Nuovo modello organizzativo anche per Confindustria, che riguarda naturalmente l’assetto dell’associazione degli industriali in tutto il Paese, e che a casa nostra significherà accorpamento tra Cuneo e Alessandria, anche se viene precisato che rimarranno i singoli presìdi provinciali: si immagina però drasticamente ridimensionati, altrimenti non si comprenderebbe lo scopo del gioco, diciamo così.
Ad un analogo processo di ‘razionalizzazione’ stanno lavorando anche altre associazioni professionali e imprenditoriali, e ad una possibile riorganizzazione delle Camere di Commercio, ad esempio, fa cenno anche il segretario generale alessandrino Roberto Livraghi in una recente intervista con il nostro magazine.
Anche se su quel fronte occorrerà capire meglio quali sono i progetti del premier Matteo Renzi.
Rimane inequivocabile il comune significato di fondo di queste operazioni (e mettiamoci pure la chiusura di migliaia di sportelli bancari), che è un drastico ridimensionamento ‘di sistema’, in vista di una lunga traversata nel deserto. Insomma, chi ancora parla di semplice crisi (e magari di suo superamento ogni volta che si riesce a individuare un segno + di qualsiasi natura in qualche statistica) forse non ha ancora ben inquadrato il passaggio epocale che abbiamo vissuto, e ancora stiamo vivendo. Così come l’ultimo che ha “straparlato” di luce in fondo al tunnel (Mario Monti: esimio economista, modestissimo politico) si è bruciato con una battuta la credibilità di una vita di studi.
Naturalmente il tema è delicato, e scomodo: e nessun politico, soprattutto di governo, può permettersi di ‘raccontarla tutta’ agli italiani. Ma non facendolo c’è il rischio che ancora in tanti stiano lì, ad aspettare la partenza ‘miracolistica’ tra sei mesi, o un anno. L’Italia di Bengodi insomma, con tante aziende che tornano a prosperare, lo Stato che dissemina assistenza e assistenzialismo ‘a pioggia’, le rendite finanziare ‘al sicuro’ e gli immobili degli italiani che tornano ai valori di mercato di cinque anni fa, per poi magari crescere ancora.
Tutto ciò non sarà, mettiamoci il cuore in pace. E soprattutto chiediamo alla nostra classe dirigente (politica, e non solo) di rinunciare ad ogni demagogia, e di raccontarci le cose come stanno. La consapevolezza è il primo passo per rimboccarsi davvero le maniche, e per farlo nella direzione giusta, senza illusioni che porterebbero soltanto a dispersione di energie, e ad aspettative irrealizzabili e pericolose.