Sindaci delusi, amareggiati, arrabbiati. Talora proprio incazzati, perchè si rendono conto che la loro comunità ha ragione da vendere, e che si attende dal primo cittadino non solo uno scatto d’orgoglio, ma qualcosa di più.
Leggiamo le cronache degli ultimi giorni, limitandoci al contesto locale: il sindaco di Tortona Bardone (Pd) che in due diverse occasioni, e supportato dalla sua assessora Marcella Graziano, dice ora basta: sui migranti lo Stato non può fare quel che vuole, a casa nostra, senza praticamente interpellarci.
Dalla val Cerrina, nel frattempo, alza la voce il sindaco di Gabiano, Domenico Priora (già assessore provinciale, e con una lunga militanza di sinistra), che dice con bella ‘evocazione’ letteraria “Chiamparino si è fermato a Vercelli”. Il riferimento è alla recente alluvione di novembre, che rischia di lasciare ‘a bocca asciutta’ o quasi i territori della nostra provincia che hanno subìto danni anche ingenti.
Chiamparino fa ancora peggio che ignorarli stavolta: risponde tramite ufficio stampa, dicendo in sostanza che la colpa è di Roma: non ladrona, per carità. Solo burocratica e lenta. Ma gli alessandrini abbiano fiducia, e nel frattempo continuino naturalmente a pagare disciplinatamente tasse, balzelli, addizionali varie. Poveri noi.
Altra parte della nostra provincia, problema simile: è il consigliere regionale del PD Walter Ottria a segnalare (pur con garbo e toni ‘felpati’) che anche a Sezzadio i danni causati dall’alluvione di novembre sono stati rilevanti. E anche qui, a quanto pare, Torino è molto lontana.
Fermiamoci qui, senza aprire il ‘pentolone’ delle vicende cave del Terzo Valico, che rientra già nelle cronache quasi quotidiane.
Ci pare però evidente: in Italia c’è oggi un problema enorme (fra i tanti, si intende), che è quello dello ‘scollamento’ totale tra centro e periferie. E’ chiaramente un effetto della ‘coperta corta’, delle risorse sempre più scarse, e della tendenza del centro dell’Impero (non ridete, dai..) di sopravvivere, abbandonando le province ad un arduo ‘fai da te’. Arduo perchè, tra l’altro, nel frattempo il ‘mestiere’ di sindaco è diventato una sorta di mission impossible per spiriti arditi e temerari: enormi responsabilità su tutti i fronti, pochissime risorse e quasi zero ‘margini di manovra’ per reperirle, un’esposizione mediatica ‘in negativo’ che rischia di ‘disincentivare’ anche le persone più motivate.
Le cause dell’attuale stato di cose sono tante, ma l’impressione è davvero che questo ultimo quinquennio sostanzialmente monocolore, con il da partito/Stato al comando un po’ ovunque, abbia ulteriormente peggiorato la situazione. Perchè, è evidente, è più difficile e imbarazzante criticare chi appartiene alla tua stessa parrocchia. Anzi può essere anche autolesionista, se non sei già un pensionato, e qualche piccola ambizione personale osi ancora coltivarla.
In ogni caso, come ben ricordato dal filosofo Massimo Cacciari giovedì scorso durante il suo intervento alessandrino, nell’incontro pubblico organizzato dall’Associazione Arcipelago, il vero snodo, in negativo, è stato l’abbandono di ogni serio progetto in senso federalista, e il ritorno ad un centralismo che di democratico sembra ormai avere ben poco. “Del resto – ha chiosato Cacciari – se di federalismo non parla neppure più la Lega, volete che continui a farlo io?”
Noi però di fare la fine dei plebei ‘vessati’ dallo sceriffo di Nottingham, e costretti a versargli almeno la metà di tutto, in cambio di quasi niente, faremmo volentieri a meno. E una soluzione, quando la situazione diventa davvero insostenibile, la si trova sempre: volere è potere, non si dice così?