorie a basso reddito? Sì, ma aumentando per l’ennesima volta le accise sulla benzina, e tanti altri tributi, ero capace anch’io, e senza circondarmi di tanti consulenti esperti. Il resto sono riforme inconsistenti, finte, che non stanno in piedi.
Quindi secondo lei, Borasio, andremo a votare prima della fine della legislatura?
Questo non so prevederlo. Ma dico qualcosa di più: che se il centro destra non accelera la propria trasformazione, e non individua un leader forte e moderno, capace di contrastare Renzi (e pure Grillo) con proposte solide e concrete, al prossimo giro rischiamo di far fare il bis al Pd, e sarebbe tragico.
Quel leader insomma non può più essere Berlusconi…..
Mi faccia essere chiaro, o poi mi prendo un sacco di ‘rimbrotti’: Silvio è ancora fondamentale, e può e deve avere un ruolo di primissimo piano. Ma nel 2018 avrà 82 anni: questo Paese, per avere un futuro, deve sapersi svecchiare e guardare avanti. Almeno in questo Renzi un segnale forte lo ha dato, e tornare indietro mi sembra irrealistico.
Avvocato, dica la verità: lei già sta scaldando i muscoli per tentare la corsa da sindaco di Alessandria nel 2017: è così?
(sorride, ndr) Non ne abbiamo ancora parlato, davvero. E credo che, anzi, Forza Italia debba muoversi in questa direzione, e subito dopo le elezioni provinciali farsi promotrice di un forte rinnovamento territoriale, già cominciato con l’elezione di Massimo Berutti in consiglio regionale. Sia chiaro: non sto dicendo che mi tirerei indietro. Dico che deve esserci un percorso condiviso, allargato all’interno centro destra: compresa la Lega Nord naturalmente, di cui condivido diverse posizioni: dalla necessità di una diversa politica in termini di sicurezza, ad un approccio federalista, soprattutto sul piano fiscale. Quanto agli strumenti, le primarie non mi spiacerebbero per nulla: aperte non solo agli iscritti però, ma a tutti i simpatizzanti. Comunque c’è tempo. Ora concentriamoci fino al 12 ottobre sul fronte Palazzo Ghilini: e chissà che non salti fuori qualche sorpresa significativa”.
Ettore Grassano