
di Ettore Grassano
“Ricandidarmi al quarto mandato come sindaco del mio paese? Glielo dirò tra sei mesi: diciamo che la legge lo consentirebbe, quindi ci sarebbero le condizioni, ma mi piacerebbe anche passare il testimone a qualcuno della nostra squadra che ha maturato la necessaria esperienza amministrativa”. Simone Bigotti è un interessante esempio (non sono tanti, dalle nostre parti) di imprenditore/manager d’azienda da tanti anni impegnato anche nella trincea di sindaco di casa sua, a Borgoratto. Già più volte in passato abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, nella sua veste di amministratore delegato e comproprietario della BBBell Spa, azienda leader in Piemonte e Liguria sul fronte delle telecomunicazioni, provider di soluzioni digitali per aziende e pubbliche amministrazioni, e di apprezzarne la capacità di ‘raccontare’ l’evoluzione di questo comparto con un linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Sarà forse anche, appunto, per la sua seconda ‘anima’ di sindaco di una piccola comunità, che per necessità deve saper ascoltare tutti, e a tutti rispondere con parole semplici, “che poi è il modo migliore per esprimere anche i concetti più complessi – sorride -, ed è molto più efficace che trincerarsi dietro un linguaggio da iniziati”. Proviamo allora a farci raccontare, in particolare, a che punto è la nostra provincia nell’evoluzione della banda larga, del wireless, dei servizi digitali: quali nuovi scenari vivremo nei prossimi 12/24 mesi.

Bigotti, partiamo proprio dalla situazione dei comuni, e della PA in generale: a che punto è la migrazione verso la digitalizzazione dei dati?
E’ un processo in corso da diversi anni, irreversibile: dalle enormi potenzialità, ma anche ricco di insidie. Applicazioni nazionali che tutti conosciamo e utilizziamo sul cellulare o sul pc, come Io o PagoPA, sono solo la punta dell’iceberg. In realtà tutta la pubblica amministrazione (i comuni e le Asl sono due degli esempi più evidenti) stanno trasferendo gran parte dei servizi in digitale, questo significa grandi investimenti, ma anche costi gestionali che vanno spalmati nel tempo. Da un lato i fondi del PNRR hanno dato un’accelerazione importante, di cui vediamo gli effetti tutt’ora in corso. Dall’altro ci sono tante piccole amministrazioni che si troveranno ad affrontare, nei prossimi anni, costi ricorrenti più ingenti che in passato.

E’ il caso di tanti piccoli comuni di casa nostra?
Esattamente: dove per piccoli non intendiamo soltanto il paesino con poche centinaia di residenti, ma praticamente tutte le realtà fino ai 20 mila abitanti. E’ chiaro che, in una realtà da sempre abituata ai faldoni di carta, la tecnologia sta rivoluzionando tutte le modalità di erogazione dei servizi, ma anche di conservazione dei dati. Dove un tempo bastava avere uno o due server ‘in house’, oggi si può e si deve ricorrere a fornitori esterni certificati in grado di rispondere alle sempre più stringenti direttive nazionali ed europee del settore, che siano in grado di garantire la fruibilità costante di tutti questi dati personali, ma anche la loro inviolabilità.

Insomma i player delle telecomunicazioni hanno di fronte a loro una valanga di attività, e stanno ‘cambiando pelle’?
Diciamo che c’è un’evoluzione continua, dettata dalla necessità di ‘tenere il passo’ dell’evoluzione tecnologica, e se si è bravi anche di tracciarla, o anticiparla. Cito BBBell, perché è una realtà che vivo in prima persona: continuiamo ad operare come fornitori di infrastrutture per il traffico dati, non più solo telefonia, confrontandoci con le esigenze in evoluzione della nostra clientela, sia privati che imprese. Ma al contempo – già oggi – il 15% del nostro business è legato a servizi avanzati per la pubblica amministrazione: e qui si va dalle soluzioni per il controllo del territorio (le telecamere, per semplificare) fino alle cosiddette infrastrutture ‘in cloud’ per l’archiviazione, la protezione e la gestione dei dati. Un mercato in fortissimo divenire, che ogni anno si confronta con scenari mutati.

L’obiezione dei più scettici, molto spesso anziani ma non solo, in questi casi è: ‘prima o poi ci sarà un evento che azzera tutto, e tanti saluti’…
(sorride, ndr) Sì sì, me lo sento dire spesso anch’io, si figuri. Del resto è sufficiente che per qualche ora vadano in tilt i server di un gruppo bancario, o di un aeroporto, perché scatti il panico. La realtà è che questa trasformazione epocale non può essere evitata, ma proprio per questo va ben governata. Oggi esistono soluzioni certificate che sono assai più sicure dei vecchi e polverosi archivi cartacei, soggetti all’usura del tempo, agli incendi e quant’altro. Certo, occorre affidarsi a realtà qualificate, ed è necessario che gli amministratori locali, ancora di più il Governo centrale, comprendano che per gestire la rivoluzione tecnologica in corso servono risorse. Benissimo il PNRR, che però sono contributi ‘a scadenza’, a seguire occorre fare in modo che siano stanziate risorse in maniera permanente, magari ottimizzando le prassi, ed evitando certe ‘storture’. Se vuole le faccio un esempio concreto, da sindaco di un piccolo comune.

Prego..
Non ha molto senso concedere un contributo di 78 mila euro per la realizzazione di un sito internet istituzionale di piccolo comune, quando magari ne bastano 5 mila. Certo, le regole consentono di utilizzare la quota risparmiata come residuo, per altri investimenti. Ma non è possibile, invece, utilizzarli per la spesa corrente, ad esempio per pagare le spese tecnologiche ricorrenti di un server ‘in cloud’ di cui parlavo prima. Capisco che forse il cittadino comune troverà noioso questo discorso, ma qualsiasi amministratore locale sa invece quanto sia importante questa differenza.
Insomma a volte non è solo questione di risorse scarse, ma anche di vincoli eccessivi, e forse un po’ antistorici..
Diciamo che ogni tanto avrebbe senso anche rivedere l’applicazione delle regole, prendendo atto delle mutate esigenze delle amministrazioni locali.

Peraltro come BBBell avete lanciato uno strumento di valutazione del livello di digitalizzazione dei comuni piemontesi e liguri che offre uno ‘spaccato’ eterogeneo, ma tutto sommato confortante….
Esattamente, proponiamo una misurazione del ranking digitale sulla base di una serie di parametri oggettivi, in collaborazione con una società di consulenza specializzata. L’obiettivo naturalmente non è dare voti e pagelle, ma misurare il fenomeno della digitalizzazione, favorire le comparazioni territoriali e stimolare l’attivazione di comportamenti virtuosi da parte delle amministrazioni locali. Ne emerge che il processo è più avanzato nelle grandi città, e aree metropolitane, ma che tante piccole amministrazioni vengono trainate da questo movimento virtuoso e a loro volta stanno galoppando e avanzano a passi da gigante.
Torniamo ai processi di archiviazione dei dati: i data center sono infrastrutture importanti, mega energivore?
Fisicamente parliamo di veri e propri capannoni (in BBBell ne abbiamo uno in Corso Svizzera, a Torino, e ne stiamo realizzando un secondo) che contengono migliaia di server, e certamente richiedono grandi quantità di energia non solo per il funzionamento, ma anche per le procedure di raffreddamento. Siamo molto attenti agli aspetti green, non solo nella fase di produzione energetica, ma anche utilizzando tecniche innovative di raffreddamento delle macchine utilizzando, per buona parte dell’anno, l’aria in arrivo dall’esterno. Chiaramente anche su questo fronte l’evoluzione è costante e l’obiettivo duplice: ridurre al minimo l’impatto ambientale e, al contempo, contenere i costi.

Il business principale di BBBell rimane tuttavia quello di operatore telefonico evoluto, capace di portare Internet veloce ovunque sul territorio. A che punto siamo del percorso?
Ormai tutti hanno compreso un punto: non conta il mezzo con cui si porta la banda, ma il risultato: per cui se la fibra va benissimo per le città, ci sono tante aree del nostro territorio in cui la stessa risulta enormemente anti economica, mentre wireless, cavo, radio o persino satellite possono risultare estremamente performanti. Ormai si è in grado, con il wireless, di portare internet a 100 mega in tutte le case e le imprese, e entro un anno sarà possibile arrivare a 300 mega, a costi sostenibili. Quindi direi che il digital divide non è ancora del tutto superato, ma grandi passi in avanti sono stati fatti. Naturalmente mai fermarsi: il nostro è un settore per sua natura proiettato in avanti, in cui emergono costantemente nuove soluzioni, in grado di soddisfare esigenze della clientela in costante evoluzione.

Chiudiamo con il tema di partenza, ossia Simone Bigotti sindaco di Borgoratto: che esperienza è?
Splendida, straordinaria, davvero impegnativa. Al di là di quel che decideremo, non io da solo, ma come gruppo, per il 2026, resta il fatto che impegnarsi come pubblico amministratore, soprattutto se lo fai per la tua piccola comunità, è entusiasmante: impari un sacco di cose, che nel mio caso specifico certamente mi sono state e mi sono ancora molto utili anche come imprenditore. Il tema quindi non è se Bigotti si candiderà ancora a sindaco, ma semmai individuare, tutti insieme, la miglior soluzione per i cittadini. Perché, soprattutto in un paese, il sindaco è davvero un punto di riferimento, deve saper ascoltare tutti, e per quanto possibile trovare sempre soluzioni ottimali per la comunità. Ne riparliamo a fine anno.