di Piero Archenti
Palatium Vetus, così come oggi lo vediamo, rappresenta l’emblema del Bene Culturale ritrovato, recuperato e restituito alla città di Alessandria grazie all’importante azione di moderno mecenatismo sostenuta dalla Fondazione CRAL attraverso la società Palazzo del Governatore.
Il palazzo, infatti, nacque come centro direzionale del Comune medievale – il Broletto, appunto, ovvero lo spazio cintato dove si svolgevano le funzioni politiche e amministrative – ma terminò la sua carriera istituzionale nel 1995 come Distretto Militare. Dopo di che, dismesso e inutilizzato, ha atteso fino all’intervento della Fondazione CRAL, che attraverso la sua società strumentale, gli ha donato nuova vita trasformandolo di fatto nella propria sede dal 2012, nonché in centro di diffusione e conservazione di arte e cultura.
La struttura di Palatium Vetus rispecchia un modello diffuso nell’età comunale in Italia e condivisa da buona parte dell’architettura civica sviluppata tra il XII e il XIV secolo. In quell’epoca, inoltre, il palazzo comunale, noto come palatium comunis, veniva spesso indicato anche con il termine dialettale broletto con un rifermento agli antichi brolia, ovvero le aree libere all’interno delle mura nelle quali si radunavano le persone. Oggi il Palazzo, che affaccia sul lato occidentale di piazza della Libertà, restituisce alla città l’afflato millenario che ha conservato, intatto e autentico, tra le sue mura.
L’edificio, sede del Comune in età medievale è divenuto poi dimora dei governatori spagnoli, di Casa Savoia e dei Prefetti Napoleonici, è stato a lungo il centro della vita politica e amministrativa della città. L’impianto del nucleo originario, di origine medievale conserva alcuni elementi decorativi gotici, come le finestre a trifora, affreschi e decorazioni degli ambienti interni.
L’accesso alle sale interne, sia quella espositiva al piano terreno, che la sala convegni al primo piano, dove è esposta parte della collezione d’arte della Fondazione, sono visitabili su prenotazione oppure in occasione di eventi. La collezione raccoglie opere di pittori e scultori legati al territorio in un arco temporale che va dagli ultimi decenni del ‘700 alla seconda metà del ‘900. Protagonisti sono artisti quali Pellizza da Volpedo, Morbelli, Barabino, Bistolfi, Carrà, Morando. Una sezione della collezione è dedicata alla Battaglia di Marengo e permette di ripercorrere un periodo storico cruciale sia a livello locale che internazionale.
L’esposizione museale nella “ghiacciaia” di Palatium Vetus conserva i reperti emersi durante i lavori svolti nel palazzo: uno straordinario viaggio attraverso la storia, nel cortile è stata presentata l’epigrafe romana di Calpurnia, proveniente da Villa del Foro e restaurata grazie alla Fondazione Cal. Inoltre, all’esterno del Palazzo, oltre alla lapide commemorativa in bronzo della sottoscrizione dei Cento Cannoni per la Cittadella di Alessandria, è murato uno dei Cento Cannoni che vennero donati alla città durante i combattimenti risorgimentali.
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Il più antico edificio di Alessandria
Il più antico edificio di Alessandria è il Palazzo detto del Comando ora sede del Distretto Militare è certamente il Palazzo detto del Comando, sede del Distretto Militare. Già esisteva nel 1290 se in quell’anno, a quanto dice il Ghilini, in una “cava” del luogo dove era in quei tempi fabbricato il Pretorio, fu rinchiuso e vi trovò morte Guglielmo V di Monferrato il Lungaspada. Sicuramente allora non aveva l’aspetto di oggi e qui si ripete la storia del coltello del nonno che cambiata un giorno la lama e un altro manico, era pur sempre il coltello del nonno!
Difatti quella lontana sede, nel corso di ben sette secoli, ha subito tante trasformazioni e assunto tanti nomi diversi, rimanendo tuttavia il “Palatium vetus” cittadino come fu poi chiamato. Sappiamo che ancora sul finire del ‘700 quel complesso si stendeva su tre fronti, da piazza della Cattedrale e via dei Mercanti (Migliara) e, per un tratto alla via Larga (via dei Martiri). Posteriormente aveva incorporata la chiesetta di S. Paolo, di una Confraternita che si riunì poi alla Consorella di S. Lucia che conserva tutt’ora i due nomi.
Quando sia proprio sorto il Palazzo non è dato di conoscere: si riterrebbe che al tempo del Barbarossa la sede comunale fosse in Borgoglio (ora Cittadella), quartiere assai noto per le sue case patrizie fece sorgere altre case proprie, ed allora il Pretorio rimase ancora Palazzo pubblico, ma con diversa destinazione, sicchè fu detto “Palazzo Vecchio” o anche “Domus Potestatis” come si legge in documenti dell’epoca, in quanto sede del Podestà. Prese poi il nome di Palazzo del Governatore al tempo degli spagnoli e anche dopo, col passaggio al Piemonte: servì poi per il Prefetto del dipartimento di Marengo con Napoleone. Dopo il 1814 vide le stranezze del famoso Galateri, e passato al Demanio nel 1856 fu occupato dai Comandi militari di Divisione e Corpo d’armata.
Per ritornare al Pretorio, diremo che la parte verso la piazza era a due piani, così come oggi, con un corpo avanzato e quattro arcate di portici: sulla via Larga stava la parte rustica (ora casa Pedemonte); quivi si entrava con i cavalli fin dai tempi più lontani. Napoleone nel 1803, nell’intento di ottenere una grande piazza, ridusse e trasformò alquanto la struttura del vecchio Palazzo; di allora è la forma attuale, che fu ancora parzialmente modificata e restaurata nel 1857 e 1858. Taluni negozi di via dei Mercanti furono venduti e fi aperto un grande negozio di tessuti, “Alla Speranza” del signor Torre. A dire il vero Napoleone aveva disposto tutto un piano regolatore intorno al Palazzo del Comando, e di quel tempo sono appunto le costruzioni del lato di sinistra di via Migliara tutte simili, una via essenzialmente commerciale che anche ai primi dll’800 era forse la più bella di Alessandria: il popolo la chiamava “Cuntrà di’Ebrè”.
Piero Angiolini 28-06-1952