di Graziella Zaccone Languzzi

1) Finalmente una notizia confortante da Palazzo Rosso, da anni fonte perlopiù di iatture per noi cittadini: “Comune Alessandria: Ripianata la rata del disavanzo di 5 milioni. Rispettato il piano Stato-Comuni”. Se si prosegue su questa strada, il Comune sarà fuori dall’incubo del piano di riequilibrio finanziario cinque anni prima del previsto, dicono a Palazzo: nel 2024 pare siano riusciti a ripianare una quota di disavanzo di 5 milioni di euro contro i 3,9 milioni richiesti/previsti, rispettando il piano Stato-Comuni che consente ad Alessandria di disporre di risorse annuali per risolvere problemi derivanti dal passato e di migliorare i servizi ai cittadini: si pensi ad illuminazione pubblica, mensa e nuovo sportello per la casa e per la salute pubblica. Sull’illuminazione pubblica bisogna ancora attendere per vedere validi risultati, che tutti auspichiamo. Bene la mensa scolastica, le migliorie sullo sportello per la casa e sulla salute pubblica punto interrogativo perché non viene specificato di che si tratta.
Rimane la questione di fondo: gli alessandrini sono scontenti di vivere in una città sporca, con rifiuti ovunque e strade in pessime condizioni, per non dire di verde pubblico e cimiteri. La salute finanziaria dell’Ente Comune è fondamentale, e sappiamo tutti come si è arrivati sin qui, tante volte in queste pagelle abbiamo ripercorso ‘l’iter dei dannati’ partito nel 2002-2007 (ricordate finanza derivata e cartolarizzazioni delle società immobiliari del comune?), per arrivare fino alla dichiarazione di dissesto all’inizio del mandato Rossa. Dissesto di cui tutt’ora paghiamo le conseguenze. Oggi è giusto guardare avanti, e speriamo che la nuova fase espansiva della città, con il proliferare di insediamenti logistici, generi anche benefiche ricadute in termini di oneri di urbanizzazione e tributi nelle casse comunali. La Giunta lamenta di dover portare avanti i propri progetti con anticipazione di cassa, per i ritardi nell’erogazione di contributi di enti sovraordinati quale Regione, Stato, progetti PNRR. Non siamo naturalmente in grado di entrare nel merito, anche se certamente l’auspicio è che tanto gli amministratori comunali quanto i potenti dirigenti sappiano ‘stare sul pezzo’ e farsi sentire. In più, speriamo davvero di non vivere il remake del 2017, quando il sindaco uscente Rossa dichiarò in campagna elettorale “Lascio un Comune con i conti in ordine, aziende municipali salvate, progetti per il futuro”. Dopo qualche mese però la magistratura contabile della Corte dei Conti disponeva un nuovo e corretto ricalcolo dei risultati di amministrazione dal 2012 al 2017 (l’attuale sindaco fu assessore al Bilancio nella fase finale del mandato) evidenziando impostazioni non corrette tali da pregiudicare la stabilità dell’ente: “Tutti da rifare i conti della Rossa”. Nell’articolo citato trovate anche il documento della Corte dei Conti . A questo punto incrociamo le dita in attesa degli esiti che ci saranno fra due anni.
Voto: 4

2) Domenica 23 marzo ad Alessandria si è tornati sul tema della sicurezza urbana: “Uomo accoltellato, sindaco: Stiamo facendo il massimo con più luci e telecamere. Servono più poliziotti e Carabinieri”. Un uomo di 35 anni, se ben comprendo non comunitario (ormai se si tratta di italiano viene precisato, altrimenti si omette: è il nuovo corso dell’informazione), vittima di un accoltellamento in un bar di via Mazzini in Alessandria e ricoverato al Pronto Soccorso in codice rosso con ferite multiple. Da parecchio tempo la città è percepita come poco sicura anche in pieno centro e pieno giorno. Cammini per la strada e non sai se quella figura che ti viene incontro o che hai alle spalle sia benevola o no, oppure se quel gruppetto di ragazzi detti “maranza” invece di ignorarti sia pronto a sbeffeggiarti o aggredirti. Il sindaco Abonante è intervenuto sui social per fare il punto sul tema della sicurezza urbana non guardando in modo specifico in casa nostra ma spaziando, come a giustificare che ormai è così in ogni luogo d’Italia e che negli ultimi mesi città vicine alla nostra hanno conosciuto dinamiche simili.
Il sindaco Abonante chiede che venga rafforzata la presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Vigili del Fuoco. Nell’elenco manca la richiesta dell’esercito, che non è una battuta peregrina visto che l’Italia spende per le forze armate 31 miliardi di euro all’anno e stipendi fino a 5.700 euro al mese di cui la maggior parte impegnati in missioni di “pace” quando invece farebbe comodo utilizzarli in Italia per la sicurezza urbana affiancando le Forze dell’Ordine che non sono più sufficienti. Purtroppo questa è la conseguenza inevitabile di politiche di accoglienza indiscriminate, di cui i partiti di sinistra sono ampiamente responsabili. Nessuno gode a ‘sbattere la porta in faccia’ a disperati in difficoltà, ma se si consente a milioni di clandestini, negli anni, di entrare nel paese, di muoversi liberamente, di essere sanzionati con pochi giorni di carcere e con risibili fogli di via, questi sono poi i risultati. Nel tempo, è esploso poi il fenomeno della seconda generazione di stranieri, spesso anche nati qui. Le grandi città, ma ormai anche Alessandria, sono ostaggio di baby gang che del nostro sistema di regole e di sanzioni se ne fregano altamente. E’ una società a parte, con suoi codici e regole di sopraffazione, che però ormai si sovrappone alla nostra, e ci crea enormi problemi di sicurezza. A questo proposito, il video di tre minuti proiettato venerdì sera al Teatro Ambra, durante la kermesse organizzata dal centro destra, è assolutamente emblematico, e terrificante.
Già in passato un sindaco nostrano del PD, Rita Rossa, chiedeva sicurezza per la città con l’intervento dell’esercito: “Non si può andare avanti così con la microcriminalità, le comunità non reggono. Bisogna intervenire subito, anche inviando reparti dell’esercito se necessari. Era il 18 giugno 2016: “Emergenza sicurezza ad Alessandria, il sindaco Rossa chiede l’intervento dell’esercito”. Non ottenne risposte e il 17 novembre 2016, quando anche il sindaco Sala di Milano chiese la presenza dell’esercito, Rita Rossa si attivò per organizzare una rete di sindaci e portare avanti tale istanza: “Rita Rossa, i sindaci e l’intervento dell’esercito”. Si era pure attivata chiamando l’allora ministro della Difesa, Pinotti, ottenendo (a suo dire) un via libera di massima: “L’Esercito? Sì, si può fare. Per controllare il territorio e liberare agenti e carabinieri da impiegare nell’attività investigativa”. Ma non se ne fece nulla. Le sinistre non hanno ancora compreso che da qualche parte bisogna pur iniziare, i cittadini non posso continuare a subire gli effetti di una immigrazione incontrollata. La politica tutta insieme deve restituire sicurezza ai cittadini e in qualche modo fermare l’immigrazione illegale da qualunque parte arrivi. Vanno espulsi dal suolo italiano tutti gli stranieri che delinquono: e non solo con un foglio di via che non rispettano. Diversamente sarà sempre peggio.
Voto: 3

3) Obbligo di assicurarsi contro le calamità o eventi catastrofali. La Legge di Bilancio 2024 (articolo 1, commi da 101 e seguenti, della legge 30 dicembre 2023, n. 213) stabilisce che le imprese italiane sono tenute a stipulare, entro il 31 marzo 2025, contratti assicurativi a copertura dei danni subiti da determinati beni direttamente causati dagli eventi catastrofali. Le modalità operative sono contenute nel Decreto Ministeriale n. 18/2025. Le associazioni di categoria, Cna e artigiani l’11 marzo 2025 chiedevano il rinvio di questa assicurazione di fatto obbligatoria. Il 19 marzo 2025 la Confesercenti chiedeva il rinvio dei termini e di abbassare l’imposta. La domanda è: si poteva evitare di subire tale imposizione, visto che a Roma ne parlano dal 2023 e le varie e potenti associazioni di categoria commerciali, artigianali, industriali, le Camere di Commercio nazionali, avrebbero avuto la possibilità di sedersi ai tavoli dei Governo e contrattare per tempo? Perché attendere sempre l’ultimissima ora, su provvedimenti ben noti? Lo Stato non può pretendere di non spendere per la messa in sicurezza e scaricare il rischio su imprese e cittadini. Perché diamine paghiamo tutti quanti tasse così alte? Sulla polizza obbligatoria contro le calamità cito un articolo che scrissi il 5 agosto 2023 quando a Roma tornavano sull’argomento:
“Il Bel Paese e l’alluvione da ‘assicurare’ sulle spalle dei cittadini”. Dal tempo delle disastrose alluvioni del 1994 e del 2000 ogni Governo prova a “rifilarci” l’obbligo di una polizza anticalamità senza riuscirci. In passato ci hanno già provato e la memoria mi riporta fino al 1995, dopo il disastro nel novembre 1994 in Piemonte. L’ANIA, Associazione Nazionale delle Compagnie Assicurative, studiava questa opportunità tra l’altro varata anche dal Governo Prodi nel DDL collegato alla Finanziaria 1999 art.33, poi per fortuna non approvato. Ci hanno riprovato nel 2003 e a seguire nel 2006, conosco bene i due percorsi perché vissuti in prima persona con lo storico Comitato casalese C.AL.CA., in ambedue i periodi unico Comitato di comuni cittadini in Italia che ha ricevuto ascolto ben due volte dalla VIII Commissione Ambiente della Camera. Nel 2003 l’On. Silvana Dameri (DS) portò un nostro documento all’interno della Commissione, e nel 2006 prese in considerazione le nostre istanze addirittura il Presidente della Commissione Ermete Realacci (DL Margherita) a cui si aggiunse la collaborazione della Confedilizia Nazionale e del Presidente Corrado Sforza Fogliani che ci chiese di portare le nostre istanze in Audizione nell’VIII Commissione (conservo i documenti di corrispondenza e protocolli che lo attestano). Tale intervento è stato effettuato subito e prima che passasse nella Finanziaria, la nostra collaborazione di cittadini che ha affiancato politici parlamentari ed organizzazioni di categoria nazionali ottenne importanti risultati. Ci hanno riprovato nel 2014, anche in quel caso scesero in campo Confedilizia e Assoedilizia contrarie a questa polizza obbligatoria per tutelare i proprietari di immobili. Molti non lo sanno, ma gli italiani pagano ogni anno una tassa di quasi 600 milioni di euro, di cui più di 200 a carico dei proprietari urbani, ai Consorzi di Bonifica per essere difesi dalle calamità naturali (da fonte Confedilizia questi dati sono riferiti al 2014, oggi certamente lievitati), quindi l’assicurazione obbligatoria imposta ad immobili privati e aziende significherebbe un secondo salasso con lo stesso scopo, e Confedilizia lo evidenzia da anni. Ma ormai è troppo tardi, la “frittata” è fatta. Importante fare attenzione al rispetto delle clausole e franchigie, avere un costo non elevato e tale polizza dovrebbe anche risarcire il fermo impresa che nessuno considera. Lo Stato, le Regioni, i Comuni devono impegnare fondi per mettere in sicurezza il territorio, onde evitare danni e tragedie, se non lo fanno devono risarcire, la polizza deve essere libera per chi se lo può permettere.
Voto: 2