Pedrazzi (Ascom): “Vogliamo una primavera di vera rinascita”. La scommessa sono i Distretti Urbani del Commercio

di Ettore Grassano

 

“Una primavera non solo di ripartenza, ma di vera rinascita. Questo è quanto serve oggi al nostro commercio, ma probabilmente in generale a tutta la nostra società: dopo due anni di pandemia, c’è davvero bisogno di una svolta importante, di positività e di futuro”. Alice Pedrazzi, direttore provinciale di Ascom/Confcommercio, ci ha aiutati per tutto il 2020 e 2021 a comprendere come il tessuto commerciale di casa nostra reagiva via via all’emergenza Covid, ma oggi giustamente anela per le imprese del comparto ad una nuova normalità, proiettata in avanti e non rivolta al passato.

“Come tutte le crisi più gravi – evidenzia Pedrazzi -, anche questa ha scatenato anticorpi, e la capacità dei singoli e del sistema di reagire è stata straordinaria: non solo il commercio non si è fermato, ma ha saputo inventarsi modalità nuove, di cui parlavamo da anni, e che per tanti motivi si faticava ad implementare. Se nel 2019 parlare di ‘phygital commerce’, ossia commercio fisico più digital, poteva sembrare argomento da convegno, oggi è semplicemente realtà: e indietro certamente non si torna”.

Proviamo allora a capire, conversando con il Direttore provinciale Ascom/Confcommercio, che 2022 ci aspetta, e come in ambito non solo cittadino ma provinciale il commercio alessandrino si sta attrezzando per guardare davvero avanti, allo scenario del prossimo decennio.


Dottoressa Pedrazzi, come sta il commercio alessandrino?
(sospira) Sono stati due anni incredibili, e negli ultimi due mesi certamente la recrudescenza del covid ha condizionato negativamente il periodo natalizio, e la partenza dei saldi. Da qualche settimana per fortuna si respira un’aria nuova, di ottimismo. Le persone tornano a muoversi, l’auspicio è che la primavera ci consenta di lasciarci le negatività alle spalle.

Primavera di ripartenza vera quindi?
Di più, speriamo. Primavera e anno di rinascita, e di grandi progetti proiettati verso il futuro. La sfida è davvero epocale, qui c’è tutto da ricostruire, innovazione deve essere la parola d’ordine e lo stile di business, per tutti. Occorre guardare alle esigenze dei clienti, che in questi due anni sono considerevolmente mutate, e riuscire a soddisfarle.

La pandemia ha fatto morti e feriti, anche in termini di business: per il nostro commercio il peggio è passato?
Io credo di sì. Attorno a noi, confrontandomi quotidianamente con i nostri associati, e con i commercianti in generale, non percepisco segnali di resa, ma volontà di futuro. Certo, come sempre occorre che ogni tassello del sistema faccia la propria parte, e che gli imprenditori del settore non siano lasciati soli.

Si riferisce alle prossime scadenze fiscali?
Anche, ma non solo. Certamente le tasse sono un aspetto rilevante: o abbassiamo davvero in maniera significativa il costo del lavoro, in particolare, o la ripartenza del nostro Paese rimarrà un esercizio teorico. Penso soprattutto all’inserimento lavorativo delle generazioni più giovani ovviamente, fondamentale in un’ottica di prospettiva decennale, e di innovazione. E poi c’è la necessità, non meno rilevante, di snellire le procedure burocratiche e di gestione delle scadenze fiscali, oggi davvero opprimenti.

L’accesso al credito sarà altro ostacolo? Tra poco chi ha ricevuto finanziamenti nel 2020 dovrà cominciare a restituirli…
Ecco un’altra questione da affrontare, e rapidamente, da parte della politica. Le attività che escono da due anni di lotta per la sopravvivenza vanno aiutate in ogni modo, con accessi agevolati al credito, e piani di rientro di medio lungo periodo. In particolare è necessario supportare chi decide di investire in innovazione, sia sul fronte della gestione dell’azienda, che della formazione del personale.

Ci sono comparti del commercio che hanno sofferto più di altri?
Impossibile fare una classifica, di fronte ad uno tzunami come quello che abbiamo vissuto. Certamente però tutto il comparto dei locali di intrattenimento, che è ripartito solo da pochi giorni dopo, di fatto, due anni di stop pressochè totale, ha necessità di fiato e incoraggiamento. Anche perché c’è un risvolto sociale di non poco conto: locali aperti, e nel pieno rispetto delle normative, significano anche diminuzione degli assembramenti notturni di piazza, o di attività illegali e pericolose.

Guardiamo al futuro, Dottoressa Pedrazzi: quali sono gli investimenti strutturali necessari per modernizzare davvero il commercio di casa nostra?
La carta dei Duc è fondamentale. I Distretti Urbani del Commercio, fortemente voluti in Regione Piemonte dall’assessore Vittoria Poggio, alessandrina che conosce a fondo le tematiche del commercio, e di casa nostra, possono e devono rappresentare una svolta epocale, la riorganizzazione e valorizzazione complessiva del commercio di prossimità, con particolare riferimento ai centri storici. E’ fondamentale che al percorso dei Duc sia stata ammessa non solo Alessandria, ma tutti i nostri centri zona. Questo significa poter davvero ragionare in termini di scacchiere provinciale, senza rivalità di cortile, ma al contrario comprendendo che l’Alessandrino può e deve diventare un distretto commerciale integrato, in cui il capoluogo svolge il ruolo che gli compete, ma al contempo vengono valorizzare le specificità e l’offerta commerciale dei centri zona, e dei loro territori.

Una filiera virtuosa in cui anche gli eventi ‘in presenza’ torneranno ad avere la loro centralità? Virtuale è bello e prezioso, ma riempire le strade e le piazze è più bello…
Decisamente sì, e ci auguriamo davvero che questo sia l’anno della ripartenza vera. Stiamo lavorando al panel dei nostri eventi, in forte sinergia con le amministrazioni comunali, e naturalmente anche con le altre associazioni di categoria. Aperto per Cultura, in particolare, è stato per due anni un evento di straordinario richiamo, declinato poi in altre città del territorio, e anche a Siracusa grazie alla nostra partnership in Sicilia. Vogliamo ripartire da lì, e andare molto oltre…