I cassonetti della spazzatura alessandrina oramai traboccano, e solo stamattina i lavoratori Amiu decideranno se continuare ad astenersi dalla raccolta della “monnezza” (escluse realtà come carcere, ospedale, case di riposo, dove non si è mai interrotta), o se invece continuare la protesta in altra forma. Probabilmente quando leggerete ci sarà già qualche news al riguardo, e la commenteremo.
Difficile non essere d’accordo e solidali, in particolare, con chi (come i lavoratori Amiu, o quelli delle cooperative) svolge un servizio effettivo, di prima necessità, in condizioni precarie e tutt’altro che ottimali. Quindi, considerato anche che la stagione lo consente, nel caso turiamoci un po’ il naso, senza farci prendere dal panico. Non ho dubbi sul fatto che, appena avranno ricevuto minime garanzie sul loro futuro almeno prossimo, gli addetti Amiu ripristeranno la normalità.
E, ancora una volta, progettualità è la parola chiave sul futuro di Palazzo Rosso.
Gira voce che, anche se i tempi non saranno brevi, ad Alessandria arriverà comunque dal Governo un prestito di 40 milioni di euro, da restituire in tre anni, utilizzabili per “i pagamenti in sofferenza, di competenza dell’esercizio 2012”. Se così sarà (ripeto: ci vorranno comunque ancora mesi per averli in cassa, e rimane il problema del che fare da qui a fine anno), chapeau al lavoro di squadra del sindaco Rossa, e dei parlamentari Lovelli e Stradella.
Attenti, però, ai facili entusiasmi. Non si tratta di regalo, infatti, ma di un altro fardello (posticipato) che va a caricarsi sulle spalle dei contribuenti alessandrini.
Saremo noi tutti, in un modo o nell’altro, a dover restituire quei quattrini, e a dover pagare gli altri debiti già accumulati. Quindi a maggior ragione abbiamo diritto di sapere (i lavoratori dell’ente, delle partecipate e delle cooperative prima di tutti gli altri) come si procederà nei prossimi anni.
Sciocchi saremmo a pensare: “alè, i soldi pubblici in Italia arrivano sempre, basta alzare i toni della voce, e lanciare appelli in tv”. Non credo possa ancora funzionare così, anche se davvero non mi stupisco più di nulla.
E allora, tornando ad Amiu (ma lo stesso vale per Atm, e per altre società partecipate): “non sono dipendenti diretti della pubblica amministrazioni, come invece i comunali: quindi non possono pretendere di avere le stesse tutele”, mi ha detto nei giorni scorsi un addetto ai lavori, che di queste cose ne sa. Prendo atto, ma non sono d’accordo: se una società svolge un servizio, e per quel servizio non viene sistematicamente pagata dal suo principale cliente (Palazzo Rosso, appunto: che incassa direttamente le esose bollette della Tarsu, e non gira il corrispettivo ad Amiu. Il cui credito ammonta a svariati milioni di euro), è evidente che la società stessa va in coma. E a quanto pare anche i clienti più piccoli (e solvibili), ossia gli altri comuni del circondario alessandrino, si stanno scocciando di questa situazione paradossale.
Ma la filiera dei rifiuti probabilmente è tutta da ripensare: non solo la raccolta, appunto, ma anche lo smaltimento. Per il quale esiste un’altra società, Aral, che gestisce le discariche. Mentre poi a cosa serva (oltre a creare posti di lavoro) il consorzio di bacino, in questo contesto, qualcuno ce lo dovrebbe spiegare in maniera convincente. Sarà definitivamente soppresso?
Insomma, non di soli prestiti, ma di progetti e competenze vere hanno bisogno sia questo territorio, sia la pubblica amministrazione in generale. Troppo spesso, fino ad ora, la politica è riuscita a trasformare in carrozzoni inefficienti anche comparti, come quello dei rifiuti, che potrebbero invece costituire un circuito virtuoso, anche sul piano della reddititività.
E. G.