di Ettore Grassano
“Dal nulla dei primi mesi di mandato, al peggio di questo 2023: dal centro islamico in pieno quartiere residenziale alle occupazioni abusive quasi ‘protette’, o certamente non osteggiate, Alessandria non si capisce da chi sia governata ed i cittadini rischiano di pagare un conto molto oneroso”. Emanuele Locci, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Rosso, ci spiega le ragioni del no alla realizzazione del centro islamico all’interno del quartiere residenziale Europa, e la necessità di riportare la legalità al quartiere Orti, dove l’occupazione di uno stabile dell’Università da parte del collettivo transfemminista Non Una di Meno rischia di bloccare la realizzazione del nuovo campus. Ma parliamo anche di partecipate (“l’unica che sembra procedere con i suoi progetti è Aral”), e degli aumenti dei compensi degli amministratori comunali: “legittimi, ma forse non così opportuni: e poi in comune sindaco e assessori si incontrano sempre più raramente”).
Presidente Locci, lei alla realizzazione del nuovo centro culturale islamico al quartiere europista si dice contrario da anni: come mai?
Ci sono così tante ragioni, che potremmo fare un’intervista solo sul tema. Cerco di sintetizzarle. Prima di tutto nessuna associazione musulmana in Italia è un culto riconosciuto e catastalmente quell’area deve essere destinata alla realizzazione di un luogo di culto. Lo so, è paradossale trattandosi di una delle religioni più diffuse: ma un accordo ufficiale con lo Stato non è mai stato siglato, così stanno le cose e questo credo sia un vulnus per tutta la comunità islamica che spero possa trovare presto una risoluzione. Poi restano i dubbi già sollevati in passato sui finanziamenti che un’associazione islamica alessandrina ha ricevuto da Qatar Charity, organizzazione tanto potente quanto controversa, legami che andrebbero chiariti, tanto più visto l’emergere di legami anche tra esponenti del PD ed il Qatar ai massimi livelli. Ma se anche vogliamo restare solo su questioni locali, tutta la vicenda legata a quei terreni è un emblema di come il centro sinistra ha sempre gestito, ad Alessandria, il bene pubblico. Durante l’amministrazione Scagni (2002-2007, ndr) fu realizzata un’operazione a mio avviso scellerata, o se vogliamo essere soft diciamo scarsamente vantaggiosa per i contribuenti alessandrini, per cui i terreni di quell’area, di proprietà del gruppo Guala, divennero comunali nell’ambito di un accordo che prevedeva ampi vantaggi per il privato, a cui vennero elargiti anche terreni edificabili altrove. Storie vecchie, ma diciamo che quell’area fu strapagata dal comune vent’anni fa, e ora viene quasi regalata, perché si realizzerà un ampio parcheggio a condizioni di affitto sostanzialmente simbolico. Sempre tutto in rigorosa gestione centro sinistra, ovviamente….
D’altra parte però se il numero di musulmani in città è ormai rilevante, è impensabile negare loro un’opportunità di aggregazione. Anzi, sarebbe controproducente per molti versi….
D’accordissimo, ho sempre sostenuto la necessità di trovare una collocazione dignitosa ed accessibile per la comunità islamica di Alessandria, ma non è che spostando il problema da via Verona all’europista, senza aprire un serio confronto con le associazioni e i cittadini, la questione si risolve: la si sposta, semplicemente, e forse si peggiora la situazione. Peraltro il Quartiere Europa ha votato in maniera netta per il sindaco Abonante e la sua maggioranza, soprattutto per le strumentalizzazioni che ben ricordiamo legate alla realizzazione della logistica Pam ed alla promessa di mantenere la tranquillità in quella zona residenziale. Un anno dopo, non paghi di aver proposto l’area per la realizzazione del nuovo ospedale (lì ora la decisione è in mano alla Regione Piemonte, ndr), sindaco e giunta rilanciano con il centro islamico, peraltro contraddicendo lo stesso assessore Serra che esprimeva qualche anno fa la sua contrarietà riguardo alla realizzazione in quel luogo della moschea. Proprio un bel modo per ringraziare i loro elettori!
Ztl e piste ciclabili: altri due ‘cavalli di battaglia’ della nuova ideologia sinistra/grillina. Nei fatti, però, siamo al caos….
Al caos, e quasi al ridicolo. Non sono ideologicamente avverso ad ogni Ztl, ma mi pare evidente che procedere così, ‘a tentoni’, senza strategia e senza nessun confronto costruttivo con i residenti e i commercianti del centro di Alessandria non può che condurre il sindaco Abonante e i suoi fedelissimi a compiere l’ennesimo disastro. Quanto alle piste ciclabili, anche qui siamo fermi agli slogan da campagna elettorale: i fatti, anzi, ci mettono di fronte a realtà come quella di via Borsalino, con la pista ciclabile, assai frequentata, tra Cristo e centro che si interrompe bruscamente a metà via, davanti ad un dehors. Non solo: è stata interrotta la viabilità anche alle auto sull’altra metà di via, non chiedetemi come mai.
Dall’altra parte di Alessandria, agli Orti, gli striscioni di Non Una di Meno troneggiano su un immobile occupato, di proprietà dell’Upo: peraltro a questo punto con serie perplessità sull’avvio dei lavori per la realizzazione del Campus, previsto per l’autunno: che succederà?
Mi piacerebbe saperlo, davvero. Per ora sappiamo solo quel che è successo sin qui: le rappresentanti di un collettivo femminista, già noto per aver interrotto in passato un consiglio comunale (le denunciai alle autorità competenti) e per aver occupato per diversi anni l’ex asilo Monserrato (lasciandolo nelle condizioni di assoluto degrado che il centro destra ha documentato con immagini esaustive), sono state accompagnate nei mesi scorsi dall’assessore Laguzzi (lo hanno dichiarato esse stesse) a visitare e valutare alcuni immobili in cui eventualmente insediarsi. Non mi risulta che l’assessore abbia fatto da tour operator a nessuna altra associazione culturale o di volontariato, tra le tante regolarmente registrate e in paziente attesa di una sede. Solo Non Una Di Meno, che può vantare il pedigree che tutti conosciamo. Non solo: quando, nella notte antecedente al pride alessandrino (che coincidenza, vero?), Non Una Di Meno ha occupato abusivamente i locali dell’Università (di cui peraltro l’assessore Laguzzi è dipendente) non mi risulta che dalla maggioranza di Palazzo Rosso si siano levate particolari condanne o preoccupazioni, e men che meno richieste di sgombero. Restiamo quindi in attesa di sviluppi autunnali: certo, sarebbe davvero curioso se davvero non fosse effettuato alcuno sgombero, e l’avvio dei lavori per la realizzazione del nuovo campus fosse rinviata a data da destinarsi. Ma non mi stupisco più di nulla!
Focus sul Gruppo Amag: di smart city e comunità energetiche si sono perse le tracce, e sui rifiuti fuori cassonetto si alza bandiera bianca. Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?
Parto da un dato concreto. L’unica partecipata comunale che sta procedendo a pieno regime, e che dopo un importante risanamento guarda con fiducia al futuro è Aral. Guarda caso, l’unica i cui vertici non sono stati cambiati da Abonante e alleati. In Amag la situazione è purtroppo preoccupante, e dopo le dimissioni a raffica della scorsa primavera, tutte rigorosamente per motivi personali, l’impressione è di assoluta inadeguatezza, al di là degli slogan di rito. La smart city è ferma ai box, delle comunità energetiche si sono perse le tracce, la città sprofonda nei rifiuti. I bilanci 2022 han chiuso in attivo, è verissimo: ma solo ai ricavi conseguenti alla cessione di Alegas di due anni fa, quando gli attuali amministratori di Palazzo Rosso ancora si aggrappavano a slogan di vent’anni prima, come ‘la gallina dalle uova d’oro’. Provate soltanto a pensare a cosa sarebbe successo se Alegas non fosse stata venduta per tempo: la situazione del mercato legata agli eventi internazionali, ma non solo, avrebbe rischiato di trascinare a fondo tutto il gruppo, come è successo a realtà del settore anche più forti e significative. La realtà è che per governare multiutility pubbliche, ma che devono operare ormai su un mercato privato sempre più agguerrito e instabile, servono manager all’altezza, e un serio piano industriale: dove sono oggi gli uni e l’altro?
Presidente Locci, parliamo di sicurezza e di ambiente, temi certamente ‘caldi’….
Sul fronte sicurezza in consiglio comunale sono stato duramente contestato e anche deriso da sindaco e assessore, come se Alessandria fosse un’isola felice. Ma basta chiedere ai commercianti del centro e non, o a chi utilizza parcheggi come il Berlinguer e viene costantemente ‘taglieggiato’ da parcheggiatori abusivi, per rendersi conto della gravità della situazione. Sul fronte inquinamento ambientale, la vicenda della qualità dell’aria e dell’acqua a Spinetta Marengo è emblematica. Si fanno annunci, si vota all’unanimità l’impegno dell’amministrazione ad ulteriori approfondimenti, ma poi si allargano le braccia dicendo ‘i soldi non ci sono’. Per certe emergenze i soldi si possono e devono trovare: magari anche rinunciando ad aumentare i propri emolumenti: io l’ho proposto, e tornerò a farlo. Del resto ricordo casi significativi di rinuncia agli emolumenti in passato, dal consigliere Sciaudone al consigliere Penna, per citare esempi bipartisan…
A Palazzo Rosso, che un tempo i grillini volevano trasformare nel ‘palazzo di vetro’ della trasparenza, sul tema vige riserbo assoluto. In passato abbiamo anche provato a ‘scandagliare’ il sito dell’ente, ma le tabelle aggiornate sugli emolumenti degli amministratori sono scomparse…
Qualche dato posso fornirvelo io, e tornerò a chiedere maggior trasparenza sul tema. Uno dei primissimi atti del sindaco e della giunta fu proprio quello relativo all’aumento delle indennità degli amministratori. Ossia sindaco, assessori e presidenza del consiglio comunale. Non i consiglieri. Aumento consentito per legge, sia chiaro: nulla di illegale. Magari non così opportuno, appunto. Comunque persino retroattivo, dal 1° gennaio dell’anno solare 2022, come previsto dalla normativa. E crescente nel 2023 e nel 2024: a regime, si arriverà ad un sostanziale raddoppio rispetto all’amministrazione precedente con 9.660 euro mensili per il sindaco di Alessandria, e circa 5.800 euro lordi per assessori e presidente del consiglio comunale. Giusto? Sbagliato? Ripeto, si applica ciò che consente la legge vigente: ma nulla vieterebbe di devolvere “volontariamente” gli aumenti ad un capitolo per la terza fase delle indagini epidemiologiche in Fraschetta, ad esempio. Peraltro non sono grillino, e credo che chi lavora seriamente, in politica come negli altri mestieri, vada retribuito adeguatamente. Semmai mi indigna di più constatare, da un anno a questa parte, che incontrare in Municipio sindaco e assessori, al di là degli incontri ufficiali, è sempre più raro: che abbiano tutti modernamente optato per lo smart working?