Aspal/Costruire Insieme, Atm, Amiu. E poi il bilancio di Palazzo Rosso, da cui in fondo tutto discende, nel bene e nel male. Ha ragione il sindaco di Alessandria Rita Rossa quando parla della necessità di progettare il futuro della città, perché i sacrifici che gli alessandrini (come gran parte degli italiani, in realtà: ma forse qui da noi con un senso di ancor maggiore precarietà) oggi stanno sopportando possano avere un senso.
Una serie di segnali di assoluto rilievo in questi giorni ci fa però pensare che l’emergenza non sia affatto superata: nonostante due anni di sacrifici per tutti, e di indubbio impegno da parte di un’amministrazione che ha un ruolo scomodo, che più scomodo non si potrebbe.
Ad Alessandria poi ci si conosce tutti, e i politici locali hanno con il loro elettorato spesso un rapporto diretto.
Un piccolo recentissimo esempio: in questi giorni, ci è capitato di leggere on line alcuni commenti improntati a delusione da parte di elettori di Giorgio Abonante, neo assessore al Bilancio. ‘Reo’ secondo queste persone di aver ‘tradito’, e di essersi già allineato, entrando nelle stanze del potere, e accondiscendendo a scelte sbagliate. E’ una visione caricaturale, è chiaro: ma spiega anche i tentennamenti e le indecisioni di ‘Abo’, quando si trattò di decidere se accettare o meno un incarico di ‘governo’ della città. Oggi chiunqua debba ‘metterci la faccia’, prendendo decisioni spesso inelubili, rischia di ‘bruciarsi’, e di essere additato come responsabile di una situazione estremamente intricata, e in cui la questione rimane essenzialmente, per la galassia di Palazzo Rosso, quella della coperta corta.
Ossia i conti non tornano (si pensi ad Atm, caso agli onori delle cronache in questi giorni, e anche del consiglio comunale di ieri sera), le risorse sono scarse, gli organici ancora e sempre troppo ‘pesanti’.
Secondo alcuni la strada sarebbe quella della ‘lotta all’evasione fiscale’, ossia andare a setacciare meglio tra chi non paga l’Imu, il gas, le multe, il biglietto dell’autobus e così via. Sacrosanto, ma dubitiamo che possa essere risolutivo: perchè ad Alessandria certamente non esiste un’evasione ‘di massa’, e perchè in genere chi non paga o è perchè davvero non ce la fa, o comunque sa di non aver nulla di pignorabile. E poi, essendo le modalità di pignoramento sono assai complesse, alla fine del gioco il Comune si ritroverebbe al massimo con qualche auto usata o qualche immobile vetusto in più in ‘portafoglio’, e non cambierebbe proprio nulla.
L’unico, vero snodo sono allora nuove risorse, che devono arrivare per forza da investitori esterni (perchè ‘spremere’ ulteriormente la cittadinanza ci parrebbe da incoscienti), e che consentano al ‘motore’ della galassia comunale di smettere di girare a vuoto.
Ma tutto questo, lo ricordava l’altro giorno su questo magazine Daniele Coloris sul fronte trasporto, e vale anche per tutti gli altri comparti, necessita di un progetto che non può essere solo far ‘tornare’ i conti in qualche modo, mantenendo uno standard di servizi mediocri, inefficienti e costosi (anche se in maniera spesso indiretta). Questo lo scenario di oggi: come ne usciremo?