di Anna Sgheiz
Siamo appena entrati negli anni Venti del ventunesimo secolo e tra i mille propositi personali, sociali e politici tra poco arriverà Sanremo.
Quest’anno lo condurrà Amadeus, che sarà circondato da una consistente presenza femminile di co-conduttrici: Clerici, Leotta, Jebreal, Bellucci, Salerno e a seguire.
Insomma i propositi sono buoni: Amadeus dice di voler guardare al futuro con un occhio al passato e che la presenza femminile al 70esimo è importante, ci saranno molte donne con storie diverse.
“Ovviamente sono tutte belle” dice e ancora non mi ero meravigliata troppo, siamo a Sanremo, in Rai e l’occhio fa la sua parte.
Ciò che mi ha lasciata perplessa invece è stata la motivazione della scelta di ognuna di loro, dalla fidanzata di Valentino Rossi “bellissima e promettente modella capace di stare accanto a un grande uomo stando un passo indietro”, alla Leotta che “si dimostra essere donna che si può occupare di sport” o ancora la Salerno che “è stata un’icona sexy ma che ancora oggi può raccontarci qualcosa”.
L’idea che bisogna trasmettere ai milioni di spettatori e spettatrici è che una donna per far carriera debba farsi bella, mostrarsi, stare al posto che la società (e Amadeus) impone, e che superata una certa età sia da buttar via?
È grave che l’azienda culturale più grande del paese gridi ‘prima l’estetica e poi il contenuto‘, e se il contenuto non c’è non importerà.
Allora ho riflettuto sulla mia posizione di donna e su ciò che vorrò dal futuro: un’Italia in cui la presenza di una donna non sarà giustificata dall’aspetto fisico, ma per le sue capacità, e con un uomo a cui ho piacere di stare accanto da pari, e non rimanendo un passo indietro.