Berta (Disit): “Il 30 per cento degli studenti arriva da fuori Piemonte”. Nuove specializzazioni per la laurea magistrale in Biologia

Berta universitàOltre 1.200 iscritti, di cui il 30% in arrivo da fuori regione (con una netta prevalenza di studenti e studentesse del sud d’Italia), un posizionamento eccellente in tutte le classifiche sulla qualità dell’insegnamento e sugli sbocchi lavorativi, e ulteriori progetti di crescita a partire dall’autunno. La ‘cittadella universitaria’ del quartiere Orti, il Disit (Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica dell’Università Avogadro), ‘macina’ traguardi e semina progetti, nonostante qualche maldicenza, “frutto in realtà di forzature giornalistiche”. Torniamo a distanza di quasi un anno a trovare la professoressa Graziella Berta (al centro nella foto), direttore della struttura dall’inizio del 2012, che già in passato ci ha raccontato il percorso attraverso il quale il ‘polo scientifico’ alessandrino è arrivato ad essere un fiore all’occhiello della città, sia sul fronte didattico che su quello della ricerca.
E partiamo proprio dalle ‘voci’ circolate nelle scorse settimane, per fare chiarezza, e per parlare dei tanti ‘filoni’ di attività che vedono il Dipartimento impegnato in prima fila.

Professoressa Berta, qualcuno ha interpretato alcune notizie circolateScienze-sede-facolta nei giorni scorsi come un segnale di ‘indebolimento’ del Disit, o quanto meno della sua ‘alessandrinità’: ci spiega bene come stanno le cose?
Volentieri: nessun segnale di debolezza innanzitutto. Semmai il contrario, ossia una tale vitalità e ‘pulsione’ alla crescita che ci consentirà, da settembre, di aprire a partire dal prossimo anno accademico, anche a Vercelli, corsi di laurea in Informatica e in Scienze Biologiche, che andranno ad affiancarsi al corso di Scienza dei Materiali-Chimica, che già è attivo anche là. Ma si tratta di uno ‘sdoppiamento’ di due corsi di laurea del Disit, che mantiene integra la propria ‘alessandrinità’, e il proprio baricentro qui agli Orti. Semplicemente la normativa Gelmini, che disciplina da qualche anno l’attività degli Atenei, stabilisce per legge un determinato equilibrio tra docenti e studenti, che a Vercelli sarà possibile  mantenere, grazie al contributo di enti locali pubblici e privati, procedendo con l’assunzione di 6 nuovi ricercatori. Questo consentirà, insieme all’impegno di qualche docente alessandrino, di attrarre nuove matricole, andando a proporre un’offerta formativa vincente anche ad un bacino più ampio. Naturalmente con tutte le indispensabili sinergie, nell’ottica di un Ateneo multipolare.

LaboratorioSoprattutto, professoressa, perché qui ad Alessandria il Disit può contare su laboratori che ci vengono invidiati, e non solo a livello italiano…
E’ così: laboratori, strumentazioni scientifiche, ma anche ormai gruppi di ricerca estremamente specializzati, e un innovativo dottorato in Chemistry and Biology, che raggruppa sotto un’unica ‘egida’ diversi precedenti dottorati scientifici. Tutti elementi che ci rendono un ‘attore’ della ricerca di primo livello, su scala europea. Tanto che il numero di docenti e studenti di università straniere che decidono di trascorrere periodi di studi presso la nostra struttura è in forte crescita.

E i vostri studenti e docenti vanno all’estero?
Moltissimo. Il professor Bobbio, solo per citarle il primo caso che mi viene in mente, è per 6 mesi a lavorare in un ateneo indiano, e sono ormai numerosi i nostri laureati, e neo dottori di ricerca, che si trasferiscono in vari Paesi europei. Talora per un o due anni, altre volte per rimanerci, come scelta di lavoro e di vita. Ma anche altri atenei spesso ‘pescano’ tra i nostri migliori ‘cervelli’: il che naturalmente sta a dimostrare la qualità del lavoro che viene svolto al Disit di Alessandria. Attualmente siamo anche impegnati, con due gruppi di ricerca (di chimica e biologia), su due grandi progetti europei: uno relativo al fotovoltaico, l’altro nell’ambito della ricerca sul cancro. Da non dimenticare quale punto di eccellenza non comune tra gli Atenei italiani, è il progetto Erasmus Mundus, che vede annualmente ospiti nel nostro Dipartimento ragazzi originari di tante parti del mondo, che, dopo aver svolto il primo anno di laurea Magistrale in Francia, completano il ciclo qui da noi presso il corso di Laurea Magistrale in Informatica.

Un’altra importante novità autunnale, professoressa Berta, riguarda laBerta gruppo laurea magistrale in Biologia…
Esattamente: è prevista una diversificazione di quel ciclo di studi in tre diversi percorsi, a forte specializzazione. Ci sarà un profilo biomedico-molecolare, che punterà molto anche su una collaborazione/convenzione con l’Ospedale di Alessandria. Un secondo profilo sarà quello ambientale, settore sempre più delicato e importante, capace di formare laureati con competenze specifiche molto ‘appetite’ sul mercato, e infine il profilo agro-alimentare. Tutto ciò all’insegna di un rapporto sempre più stretto con il territorio, e con il ‘coinvolgimento’ di una serie di soggetti istituzionali e privati con cui stiamo sottoscrivendo, proprio in queste settimane, una serie di accordi di collaborazione, finalizzati al sostegno non solo dei nuovi percorsi della laurea magistrale in Biologia, ma anche del dottorato, e della ricerca delle diverse aree.

Parliamo proprio del rapporto con il mondo del lavoro: è vero che i laureati del Disit sono particolarmente ‘appetiti’ dal mercato, nonostante la crisi?
Prima di tutto chiariamo che la specializzazione paga sempre, per cui chi è in possesso di una laurea magistrale ha decisamente più opportunità di un laureato ‘triennale’. Dopo di che confermo: tutte le principali statistiche collocano i nostri laureati in fascia medio alta, e sopra la media nazionale, sia in termini di numero di occupati ‘stabili’ ad un anno dalla discussione della tesi, sia a livello di parametri retributivi. Le aree di Informatica e Biologia, in particolare, vengono date al primo posto tra le medie università italiane, davanti a Ca’ Foscari di Venezia, e tra i primissimi posti si colloca la Chimica: è giusto che gli alessandrini lo sappiano, e ne siano orgogliosi.

Berta e studentiQuanta parte dei vostri laureati/e trova occupazione in provincia, e quanti vanno altrove?
Un dato esatto non glielo so fornire, ma il trend sì: le aziende del territorio (alcuni settori in particolare: dalla chimica alla plastica) attingono a piene mani dal nostro ateneo. Ma la mobilità per i laureati, è evidente, è sempre più alta, specie per chi persegue determinate ambizioni. Soprattutto quando si comincia, ‘accumulare’ esperienze è fondamentale, per cui  il bacino potenziale di riferimento non è più neanche l’Italia, ma l’intero Occidente, con particolare riferimento all’Unione Europea.

Ormai 25 anni fa, più o meno, quando nacque, l’Università alessandrina sembrava un po’ la soluzione ‘sotto casa’, per chi non voleva o poteva spostarsi. E’ ancora così?
Le fornisco un dato che nessuno ha ancora forse messo in sufficiente evidenza: oggi su 1.200 iscritti al Disit, circa il 30% arriva da fuori Piemonte, e in particolare da regioni del sud: Sicilia, Calabria, Puglia. Oltre naturalmente che dalla provincia di Alessandria, e dalle altre città piemontesi.  Arrivano qui da fuori, in parte per il tam tam tra studenti, in parte perché attratte, da informazioni per lo più recuperate in rete, dalla specificità della nostra offerta formativa, da iniziative quali gli Open day, i Giochi della Chimica, le Olimpiadi della Fisica, la Notte dei Ricercatori, ecc….

E come vivono questi e queste giovani la ‘dimensione’ alessandrina?Notte ricercatori
Il legame con l’ateneo è molto forte, mi pare. Vengono qui non solo a seguire i corsi, ma anche a studiare, ad aggregarsi. Fuori di qui, credo che l’aggregazione tra loro continui, e tendono ad abitare in appartamenti in affitto qui al quartiere Orti. Ricordo poi  “casa Sappa” e gli appartamenti per studenti messi  a disposizione da un progetto della Fondazione CrAl, al Cristo. In ogni caso, gli studenti rappresentano senz’altro per la città una risorsa importante, da tutti i punti di vista. Il fenomeno in realtà è però relativo soprattutto agli ultimi 3-4 anni, per cui è ancora presto per dire quanti sceglieranno di fermarsi qui anche dopo laureati, e quanti se ne andranno. Molto dipenderà, è ovvio, anche dalle opportunità che saranno loro prospettate.

Ettore Grassano