Sono trascorsi pochi giorni da quando Laura Mussano, direttore del Cissaca, è stata aggredita in ufficio, di prima mattina, insieme ad un’impiegata del Consorzio socio assistenziale, da un uomo (di origine maghrebina) che qualche settimana prima aveva già dato in escandescenze a Palazzo Rosso. “Questo è il ricordino che mi ha lasciato” dice senza perdere il sorriso, e mostrando un livido ben evidente sul braccio destro”. E’ un caldo pomeriggio di luglio, e i dipendenti del Cissaca hanno appena terminato una riunione interna, con il direttore e con il presidente Mauro Buzzi, proprio sul tema della sicurezza, e della gestione di atteggiamenti e comportamenti violenti, che non sono così inusuali per chi opera nel settore. “L’aggressività – spiega Laura Mussano, non è una novità per gli assistenti sociali, e per tutti coloro che operano nella nostra filiera professionale, impiegati amministrativi compresi. Siano la prima linea di fronte al disagio, e rappresentiamo la naturale valvola di sfogo, perché siamo coloro che incontrano, fisicamente, persone che, a vario titolo e in varia misura, certamente bene non stanno. In più, diciamo anche che in Italia manca, rispetto ad altri Paesi europei, una cultura sociale diffusa, e anche forse una certa considerazione per chi fa il nostro mestiere”. Assistenti e operatori del sociale, insomma, altrove sono certamente più considerati sul piano professionale, e anche retributivo. Ma non è questo l’aspetto centrale su cui Laura Mussano si sofferma.
“Vorrei evidenziare – dice invece – che l’aggressione di cui siamo state oggetto la giovane impiegata del Consorzio ed io è un atto gravissimo, e auspico che il responsabile ne risponda in maniera adeguata: anche se due giorni dopo era già di nuovo in circolazione. Se ripenso a quella concitata mattina, alle urla, alla ragazza stesa a terra mentre quel disgraziato si lanciava su di me con il coltello in mano, non so spiegarmi neanch’io come sono riuscita a mantenere il sangue freddo, a scappare in strada e a chiamare aiuto. Questione di nervi, credo. Poi sono crollata, e non ho dormito per tre notti di fila, naturalmente”.
Anche il presidente del Cissaca, Mauro Buzzi, che quel venerdì mattina è arrivato ad aggressione appena conclusa, sul tema è chiaro e inflessibile: “non buttiamola sul ‘giustificazionismo’ per favore, perché un’aggressione simile è un atto gravissimo, di cui il responsabile deve rispondere dinanzi alle autorità competenti. Oltretutto non è una persona che possa sostenere di non essere stata aiutata: ha sempre ricevuto da parte nostra la massima attenzione, e non da ora. In passato aveva un regolare lavoro in un’azienda del territorio, e lo ha perso per propria responsabilità. Poi ha ricevuto una proposta di lavoro da una cooperativa sociale, ma non gli interessava. Preferiva il sussidio di disoccupazione. Ha una casa popolare, come giusto che sia perché gli spetta. Ma insomma, pur con le indiscutibili difficoltà personali, non si tratta di una persona abbandonata dalla società, tutt’altro. Così come, però, eviterei di parlare di extracomunitario, screditando un’intera categoria. E’ un individuo, pienamente responsabile di ciò che ha fatto”.
Proviamo, allora, con direttore e presidente del Cissaca, a capire se, al di là del caso eclatante (e speriamo completamente isolato), esiste oggi un disagio diffuso e crescente, e come può essere affrontato. “Il numero delle persone in difficoltà – spiega Laura Mussano – è certamente in aumento, e c’è sullo sfondo un problema di governance, a livello centrale, ma anche sul nostro territorio. Ossia, troppo spesso viene fatto credere alle persone in difficoltà che, qualsiasi problema tu abbia, vai al Cissaca e te lo risolvono”. Il presidente Mauro Buzzi chiarisce: “Abbiamo in programma una serie di incontri con gli amministratori e operatori dei comuni che fanno parte del Consorzio, a partire da Alessandria, per chiarire che non possono considerarci il surrogato di tutte le emergenze del sistema. Per cui, pur di scaricare un problema, si dice alla persona in difficoltà di venire qui, che certamente qualcosa si potrà fare”.
Insomma, il Consorzio Socio Assistenziale non può fare da ‘parafulmine’ a tutte le disgrazie, ed essere una sorta di ‘ultima spiaggia’ dell’assistenza, a tutto campo. “Abbiamo una mission ben precisa – sottolinea Laura Mussano – e competenze per far fronte a quattro precisi filoni di intervento: 1) i minori in difficoltà, con particolare riferimento alle valutazioni che ci vengono richieste dal tribunale, in caso di divorzio conflittuale, ma anche consensuale, sul fronte dell’affidamento dei figli. 2) il supporto agli anziani, ossia alle persone di età superiore ai 65 anni: e si consideri che sono 33 mila solo nel comune di Alessandria, e non sono pochi coloro che, a vario tutolo, hanno bisogno di aiuto. 3) le persone portatrici di fragilità, ossia non in grado di governarsi da sole: dalla gestione del patrimonio (spesso soltanto la pensione). Anche qui parliamo, a livello di nostro comprensorio di riferimento, di circa 800 persone. 4) infine i disabili per nascita, e chi per varie ragioni lo diventa nel corso della vita.
Complessivamente stiamo parlando, sommando le quattro diverse tipologie, di circa 5 mila persone. Un’enormità. Per questo diventa per noi impossibile essere anche l’interfaccia di chi, sano e non malato, cerca lavoro o è stato sfrattato. Non ci tiriamo mai indietro, sia chiaro: soprattutto quando individuiamo casi di disagio reale, ed emergenze. Però anche le diverse istituzioni che operano sul territorio devono capire che non possiamo occuparci di tutto e tutti, indiscriminatamente”.
Un luogo comune è quello che vuole le istituzioni di assistenza sociale a prevalente ‘appannaggio’ degli stranieri. Ma su questo aspetto il presidente del Cissaca Mauro Buzzi è molto chiaro: “su complessivi 5.000 mila nostri interventi in un anno, circa il 30% è destinato a persone di nazionalità non italiana, e che chiaramente sono in possesso di tutti i requisiti di legge per poter beneficiare dei servizi. Ma, per fare un esempio, tra gli anziani gli stranieri assistiti sono pochissimi, poiché in Italia arrivano in genere persone giovani, in età da lavoro”.
E sul fronte finanziario, la fase di emergenza al Cissaca è conclusa? “Non proprio – precisa Buzzi – ma certamente la situazione rispetto ad alcuni mesi fa è migliorata. Il Comune di Alessandria ha pagato per intero la quota 2012 (anche se rimane aperta la questione degli arretrati, legati alla vicenda del dissesto), e lo stesso dovrebbe fare, entro fine luglio, la Regione Piemonte. Naturalmente, mano a mano che incassiamo i contributi, provvediamo al pagamento delle fatture arretrate dei fornitori, cooperative prima di tutto, grazie alle quali molti dei nostri servizi vengono erogati”.
Ettore Grassano
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