«Mi è semblato di vedele un gatto»
Titti
Da qualche settimana a casa mia sta capitando un fatto strano. Sul balcone della cucina si presenta, sia all’ora di pranzo che a quella di cena, un simpatico gatto bianco e nero, che pare si chiami Silvestro. Il suo nome lo sappiamo non perché ce lo abbia detto lui (ha ha ha), ma perché lo abbiamo sentito chiamare così da una vicina, probabile “padrona” del gatto medesimo.
La prima volta, Silvestro è entrato bello bello in casa e si è fatto un giretto, tanto per vedere un po’ com’era la situazione. Lo hanno visto per primi i miei due figli, che ovviamente hanno fatto un bel salto sul divano. Era sera, luci spente e solo la tivù accesa… “Papà, abbiamo visto un gatto… ma siccome eravamo spaventati, ci siamo girati dall’altra parte per non vederlo più”.
Ora, Silvestro è un micio molto educato. Entra in cucina, si struscia sulle mie gambe (la prima volta ho piantato un urlo da farlo scappare a zampe levate), fa il suo fatidico giretto, torna in cucina e si mette a pancia in su. Abbiamo provato ad accarezzarlo un po’, ma sembra non gradire troppo. Gli piace stare a pancia in su, e basta. A volte si mette a giocare con una pallina da tennis che gli abbiamo lasciato sul balcone, e devo dire che fa delle “mosse” molto divertenti. Poi, da vero signore accetta una ciotolina di latte, che beve rigorosamente sul balcone, e se ne va per cortili, chissà dove. Per uno come me, che non ha mai voluto animali in casa, Silvestro rappresenta la soluzione ideale: ognuno a casa propria, appuntamento ore pasti.
Mentre scrivo mi torna alla mente una frase di Ennio Flaiano, pubblicata postuma (se non ricordo male) nel suo Frasario essenziale per passare inosservati in società: “Il mio gatto fa quello che io vorrei fare, ma con meno letteratura”.
Ecco, questo è Silvestro. E se avete letto fino a questo punto, converrete con me che non si può sempre parlare di tasse, Renzi, fisco, riforme, delitti irrisolti, corruzione… Un po’ di aria fresca ogni tanto ci vuole!