Teatro del Rimbombo: la sfida e il sogno [Tempi Supplementari]

Brioschi Massimodi Massimo Brioschi

 

 

Era da un po’ che avevo in mente di scrivere qualcosa sul Teatro del Rimbombo, e questo desiderio è diventato impellente qualche giorno fa, quando ho letto i dati demografici della provincia. Praticamente in tutta la provincia gli abitanti sono diminuiti e la popolazione è tendenzialmente invecchiata, essendo i giovani, soprattutto, ad andarsene altrove.

È per questo che, ora, mi sembra ancora più significativa la loro esperienza a Castelnuovo Bormida, dove stanno gestendo un teatro in una vecchia chiesa sconsacrata, che con il loro lavoro hanno trasformato, con l’altare che è diventato il palco e la navata, adesso rialzata, lo spazio per il pubblico.

In una zona in cui, a leggere i numeri, sembra prevalere sempre più la mestizia, ci vogliono dei colpi d’ala, dei progetti magari apparentemente poco realistici ma concreti. Ci vogliono dei sogni e ci vuole la voglia di rendere questi sogni realtà, per quanto questa realtà possa essere piccola e difficoltosa e faticosa e a rischio di fallimento.

E cosa è più vicino al sogno per chi fa teatro che prendere uno spazio in disuso, in un piccolo paese, e renderlo un teatro di poco meno di cento posti, grazie al lavoro collettivo di un gruppo che si è formato negli anni e riuscire, questo teatro, a farlo funzionare?

E così ho chiesto a Laura Gualtieri, che di questo gruppo è la fondatrice insieme al Teatro del Rimbombo: la sfida e il sogno [Tempi Supplementari] CorriereAl marito Enzo Buarné (mancato circa un anno fa, alla cui memoria è stato dedicato il teatro), di raccontarmi questi tre anni di vita del ‘Piccolo teatro Enzo Buarné’.

La stagione in corso prevede uno spettacolo al mese, che viene ripetuto per le due sere del fine settimana, vista l’affluenza del pubblico. Metà degli spettacoli sono esterni e l’altra metà sono prodotti dalla compagnia del Rimbombo; o rifacimenti di spettacoli scritti da Enzo o nuove produzioni, spesso con Andrea Robbiano che accompagna o si alterna a Laura nella regia o nella scrittura degli spettacoli, ma anche con il giusto spazio che viene lasciato a chi fa i corsi e partecipa alla vita del teatro.

Perché gestire un teatro necessita di tempo e varie professionalità, dal tecnico luci, alla costumista, a chi si occupa del sito, a chi contatta la stampa, a chi cura le scenografie, a chi sta alla cassa ad accogliere il pubblico. Ed è proprio questa particolare capacità di fare gruppo, di condividere questo sogno diventato reale, la forza, a parere mio, di questo progetto.

Teatro del Rimbombo: la sfida e il sogno [Tempi Supplementari] CorriereAl 1Chiedo se il paese partecipa e come mi aspetto mi dice che sono poche le persone del luogo che vanno a vedere gli spettacoli. Quasi tutto il pubblico arriva dalle cittadine intorno: Acqui, Novi, Alessandria, Tortona. La diffidenza degli autoctoni è una costante di questi teatri nei piccoli borghi, ormai diventati paesi-dormitorio senza attività comunitarie. Ed è, ancora di più, una ragione per provare a portarne qualcuna, di attività, per cercare di farli rivivere, cercare di ricrearne uno spirito comune.

Ed è anche per questo che trovo ammirevole chi ‘prende le armi contro un mare di guai’ per parafrasare Amleto, e si impegna in questi progetti di così complicata riuscita. Ed è importante che a rendere viva questa esperienza non sia solo la stagione degli spettacoli. Ci sono anche i corsi, che quattro sere a settimana riempiono una sala attigua al teatro, con circa cinquanta persone che partecipano alle varie proposte, che vanno dai corsi di recitazione vera e propria al teatro benessere, tenuto proprio da Laura, un percorso alternativo che richiama il teatro terapia.

Sono proprio i corsi che negli anni hanno creato il gruppo, nato più di venticinque anni fa grazie a Laura ed Enzo, usciti dai Pochi con la voglia di fare un tipo di teatro a loro più affine, e che continua grazie ad Andrea Robbiano, che alterna la sua attività di attore professionista a quella legata al Teatro del Rimbombo, a tutti i partecipanti e grazie a Laura, di cui ho sempre ammirato, vedendola recitare, l’affascinante connubio tra dolcezza e determinazione, connubio che ritrovo intatto nelle sue parole e nel suo sorriso mentre mi racconta squarci di questi ultimi anni della sua vita, sicuramente complessi.

Non mi resta allora che invitare tutti ai prossimi appuntamenti del ‘piccolo teatro Enzo Buarné’, per scoprire che i desideri possono diventare realtà concrete se si combatte per essi e non ci si lascia andare al pessimismo, alla frustrazione e alla relativa rassegnazione.