Undicesimo comandamento: non favorire le alluvioni!

di Graziella Zaccone Languzzi

A fine ottobre si leggeva in una nota contenente gli appuntamenti per commemorare l’anniversario dell’ alluvione del novembre 1994: “La sincera conferma dell’impegno che si rinnova ogni anno in questa circostanza: quello di tutti gli Alessandrini e delle loro Istituzioni per operare ognuno per la propria parte, al fine di garantire la sicurezza della Città”.

Belle parole, solo parole: ma i fatti? Ad Alessandria solo una piccola manciata di cittadini fa la propria parte, chiedendo puntualmente impegno nel completare la messa in sicurezza dal rischio di esondazioni nella città e sobborghi. Esortazione puntualmente inascoltata.

Le Istituzioni stanno facendo la loro parte? E’ compito del sindaco di una comunità pretendere dagli Enti superiori i lavori in attesa da troppi anni per salvaguardare cittadini e territorio comunale, una commemorazione seppur dovuta non risolve il problema in essere.

Questa 29esima ricorrenza dell’alluvione che ha colpito Alessandria il 6 novembre 1994 è un’esortazione indirizzata al sindaco Abonante, al presidente della Regione Cirio, ad AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po) e ADBPO (Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po), ai parlamentari locali, al Governo e alla Prefettura, per dire che il tempo è scaduto. Occorre rispettare l’undicesimo comandamento: non favorire le alluvioni!

Anniversario dell’alluvione del 6 novembre ad Alessandria CorriereAl

Il titolo l’ho preso in prestito da una edizione del 1996 della Circoscrizione Nord e del Gruppo di lavoro di Alessandria Nord, perché sia di monito a distanza di 29 anni dal tragico evento, ancor più dopo la “sentenza” del nuovo PAI 2022: “Variante AL del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) del 26/10/2022 – Fiume Tanaro da Ceva a confluenza fiume Po”. Anche dopo aver visto questo filmato di giugno 2023 che non lascia intendere nulla di buono, non possiamo permetterci di tornare a vivere quello spaventoso incubo: “Alessandria e l’incubo alluvione 1994, ecco perché la città è di nuovo a rischio”.

Ma non è finita qui: come tutti sapranno (perlomeno chi siede in Consiglio comunale: o almeno illudiamoci che sia così) dopo la piena del 2016 vennero fuori i tratti più vulnerabili dell’arginatura di destra, e in caso di un evento alluvionale pari a quello del 1994 e 2016 il tratto di fiume Tanaro compreso tra i ponti Ferrovia e Meier è ancora a rischio di esondazione.
Nella sezione passeggiata Sisto l’alveo ha pendenze limitate per via della soglia della Cittadella. In questo tratto come sappiamo durante l’alluvione del 2016 il Tanaro ha raggiunto il livello di circa 30 cm dal ‘sormonto’ dell’argine. Inoltre nella parte iniziale della passeggiata Sisto si nota una profonda crepa in verticale nel muraglione che mostra l’armatura, lo ha filmato Svegliati Alessandria e reso pubblico.

Ai vari responsabili vorrei dire:
Egr. signori, oggi non ci sono più scuse, Alessandria dai documenti e dalle dichiarazioni risulta ancora a rischio, nonostante a fine agosto 2005 sia stata firmata una “solenne” sottoscrizione, attestazione, deliberazione di Giunta che dichiarava Alessandria minimamente in sicurezza dal rischio idrogeologico, (amministrazione Scagni). Con tale atto per anni ci sentimmo tranquilli fino ad arrivare a novembre 2016, quando Alessandria rischiò di andare interamente a “mollo”.

Ciò che scrivo è storia conosciuta e come sempre documentabile.

Quindi non c’è da perdere altro tempo, e in caso di danni o ancor peggio vittime nessuno potrà dare la colpa al maltempo, deresponsabilizzandosi con lo ‘scaricabarile’ o dicendo che non conosceva le disposizioni del PAI e le situazioni in essere.

Oggi troppo comodo dare l’allerta in caso di rischio per lavarsi la coscienza, senza aver scelto anzitempo la strada della prevenzione e del ripristino del nostro territorio troppo spesso soggetto all’incuria di chi governa ed amministra.

Nessuno può dire che mancano i fondi perché non è più credibile. Rammento a lor signori cosa sta scritto nel rapporto della Corte dei Conti relativo alle misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico, relazione annuale del 2022. Veniva rilevato che per prevenire le calamità nei comuni più a rischio idrogeologico, fossero necessari almeno 26 miliardi di euro. Ma in 20 anni, tra il 1999 e il 2019, con 14 governi diversi, i fondi c’erano e sono stati usati solo 7 miliardi, un quarto del necessario. Gli altri 19 miliardi dove sono finiti? Secondo la Corte dei Conti a strozzare l’afflusso di risorse e la consegna delle opere è la tempistica degli interventi: risulta che solo il 57% viene utilizzato per la fase di progettazione, e poi quella amministrativa necessaria al percorso attuativo. Alla fine stanchi del troppo lavoro alla scrivania nessuno passa alla pratica, e ci raccontano che mancano i fondi. Qui il rapporto della Corte dei Conti. Stessa segnalazione dall’Ispra nel Rapporto ReNdis 2020.

Su questo rapporto di 174 pagine vi agevolo e cito il Piano nazionale per la sicurezza del territorio “ProteggItalia” (Governo Conte con il D.P.C.M. 20 febbraio 2019) che si basava su 4 pilastri: emergenza – prevenzione – manutenzione e semplificazione, stanziando per il triennio 2019/2021 10,83 miliardi di euro. Qui da noi non si è visto nessun intervento, eppure si attendono le casse di espansione a monte di Alessandria da almeno vent’anni. Questi e altri fondi pregressi stanziati come “Italia Sicura” (Governo Renzi) e non utilizzati che fine hanno fatto?

Il PNRR per le misure nella gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico “è uscito di scena” . Si sperava almeno nei fondi destinati dal PNRR per gli interventi contro i rischi idrogeologici, ma gli stessi sono stati definanziati e forse rinviati. Lo scrive bene lo storico Comitato C.AL.CA. di Casale Monferrato in una recente nota: “I pochi finanziamenti del PNRR per le Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico in capo al MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) e pari a circa 1,3 miliardi di euro per 665 progetti coerenti con il PNRR e ancora presenti a metà di agosto sul sito del Ministero sono di fatto spariti dal PNRR. I ministri Fitto e Pichetto Fratin hanno dichiarato ai primi di agosto che i progetti verranno dirottati su altri finanziamenti, perchè il rischio è che non sarebbero stati completati in tempo con le tempistiche del PNRR”.

Purtroppo temo che il passato non abbia insegnato nulla, e che ci siamo dimenticati pure cosa ha comportato l’alluvione per Alessandria e per il Piemonte. Ancora oggi, a distanza di 29 anni, chi lo ha vissuto ricorda il dramma vissuto da buona parte della città: un’alluvione che ha cambiato molti aspetti di Alessandria e la vita di molti cittadini, tra cui la mia.

Da tranquilla casalinga con molteplici interessi decisi di dedicarmi completamente ai diritti delle piccole imprese alluvionate, vittime di disparità di trattamento sui risarcimenti a fondo perduto. Un articolo di Legge malposto infilava loro “una corda al collo”. Fatta la Legge trovato l’inganno, e chi doveva metterla in pratica nella gestione dei finanziamenti imprese ha trovato il modo di aggirarla a proprio vantaggio. Nessun controllo da parte dello Stato sui comportamenti degli istituti erogatori del misero fondo perduto, e sui necessari finanziamenti per poter ripartire. Nonostante articoli e comma di legge garantissero tutela sui finanziamenti alle imprese, nessun intervento dopo le denunce che arrivarono ai vari governi del tempo dagli imprenditori, nessuno si occupava di loro. Posso vantarmi di essere riuscita a far modificare la stortura di legge, ottenendo il ristoro sulle disparità.

Conclusa quella parte non mi fermai dopo aver visto da vicino tanta sofferenza, ritenni che ciò che era accaduto quel 6 novembre 1994 non sarebbe più dovuto succedere. Quindi all’interno di Comitati spontanei iniziai ad impegnarmi per pretendere la messa in sicurezza dai rischi idrogeologici di Tanaro e Bormida per la mia città, e comunque dei territori rivieraschi del Po in provincia di Alessandria.

Cosa si chiedeva, e da anni cosa si chiede? La messa in sicurezza e giusti risarcimenti ai danneggiati, e dopo ventinove anni il mio impegno non è ancora concluso.

Oltre ai danni pubblici e privati subiti dagli alessandrini ci fu anche quello sanitario, mai considerato perlomeno in Italia.

La Direttiva alluvioni 2007/60/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio (in particolare l’articolo 175, paragrafo 1 deliberato secondo la procedura di cui all’articolo 251 del trattato -Testo rilevante ai fini del SEE), entrata in vigore il 26 novembre 2007, ha istituito un quadro per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvioni volto a ridurre le conseguenze negative per la salute umana, ma ripeto in Italia delle conseguenze sanitarie immediate e future non importa a nessuno.

Purtroppo Alessandria fu il “capolinea” di una massa aggressiva di liquame e fango indefiniti nel contenuto, e “pattumiera” di tutto il percorso alluvionale con rischi alla salute, danni biologici e psicologici. Nel percorso alluvionale, un corso d’acqua raccoglie materiale solido e liquido trasportandolo, spargendolo ogni dove. Quanti veleni anche tossici, radioattivi raccolti qua e là, fuoriusciti per errore o per comodità da bidoni in attesa di smaltimento, veleni depositati sui terreni, quindi campi coltivati, orti, giardini, strade, nelle nostre case.

Qualche “solone” potrebbe obbiettare che sto facendo terrorismo, e nel tempo ho notato quanta ignoranza ci sia su questa materia.

Fornisco altri dati per far comprendere la portata di quanto è accaduto 29 anni fa nella Regione, traccio un po’ di storia e riporto dati del tempo estrapolati dal sito del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) in merito all’asta del Tanaro: “Fra il 2 e il 6 novembre 1994 l’Italia nord/occidentale venne interessata da un evento meteorologico particolarmente intenso. Le aree più colpite furono le Langhe e il Monferrato, dove le precipitazioni, deboli e sparse nei giorni 2 e 3, andarono intensificandosi in quelli successivi. Durante la notte e nelle prime ore del giorno 5 le piogge si estesero alla zona del cuneese e dell’astigiano, interessando in particolare il bacino del Tanaro, nel quale furono misurati i più alti valori di pioggia, 251,6 mm/24h a Priero e 245,4/24h a Perlo, entrambi in provincia di Cuneo. A seguito di tali precipitazioni venne a determinarsi una critica e diffusa situazione di dissesto, i cui effetti si risentirono su aree densamente abitate con conseguenti gravi danni alle persone, al tessuto urbano e alle infrastrutture. Le vaste esondazioni e oltre un migliaio di frane causarono 70 vittime (14 nella sola Alessandria), alle quali nei giorni successivi se ne aggiunsero altre, decedute per motivi indirettamente connessi all’evento, quale aggravamento di patologie preesistenti. Vi furono inoltre decine di feriti, migliaia di sfollati e più di diecimila furono i senzatetto. I danni interessarono 496 comuni, e furono particolarmente gravi per le infrastrutture. Dieci furono i ponti distrutti e alcune decine quelli danneggiati. Nel Piemonte meridionale alcuni centri abitati rimasero isolati per diversi giorni a causa dei danni prodotti dalle frane. I danni maggiori si verificarono nella valle del Tanaro, ad Alba, Asti ed infine Alessandria dove la furia di acqua e fango conclusero il loro percorso. Le stime del danno economico prodotte dall’alluvione furono attorno ai 25.000 miliardi di lire (1994), pari a 1,2% del prodotto nazionale lordo di quell’anno”.

I danni rilevati nella nostra Regione furono enormi e riporto le cifre sempre in lire: Piccola e Media Industria /1.270 miliardi – Artigianato/1.484 miliardi – Agricoltura/1,940 miliardi – Commercio 2.330 miliardi. Oltre i danni inferti alle imprese, a fare un esempio da atti parlamentari dell’aprile 1995 i lavoratori colpiti furono 9.000 e sono stati persi strutturalmente 5.000 posti di lavoro nel commercio e artigianato. Sui motivi di queste perdite di lavoro potrei stilarne alcune pagine perché ho vissuto il dramma di molti commercianti e artigiani. I danni al patrimonio di competenza regionale furono di 1.394 miliardi, il danno al patrimonio pubblico nazionale come strade statali, ferrovie edilizia sanitaria, residenziale, sportiva, beni culturali fu di 2000 miliardi. Per quanto riguarda i danni nella provincia di Alessandria, tra i lavori di somma urgenza e il ripristino definitivo furono circa 111 miliardi di lire. Per la città di Alessandria i danni quantificati tra beni pubblici e privati si era parlato di oltre 100 miliardi di vecchie lire.

Parlando sempre di Alessandria, molto è stato fatto in passato soprattutto durante l’amministrazione Calvo, poi solo chiacchiere e pochi interventi in ritardo: e alla fine hanno avuto pure il coraggio di deliberare la minimizzazione dai rischi!

Alessandria ha perso tempo per eliminare uno dei “tappi” che ci poneva a rischio, il vecchio ponte sul Tanaro detto Cittadella. Da anni si attendono le casse di espansione o laminazione, ma da AIPO la cantilena è che costano troppo e che mancano fondi. Forse si preferisce intervenire sui danni nelle emergenze e oggi con fondi destinati solo a strutture pubbliche perché, a differenza del ’94, da anni lo Stato non risarcire i danni subiti dai privati e aziende, grazie alla burocrazia, alle scartoffie e perizie costose da presentare. In qualche modo vogliono obbligarci a stipulare una costosa polizza assicurativa contro le calamità come strumento di prevenzione. Lo ritengo inaccettabile, la prevenzione inizi a farla lo Stato per evitare tragedie.

Ciò che è accaduto nel passato non ha insegnato nulla? Ora si attende che lor signori si applichino per ottenere i finanziamenti e realizzare quelle opere previste dal nuovo PAI, e che tali finanziamenti non siano usati solo per pagare progettisti esterni quando nei nostri uffici tecnici comunali, provinciali, regionali, in AIPO e ADBPO vi sono dipendenti laureati in ingegneria, geologia, architettura. Saranno o no capaci di stilare progetti a costo zero velocizzando le pratiche?