Radici fortemente ‘ancorate’ al territorio, e sguardo rivolto verso l’Europa. “Questo è il futuro che vorrei per l’Università del Piemonte Orientale: il nostro ateneo è giovane, e con enormi potenzialità di crescere. Ma necessita anche di alcuni ‘correttivi’, su cui mi sto confrontando da dicembre con tutti gli ‘attori’ coinvolti: dal personale docente e non agli studenti, alle istituzioni e ai diversi soggetti territoriali. Ce la possiamo fare, il salto di qualità dipende da noi”.
Il professor Salvatore Rizzello è figura che i lettori di CorriereAl ben conoscono: direttore del Digspes (Dipartimento di giurisprudenza, scienze politiche, economiche e sociali) di Alessandria, più volte in questi anni ci ha raccontato il percorso (in termini di risultati raggiunti sia sul fronte della didattica che della ricerca, ma anche di criticità) di ‘Palazzo Borsalino’, e oggi è alla vigilia di una sfida ambiziosa: si candida alla carica di Magnifico Rettore dell’Upo (qui il suo programma, e quello del suo ‘antagonista’ Gian Carlo Avanzi, nell’analisi di Enrico Sozzetti), in sostituzione del ‘novarese’ Cesare Emanuel, in scadenza il prossimo 31 ottobre. Ad avere diritto di voto è una ‘comunità’ di 536 elettori, ossia 372 docenti, 37 rappresentanti del personale amministrativo, e 127 rappresentanti degli studenti. Al primo turno (31 maggio-1 giugno) per vincere occorre ottenere la maggioranza assoluta degli aventi diritto, all’eventuale (e abbastanza probabile, secondo le previsioni della vigilia) secondo turno del 13 e 13 giugno diventerà Rettore chi otterrà la maggioranza ‘semplice’ dei voti espressi.
E’ una questione puramente ‘accademica’, l’elezione di un Rettore universitario? Sì e no. Se si ritiene che oggi l’Università del Piemonte Orientale sia davvero una leva strategica di crescita e di sviluppo per il suo territorio di riferimento (le tre province di Novara, Vercelli, Alessandria, ma anche quella di Asti che rappresenta già oggi un ‘avamposto’ universitario di notevole qualità), la scelta del Rettore, e quindi il ‘direzionamento’ dell’Ateneo nei prossimi 6 anni (“mandato non rinnovabile”, sorride Rizzello), non è certamente soltanto accademica, ma che investe l’interesse generale della nostra comunità.
Se poi, come molti ritengono, nell’ultimo decennio gli investimenti (che sono del resto espressi da numeri e cifre facilmente verificabili, non da ‘sentiment’) all’interno dell’Upo sono stati distribuiti in maniera non proprio equa e uniforme, con Novara a fare, per tante ragioni, ‘la parte del leone’, e Alessandria quella di Cenerentola, o del brutto anatroccolo, le prossime elezioni accademiche diventano ancora più significative. In questa chiacchierata il professor Rizzello si guarda bene dal sollevare polemiche e polveroni (“L’Upo deve saper fare ‘rete’, e crescere come un unico organismo”) ma al contempo riconosce “Alessandria, e anche Asti, hanno potenzialità, e necessità di investimenti, che nei prossimi sei anni dovranno essere soddisfatte”.
Professor Rizzello, è pronto allo ‘sprint’ finale?
(sorride, nrd) Sicuramente sì, anche se parlerei di maratona: è da dicembre che cerco di confrontarmi, senza sosta, con tutti gli attori in campo, non solo sui territori delle nostre province, ma anche in Regione, interlocutore fondamentale. Credo che a Torino si siano ormai resi conto che l’Upo non è un ‘antagonista’ della loro Università, o del Politecnico, ma un tassello fondamentale del ‘mosaico’: il che però dovrà significare, nel nostro progetto, anche precise scelte sul fronte degli investimenti.
Dice ‘nostro’: non si sente leader solo al comando quindi…
Assolutamente no: ho deciso di accettare questa sfida dopo una ‘elaborazione collettiva’ di progetto da parte di una squadra, di accademici e non, e dopo aver a lungo ‘ascoltato’ le esigenze del territorio: dagli studenti, alle istituzioni, ai corpi intermedi.
Il suo programma è corposo, e certamente ambizioso: si insiste molto sui concetti di qualità, e di innovazione ‘in rete’. Che vuol dire?
L’Upo ha ottenuto in questi anni, sia sul fronte della didattica che della ricerca, risultati eccellenti, in tanti ambiti eterogenei: medicina, farmacia, economia, e non solo. Oggi però abbiamo bisogno di fare un ulteriore salto di qualità, rimanendo ‘ancorati’ al nostro territorio, ma sviluppando progetti con altri atenei, e in un’ottica internazionale, quanto meno europea. Il sapere, ora più che mai, non ha confini, ed evolve in maniera rapidissima. Poter contare, dunque, su infrastrutture tecnologiche di avanguardia diventa fondamentale, e qui servono investimenti importanti: anche perché il futuro prossimo è un linguaggio che parla di ‘big data’, ‘data service’ e via discorrendo. Non a caso come Pro Rettore proponiamo, al mio fianco, il professor Luigi Portinale, docente ordinario di Informatica al Disit, e figura di eccellenza sul fronte dell’innovazione.
Una squadra tutta ‘alessandrina’ quindi?
No, assolutamente non è così: la figura del professor Portinale è emersa da un confronto ‘a tutto campo’ con i sostenitori del nostro progetto, che sono egualmente ‘distribuiti’ fra Alessandria, Vercelli e Novara. Non è scelta territoriale, e non ci interessa muoverci in ottica campanilistica, ma di progetto unitario. L’Università del Piemonte Orientale è tripolare, senza dimenticare Asti, dove già oggi siamo presenti con un corso triennale e un master. Tra l’altro enti locali e istituzioni astigiane ci credono molto, e hanno investito in infrastrutture. C’è una bella sede, e sono quasi pronte residenze, palestra, auditorium, con in più il progetto di un parco, con parcheggio sotterraneo.
A proposito di infrastrutture, professor Rizzello. Delle ‘carenze’ alessandrine, su questo fronte, lei ha parlato più volte in questi anni. Non è che passi in avanti concreti sino ad oggi se ne siano fatti tanti però…
(riflette, ndr) Ho molto apprezzato sul tema le parole, e i progetti, enunciati da Pierangelo Taverna, presidente della Fondazione CrAl, nell’intervista rilasciata a CorriereAl nei giorni scorsi. Che Alessandria abbia eccellenze sia sul fronte della ricerca che della didattica, a Palazzo Borsalino come al Disit, e che invece abbia molto terreno da recuperare sul fronte delle infrastrutture e dei servizi, non è un mistero. La Fondazione è sempre stata ‘in prima linea’ nell’offrirci supporto, ed è importante che continui ad esserci, nelle varie direttrici enunciate dal suo presidente. Però non basta ‘scaricare’ le responsabilità di quel che manca sul territorio: l’ateneo da questo punto di vista deve prima fare una riflessione sulle proprie scelte ‘interne’ di investimento di questi anni, e là dove serve ‘correggere’ il tiro.
Lei insomma dà ragione a noi alessandrini, quando ci sentiamo un po’ ‘il brutto anatroccolo’ sul fronte degli investimenti in infrastrutture…
Ci sono numeri e cifre, non è questione di opinioni. Non che naturalmente quelli fatti finora siano stati investimenti sbagliati, tutt’altro. Certamente però è arrivato il momento di mettere anche Alessandria al centro degli investimenti di domani.
Che molti qui da noi ‘legano’, professor Rizzello, alla partenza dei corsi della Scuola di Medicina…
E’ un progetto che ci sta molto a cuore, e a cui dedicarci con impegno. Mi pare però che sul tema qualcuno abbia un po’ esagerato con l’ottimismo, in questi mesi. Ho avuto modo di confrontarmi sulla questione anche con i vertici regionali, e mi è stato confermato che di certezze al momento ce ne sono poche. L’iter decisionale legato ai nuovi cinquanta posti destinati all’Upo è ancora intricato, e prevede una serie di passaggi tutt’altro che scontati. Senza contare il capitolo risorse, ovviamente delicatissimo…
Si parla della necessità di 50 nuovi docenti….
Tra l’altro, per cui occorre fare tutte le verifiche del caso, prima di lanciarsi in proclami roboanti, che non ci appartengono. Però, ripeto, la sfida va affrontata, e vinta: oltretutto ad Alessandria su quel fronte esistono già specificità e competenze importanti. Diversi nostri docenti collaborano attivamente a progetti di sociologia sanitaria proprio con Novara, e da 15 anni, grazie al professor Balduzzi, ad Alessandria possiamo contare su forti competenze nell’ambito del Diritto Sanitario. Si tratta di ‘fare sistema’, e muoversi con determinazione e serietà: ma senza creare facili entusiasmi prima del tempo.
Oggi il sapere non ha confini, professore: men che meno regionali. L’Upo è destinato a sentire sempre più la concorrenza e il ‘fiato sul collo’ degli atenei lombardi?
Considero la vicinanza, in particolare, con l’Università di Pavia e con quella di Milano come un’opportunità, più che come un rischio. A patto naturalmente di saper dialogare con entrambi, costruendo alleanze e sinergie. A Milano, tra l’altro, il Rettore verrà eletto qualche settimana dopo di noi: e lì, con tutti i nuovi progetti che stanno crescendo rapidamente in zona Rho-Fiera, è chiaro che occorre confrontarsi apertamente, e lavorare per costuire ponti, non certo per alzare muri.