Sulla sua scrivania, nell’ufficio della presidenza del consiglio comunale di Alessandria, ha appoggiato un faldone con etichetta eloquente: “fatture Aral”: come a dire che Emanuele Locci è sempre ‘sul pezzo’, e anche ora, nel suo ruolo istituzionale e ‘super partes’, non rinuncia a fare politica, e ad entrare nel merito delle emergenze, o quanto meno delle criticità sul tappeto: “Sono stato eletto dai cittadini, e rappresento loro, e la lista civica Alessandria Migliore: non ho partiti a cui obbedire, e questo mi rende certamente più libero. Il tutto naturalmente sempre tenendo ben distinto il mio ruolo di presidente del consiglio comunale, e quindi di garante delle procedure, da quello di consigliere che non rinuncia alle proprie idee, e battaglie”. Rifiuti dunque, ma anche il bilancio di Palazzo e l’Università sono al centro di questa chiacchierata ‘politica’. Senza dimenticare l’altro palazzo, quello della Provincia che sta dall’altra parte della piazza: si dice che Emanuele Locci stia scalpitando non posto: toccherebbe a lui sostituire il neo consigliere regionale Luca Rossi, in caso di sue dimissioni dal consiglio provinciale (“al momento Rossi è consigliere comunale a Valenza, consigliere provinciale e consigliere regionale: non sono un po’ troppe tre cariche? Come fa a seguire tutto?”): ma le dimissioni tardano ad arrivare…
Presidente Locci, partiamo dal faldone sulla sua scrivania: Aral è ‘salvabile’ o no? Rischiamo un’estate con rifiuti per le strade?
Questo no, credo che Amag Ambiente farà il suo dovere. Nei giorni scorsi per Aral è stato presentato un piano industriale che è stato illustrato in commissione. Trovo interessante in particolare la parte di diagnosi che mette in luce le cause che hanno condotto a questa situazione e che per molti aspetti coincidono con questioni che io ho sollevato nel corso degli ultimi anni, evidentemente andavo ascoltato prima. Al di là di questo, ritengo che il piano industriale sia un punto di inizio per ragionare ma che non possa essere considerato l’unica soluzione. Personalmente ritengo necessario realizzare la settima e l’ottava vasca, il che ci eviterebbe l’emergenza. Poi tenterei ancora di raggiungere un accordo con i comuni di Solero e Quargnento per alzare il livello dell’attuale discarica che ci darebbe il tempo di prendere con lucidità, analizzando pro e contro, decisioni strategiche per il futuro. Posto però che bisogna mettere mano anche alla massa debitoria…
Ed eccoci al faldone delle fatture: è così?
(sorride, ndr) Sono convinto che Aral avrebbe potuto essere gestita meglio, diciamo così. Mi riferisco al quinquennio di gestione del centro sinistra, ma anche certamente a mali più antichi. In particolare, però, per non essere tacciato di genericità, vorrei che si focalizzasse l’attenzione sulle fatture degli ultimi anni: siamo certi che corrispondono tutte a prestazioni effettivamente effettuate, e in termini corretti? Certamente esistono strumenti di verifica di vario tipo: basta volerlo. Non accuso, sia chiaro: sollevo perplessità, e mi piacerebbe che ci fosse totale trasparenza su come si è generata la ‘voragine’ nei conti Aral: possibile che in molte città lo smaltimento dei rifiuti sia un business, e qui da noi un disastro fallimentare?
I conti del comune invece come vanno? Il bilancio la soddisfa?
Sicuramente si sta lavorando con impegno, ma troppo spesso ‘emergono voci inaspettate, debiti inattesi. Personalmente, se fossi stato eletto sindaco, avrei optato subito, nei primi mesi, per un ente certificatore esterno in grado di fare uno screening completo ed esaustivo, per sapere davvero tutto, senza dimenticare nulla in qualche cassetto. Si può sempre fare peraltro, basta volerlo. Rilancio anzi una proposta che mi sta a cuore: perché non costituire una commissione ad hoc, con all’interno rappresentanti di tutti gli schieramenti, che passi in rassegna dettagliata tutti i bilanci dal 2014 ad oggi? Quando l’ho chiesto ci sono stati apprezzamenti, ma anche reazioni scomposte di parte del centro sinistra: eppure, se tutto è stato fatto a regola d’arte, che problema ci sarebbe?
Altra questione aperta: la crescita del polo alessandrino dell’Università del Piemonte Orientale, proprio in questi giorni alle prese con l’elezione del nuovo Rettore….
L’Università può e deve essere lievito per la crescita di Alessandria, non solo culturale ma anche economica. Fondamentale che il comune e gli altri enti territoriali sostengano il percorso di crescita dell’Upo a casa nostra, partendo certamente, come spesso evidenziato dal professor Salvatore Rizzello, dalle residenze universitarie, dai servizi, dall’integrazione fra ateneo e città. Speriamo che il nuovo Rettore, che sarà eletto proprio in questi giorni, ‘spinga’ in questa direzione. Che gli ultimi anni siano stati caratterizzati da investimenti un po’ squilibrati verso Novara mi pare innegabile. Per questo
proprio la candidatura di Rizzello – direttore del Digspes, dipartimento della sede alessandrina dell’UPO – che ha vinto al primo turno nelle sedi di Alessandria e Vercelli, è un segnale di richiesta di maggiore attenzione che viene da questi territori un po’ penalizzati negli ultimi anni. La conoscenza del territorio ed il valore simbolico che potrebbe avere un Rettore che vive la nostra realtà da vent’anni è più che una bella suggestione e potrebbe essere un bel regalo alla città in occasione del suo 850 compleanno.
E Palazzo Ghilini, Locci? Non è un mistero che se il consigliere Luca Rossi, da due mesi anche consigliere regionale, si dimettesse toccherebbe a lei subentrare…succederà?
(sorride, ndr) Chissà, vedremo. Nella sua recente intervista al vostro magazine Rossi parla di approvazione del bilancio, e ci siamo. Poi però ricorda anche che gli è stato chiesto di rimanere: forse qualcuno ritiene che la mia sarebbe una presenza scomoda? Certamente, questo è vero, farei come ho sempre fatto: gli interessi dei cittadini prima di tutto. Sulla partita trasporto pubblico, ad esempio, vedo molta opacità, che non mi piace. E non è un mistero che i vertici di Arfea e Consorzio Scat abbiano da sempre rapporti di forte vicinanza con alcuni esponenti del centro destra locale.
Sta tornando in pista il Locci di lotta insomma, accanto a quello di governo: la sua lista civica, Alessandria Migliore, guarda avanti?
Certamente sì, nell’interesse di tutta la nostra comunità. Stiamo cercando anche una sede fisica, spaziosa e centrale, dove incontrare i cittadini, e aprire anche una serie di sportelli di supporto gratuito da parte di professionisti. Ma anche e soprattutto di raccolta di idee, proposte, progetti realizzabili.
La vostra rimane una dimensione comunale? Nel 2019 ci sono elezioni regionali, ed europee: Locci sarà della partita?
La priorità per Alessandria Migliore rimane lavorare per la comunità alessandrina, e fare in modo che, fra quattro anni, la città sia davvero migliore di oggi. Nel frattempo, lo so bene, ci attendono scadenze elettorali importanti, in cui sia personalmente che come lista civica certamente non staremo alla finestra: decideremo chi sostenere, e lo faremo lealmente e apertamente, che si tratti o meno di esponenti di Alessandria Migliore.
Lei, da sempre politico di destra, che giudizio dà del nuovo governo Conte?
Premessa: ai gazebo della Lega ho votato no, perché contrario a questo accordo. Avrei preferito un governo di centro destra classico. Detto questo, lasciamoli lavorare e giudichiamo i fatti: ci sono alcuni ministri (dagli Interni alla Famiglia, all’Ambiente) a cui mi sento molto vicino, e che spero possano fare cose importanti. Ma soprattutto vedo che establishment e mainstream, quelli che han sempre comandato in questo paese insomma, si agitano parecchio: il che mi rende decisamente fiducioso che stavolta possa essere avviata una fase di cambiamento vero. L’Italia ne ha assoluto bisogno.