Il sindaco e il parrucchiere [Controvento]

Orsoni Giorgiodi Ettore Grassano

Nei giorni scorsi un piccolo fatto di cronaca locale ha attratto la nostra attenzione: un parrucchiere tortonese (ma di nazionalità asiatica, puntualizzano i resoconti nostrani: cinquant’anni fa si diceva ‘di origine meridionale’), a cui la Guardia di Finanza ha contestato una violazione amministrativa, avrebbe ‘rilanciato’ a modo suo, tentando di corrompere gli agenti, e ora rischierebbe fino a 5 anni di carcere.

Naturalmente in un Paese normale questa sarebbe notiziola di nessun conto: ma nell’Italia del Mose, dell’Expo, di Monte Paschi, di Carige, e delle stesse vicende che riguardano alti ufficiali della Guardia di Finanza, diventa un emblema.

Insomma, cosa fareste, nei panni dell’avvocato dell’asiatico in questione, se non presentare al tribunale il contesto socio politico culturale di riferimento, ed evidenziare che il vostro cliente, in assoluta buona fede, ha ‘rilanciato’ con le stesse modalità di cui tutti i media di questo ospitale Paese quotidianamente gli riferiscono? Certo, è un terreno più da antropologia (culturale e criminale) che da codice penale, però fa comunque riflettere.

Fino a 5 anni al parrucchiere asiatico, e un rapido, simbolico patteggiamento per il sindaco del Pd di Venezia, Giorgio Orsoni, che si è poi dimesso solo per pressioni mediatiche?

Ma poi, se uno incassa denaro illecitamente non per sé ma per il partito, com’è che il partito (in questo caso specifico il Partito Democratico, ma vale per tutti naturalmente) non è comunque mai chiamato a risponderne? Chissà cosa ne pensa il parrucchiere asiatico di Tortona, e come si comportano in questi casi nel suo Paese: sarebbe interessante capirlo, no? Sempre per curiosità antropologica.

Ma calma e gesso, un problema alla volta: ora concentriamoci su come sconfiggere anche il Costarica, dopo aver ‘bastonato’ due notti fa la perfida Albione! Forza Azzurri!