“1+1 per me deve fare sempre 3, altrimenti non funziona, c’è qualcosa di sbagliato”. Ogni incontro con Mauro D’Ascenzi fa storia a sé, e alla fine ne esci arricchito, ma anche alla ricerca del ‘filo rosso’, dell’idea di sintesi che dia un senso alla narrazione. Dal futuro dei servizi di pubblica utilità in Italia al ruolo delle multiutility di casa nostra, dalle critiche al governo ‘gialloverde’ ai ‘tormenti’ del Partito Democratico, l’amministratore delegato del Gruppo Acos non dimentica ovviamente di essere prima di tutto manager d’azienda (“vent’anni fa eravamo in 24, oggi siamo 350, con professionalità di eccellenza: e nel 2017 abbiamo chiuso il bilancio con circa 8 milioni di euro di utile lordo, quasi tutti reinvestiti nella nostra attività”), ma di un’azienda ‘sui generis’ (“la mission di una società come la nostra è sì produrre utili, ma facendo al contempo servizi pubblici di qualità, e sviluppo per il territorio”). Se provate ad attribuirgli la ‘paternità’ intellettuale ed organizzativa della Giornata delle Idee che si è tenuta a Novi Ligure lo scorso ottobre minimizza (“sono uno dei tanti che hanno dato un contributo: peraltro non ho neanche tenuto una relazione. L’organizzatore è stato il sindaco, Rocchino Muliere”), ma non nasconde la soddisfazione sapendo che la qualità degli interventi (“e non solo quelli dei relatori illustri venuti da fuori: soprattutto le esperienze locali”) è stata tale da attrarre l’attenzione anche di grandi player dell’universo multiutility. “Tutto il comparto oggi deve scommettere su un futuro diverso – commenta D’Ascenzi -: vincerà chi saprà pensare e progettare ‘in campo lungo’, oltre le emergenze di stagione”.
Mauro D’Ascenzi, partiamo da un identikit aggiornato del Gruppo Acos. Pochi numeri essenziali…
Nel 2017 abbiamo chiuso con 78 milioni e 300 mila euro di produzione, e quasi 8 milioni di euro di utile lordo. Circa 350 dipendenti, e un roe (nel linguaggio della finanza l’indice di redditività del capitale proprio: esprime, in massima sintesi, i risultati economici dell’azienda) davvero interessante, 11,48%. Chiunque può fare un raffronto con i rendimenti di Bot o depositi bancari…
Una multiutility di provincia forte e sana insomma: eppure il comparto dei servizi di pubblica utilità appare non privo di incognite. Cosa farà Acos ‘da grande’?
Chi smette di progettare il futuro è già ‘al palo’. Noi abbiamo in previsione per i prossimi anni investimenti per decine di milioni di euro sul nostro territorio di riferimento, che va dal tortonese all’ovadese, con Novi ovviamente come baricentro. Ma le incognite che arrivano dall’esterno sono davvero pesanti, e ci condizionano non poco.
Non vorrà partire subito all’attacco del Governo Lega 5 Stelle? Non faccia il militante…
(sorride, ndr) No no, riesco ancora a tener distinti a sufficienza i due ruoli, ma è proprio il manager di azienda di servizi (in passato anche presidente e vicepresidente dell’associazione di categoria delle multiutility, oggi ancora membro di giunta di Utilitalia, ndr) che cerca di riflettere a voce alta. Penso all’acqua, tanto per cercare di difendere un bene essenziale….
Lì nascerà nei prossimi anni un Consorzio, con un unico gestore provinciale?
Questo prevede la legge attuale, ma ci sono anche ipotesi di trasformazione radicale del quadro normativo, vedremo. Intanto sto ai fatti: soltanto nel nostro attuale bacino di riferimento, sarebbero necessari 200 milioni di euro per ottimizzare la qualità di tutte le tubature (oggi la dispersione di acqua è enorme, e non possiamo più permettercela), senza considerare un’altra serie di interventi strutturali altrettanto rilevanti. Moltiplichi questa cifra per tutto il paese, e capirà che si arriva a cifre da capogiro. Noi, che siamo realtà sana, riusciamo al momento a reinvestire sul fronte acqua 4/5 milioni di euro l’anno: che è tantissimo, ma poco rispetto a quello che servirebbe.
L’altra grande faccia del ‘sistema ambiente’ sono i rifiuti: funziona il ‘metodo Contarina’, ossia la differenziata ‘spinta’?
Finora viene applicata in una serie di piccoli comuni, dove è oggettivamente più facile: Novi e Tortona, con i grandi condomini, si sono prese un po’ più di tempo….
Diciamola tutta D’Ascenzi: lei non è mai stato un grande sostenitore di questa metodologia…
(riflette, ndr) Sono stato in Norvegia, qualche mese fa. Sa che lì, come in gran parte del Nord Europa, la differenziata spinta è già stata praticamente abbandonata? Si applica una differenziata ‘ragionevole’, diciamo così: ossia attorno a quel 50% che qui, sul nostro territorio, già abbiamo raggiunto. Utilizzano per arrivarci macchinari anche relativamente poco costosi: e il resto dei rifiuti viene trasformato in energia.
Significa che il ‘format’ della differenziata ‘spinta’, e forse anche un po’ ideologica, è già in crisi?
La legge dice che occorre arrivare al 65%, e a quella noi ci atteniamo. Poiché però occorre sempre riflettere sulla prospettiva, a me pare evidente che le grandi ‘rotte’ internazionali del rifiuto riciclato, la Cina ad esempio, si stanno ormai esaurendo. E a quel punto, se il prodotto riciclato smette di avere un mercato, ovviamente occorre confrontarsi con un nuovo scenario.
Intanto nel basso Piemonte fate i conti con tre aziende di raccolta rifiuti, e una di smaltimento. Troppe?
Ho sempre pensato di sì, e che alcuni amministratori, sia chiaro in assoluta buona fede, si siano lasciati condizionare un po’ troppo, e forse ‘incantare’, dai loro tecnici, rinunciando al primato della politica. Che invece nella mia visione decide la rotta, e poi delega ai tecnici la realizzazione.
Ci arriviamo, alla politica. Prima però parliamo di gas e dintorni: in attesa delle gare di ambito, di cui parliamo da anni, a Novi state entrando nella fase ‘operativa’ del teleriscaldamento?
E’ riduttivo dire così. Abbiamo vinto la gara non solo per il teleriscaldamento, ma per la gestione energetica del comune di Novi nei prossimi 33 anni. Il che significa impianti, efficientamento, razionalizzazione dei consumi dell’energia elettrica. Ma la sfida è anche più ampia: lo scenario dei prossimi decenni sarà una crescita esponenziale della produzione di energia da fonti rinnovabili, ma anche una gestione della casa domotica: in cui le esigenze e i consumi saranno sempre più razionali, personalizzati e gestiti con ‘sensori’. Le multiutility del futuro insomma ci venderanno il caldo e il freddo, non il gas o altre materie prime. Ne abbiamo parlato a fondo ad ottobre, alla Giornata delle Idee. Davvero un appuntamento riuscito, con riflessioni di metodo e ‘sistema’ che vanno ben oltre la dimensione locale.
Insomma D’Ascenzi, Novi proiettata nel futuro, e ancora una volta ‘laboratorio’ di avanguardia anche per il resto del territorio?
Non dico questo, sarebbe presunzione. Ma che qui la situazione, pur nel contesto di crisi decennale del paese, sia meno drammatica che altrove, mi sembra un fatto: lo dicono anche gli indicatori occupazionali, che non sono mai un aspetto banale. E soprattutto, appunto, non abbiamo perso il gusto della sfida, e del pensiero sul futuro…
Ad Alessandria si parla di partnership territoriali come percorso alternativo rispetto a cessione di ‘quote di sovranità’ a grandi player. Meglio sviluppare alleanze locali insomma: a Novi cosa ne pensate?
Parlo per me: alle partnership credo da sempre, se portano valore aggiunto. Da soli ci si spegne, il confronto collaborativo fa crescere. Specie, aggiungo, se si riesce a collaborare con chi è più bravo di noi, e può portarci valore aggiunto. Detto questo: con Alessandria esiste una seria collaborazione da tempo, sul fronte acqua. Fermo restando che lo scenario normativo potrebbe anche mutare: tanto per tornare alla politica, insomma…
Ecco, appunto. Che a lei il Governo Lega 5 Stelle non piaccia lo diamo per scontato. Il ‘suo’ PD però appare in stato confusionale: o no?
Non esageriamo con l’autoflagellazione: lo dico ai cultori della critica interna al partito. E’ il momento di costruire, non di piangerci addosso. Anche perché, ne sono certo, di qui ad un anno al massimo tutte le enormi contraddizioni di questo Governo arriveranno al pettine, e non saranno più sostenibili. Mi riferisco alle enormi ‘bufale’ sul fronte economico finanziario: percorsi insostenibili come il reddito di cittadinanza, e le pensioni anticipate. Ma penso anche ad aspetti valoriali: l’utilizzo strumentale che la Lega fa della paura del diverso non reggerà a lungo. Specie ora che gli italiani possono constatare come, con Salvini agli Interni, la situazione dell’ordine pubblico sia tutt’altro che migliorata. Il Partito Democratico insomma ha di fronte a sé una prateria da cui ripartire. E l’attuale dialettica interna, per quanto confusa, testimonia che noi siamo ancora l’unico partito in cui si discute. L’importante, certo, è arrivare ad una sintesi a febbraio, con un congresso aperto a tante proposte diverse, ma capace poi di fare sintesi unitaria. Perché questi non durano, lo ribadisco….
Sarà, ma da tanti anni un esecutivo non aveva nei sondaggi un consenso stabile attorno al 60%. E su certi temi, come quota cento e reddito di cittadinanza, i sindacati sembrano tutt’altro che ostili. Compresa la ‘sua’ Cgil….
Che fa, mette il dito nella piaga? Allora chiariamo. Il rapporto del Partito Democratico con i sindacati va ricucito, con buona volontà da parte di tutti. Perché è evidente che in questi anni errori ne sono stati commessi, su entrambi i fronti. Facciamo un solo esempio: i sindacati, e la Cgil in particolare, a cui pure sono iscritto, stanno prendendo sulla vicenda pensioni a mio parere una ‘cantonata’. D’accordissimo sulla necessità di tutelare i lavori ‘usuranti’, e i lavoratori con fabbriche in crisi, ma per tutti gli altri la pensione a 62 anni o 41 anni di contributi, anche se sarebbe giusto, è insostenibile dal sistema: non lo dico io, lo dicono i numeri. E questo mette in pericolo le pensioni dei nostri figli. Se ci sono dei demagoghi in politica, e i corpi intermedi stanno al gioco, è un problema. Che la coperta è troppo corta lo sappiamo tutti: inutile poi prendersela con i mercati, che fanno il loro mestiere. Ma torno alla Cgil: quella di Lama ve la ricordate? Vi fu un periodo negli anni Settanta in cui diceva ai lavoratori di non chiedere aumenti del salario, ma costringere i padroni’ a fare gli investimenti. Non cercava il consenso immediato, non ‘lisciava il pelo’ ai populismi dell’epoca, se li vogliamo chiamare così: era una Cgil riformista che lavorava ‘in campo lungo’, per consolidare il suo ruolo di attore principale per tutto il paese. Sì, quella Cgil mi manca molto.
Elezioni 2019: da Novi a Torino, fino a Bruxelles. Sarà una débâcle annunciata per il centro sinistra?
Calma, calma. Alle elezioni mancano 7 mesi, se non sbaglio: lo scenario sta già cambiando, presto gli italiani capiranno di avere a che fare con degli improvvisatori assoluti. A Novi il Pd e i suoi alleati sostengono con forza Rocchino Muliere: una persona perbene, seria, preparata. Che sa ascoltare tutti. Novi è una città vitale, piena di intraprendenza. La gente si lamenta soprattutto per le buche nelle strade, che però stanno asfaltando. Per le regionali, non so cosa deciderà il Partito Democratico: dico solo che dalle nostre parti puntare su qualche giovane in gamba male non ci farebbe. E a Novi ne abbiamo.
Mauro D’Ascenzi invece che farà da grande?
Il mio mandato in Acos scade a giugno 2020, quindi c’è tempo. Certamente non ho ambizioni di carriera altrove: non ho accettato di lasciare Acos in passato, anche a fronte di proposte molto interessanti, figuriamoci se lo farò quando avrò 64 anni. Mi dedicherò alle idee, alla riflessione sul futuro: del centrosinistra, come dei servizi pubblici. Sarò a disposizione, come si dice in questi casi. Non potendo più dare cattivi esempi, darò buoni consigli.