Alessandria, un declino che arriva da lontano: ma dal 2022 ad oggi è aumentato solo il degrado. Intanto giù le mani dai medici di famiglia! [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

Borsa di studio in memoria del professor Giovanni Maconi CorriereAl

1) Medici di famiglia dipendenti del Ssn? Assolutamente no! Al medico di fiducia che mi sono scelta non rinuncio, conosce le problematiche sanitarie mie e della mia famiglia, è un bravo medico disponibile, presente laddove è possibile evitare il Pronto Soccorso, e ad aprile 2022 grazie al suo intervento non per telefono ma di persona a domicilio, con la sua diagnosi immediata, mi ha salvato la vita! Parto con un dato di esperienza personale, ma questa volta credo sia giusto farlo.
Ho deciso di trattare questo argomento per divulgare questa informazione il più possibile a chi è sfuggita. Con la nostra salute non si scherza, e ciò che stanno pensando di fare merita una vera “rivolta sociale” (non quella sgangherata annunciata da Landini), perché già in questi anni ne abbiamo subite troppe, tra lunghe liste di attesa, tagli e conseguente mancanza di posti letto negli ospedali per troppi tagli alla sanità. Consiglio la lettura di questo articolo: “Noi dipendenti Ssn? La fine del rapporto fiduciario col cittadino”. ll Dottor Federico Torregiani (segretario provinciale e regionale della Fimmg – Federazione Italiana dei Medico di Medicina Generale) si dichiara ferocemente contrario perché sarebbe la fine della Medicina Generale, così come la conosciamo oggi, asse portante della riforma sanitaria del 1978 in cui ogni cittadino il suo medico di famiglia lo sceglie direttamente, con la possibilità di cambiarlo se non è soddisfatto. L’alternativa è che da domani il cittadino si beccherà il medico di turno della Casa di Comunità di riferimento. Ecco in sintesi cosa succederebbe: “Medici di famiglia, no a dipendenza del Ssn. La proposta delle Regioni”. La decisione parte dal Ministero della Sanità, ben accolta da molte Regioni allo scopo di smantellare il modello esistente, distruggendo un pilastro fondamentale della sanità nazionale. I cittadini perderanno la libertà di scegliere il proprio medico, si troveranno di volta in volta di fronte ad un medico che non conosce la loro storia sanitaria, sarà una perdita di tempo per l’ammalato e per il medico. Non ignoro naturalmente che tanti mutuati oggi non sono soddisfatti come lo sono io: i medici scarseggiano, sono oberati, spesso non esiste già più oggi il rapporto di conoscenza e fiducia di un tempo. Ma qui il rischio è di ‘buttare il bambino con l’acqua sporca’: facciamo in modo che i medici di famiglia possano e debbano lavorare meglio, senza ‘smantellare’ l’ultimo pilastro della sanità pubblica!
Voto: 0

Alessandria verso il voto senza identità CorriereAl 2

2) Sono lieta quando queste pagelle fanno discutere, un po’ meno quando le stesse vengono strumentalizzate. Mi riferisco in particolare alla rubrica pubblicata lunedì scorso, e al dibattito scaturitone due giorni dopo, mercoledì, in diretta a RVS – Radio Voce Spazio. Un amico mi ha segnalato ‘Si parla di te in diretta, accendi la radio’, ma in realtà erano le dieci meno un quarto, e ho potuto ascoltare ben poco.
In radio oltre a Mons. Ivo Piccinini c’erano il geometra Franco Trussi (già assessore giunta Fabbio e presidente della municipalizzata Amiu al tempo della giunta Calvo) e Rapisardo Antinucci, segretario cittadino PD, impegnato in una ‘difesa d’ufficio’ del sindaco Abonante, ma anche di tutti i primi cittadini di Alessandria da Scagni in avanti: semmai è colpa del Governo centrale che taglia le risorse agli enti locali. Poi via con una ‘filippica’ su Roma, sommersa dai rifiuti, dal degrado e dalla microcriminalità: come se questo potesse in qualche modo essere una consolazione per noi alessandrini!
Finalmente interviene il geom. Franco Trussi che cerca di dire le cose come realmente stanno, ma niente: per il romano Antinucci ‘in corso Roma buche non ce ne sono’, e questo deve bastarci e avanzarci. Poiché mi pare che il segretario cittadino del Pd conosca assai meglio la storia amministrativa della Capitale rispetto a quella di casa nostra, gliela riassumo io per flash.
Rifiuti: durante la doppia amministrazione Francesca Calvo (1993-2002, Lega Nord) la municipalizzata ai rifiuti si chiamava Amiu, il presidente era Franco Trussi e il direttore era Dino Foresto. Foresto era un dirigente conoscitore della materia, molto preparato e l’Amiu era fiorente; a mio giudizio Foresto fu il miglior dirigente nella storia alessandrina per l’azienda pubblica rifiuti. Nel 2002 arrivò la sindaca PD Mara Scagni, e come nelle nozze di Cana Gesù moltiplicò i pani e pesci, la sindaca moltiplicò le municipalizzate (si legge tutto nel dossier di Bilancio Sociale di mandato 2002/2007), quindi più consigli di amministrazione, direttori e più gettoni. Modificò la gestione rifiuti con il porta a porta in tutta la città e i costi furono enormi. Fu in quel frangente che si accesero (non solo ad Alessandria, fu strategia condivisa da molte amministrazioni locali di sinistra) i famigerati derivati ‘tossici’. Nel 2007 vinse le elezioni Piercarlo Fabbio, che ritrovandosi in una situazione da predissesto cercò di sanare quel che poteva: avrebbe potuto o dovuto fare diversamente, ossia alzare le mani e chiedere l’intervento di autorità esterne? Probabilmente sì, a giudicare dal conto che personalmente ha poi dovuto pagare. Nel 2012 vinse le elezioni Rita Rossa, che il dissesto lo dichiarò immediatamente. Una scelta che i cittadini pagano ancora oggi, e che costò molto alla città anche in termini di immagine. Nel 2017 diventò sindaco il prof. Cuttica di Revigliasco, che non fece poco, dovendo muoversi tra pandemia e ‘spada di Damocle’ dei conti dell’ente ereditati dal centro sinistra: “Tutti da rifare i conti della Rossa”. Nel 2022 vince le elezioni Giorgio Abonante. Cito un tris di pagelle dell’agosto 2019 e consiglio al segretario cittadino del PD di leggerla come pro memoria: “Palazzo Rosso e il risanamento dei conti: la storia infinita! [Le pagelle di GZL]”. Per concludere: i problemi di Alessandria affondano le loro radici nel 2002, e anni successivi. Ma questa non può essere giustificazione sufficiente per chi amministra la città ormai da tre anni, senza un minimo significativo segnale positivo in termini progettuali. Per governare così, spettabile segretario Antinucci, un commissario prefettizio basterebbe e avanzerebbe. Sindaco e giunta ci costano cifre ragguardevoli: è lecito attenderci anche che qualcosa ‘producano’ per la nostra comunità, non crede?
Voto: 2

3) Alessandria sta cambiando “con serietà e rigore”. Che vuol dire? Si legge qui: “Tanti percorsi vitali per Alessandria. La città sta cambiando “con serietà e rigore”. La sostanza è un po’ meno idilliaca, purtroppo. E’ vero che Alessandria è tornata a crescere per numero di abitanti, e che (soprattutto dal nostro Sud) stanno arrivando tante e tanti ragazze/i di buona volontà, per lavori nell’edilizia, nella logistica, in sanità. Ma è altrettanto vero che il comune, inteso come entità amministrativa, poco o nulla sta facendo per rendere accettabile la qualità di vita dei residenti, nuovi o ‘storici’ che siano. Insomma, mai come ora assistiamo al binomio crescita occupazionale/degrado cittadino, e chi amministra Alessandria dovrebbe vergognarsi, o almeno rimboccarsi le maniche, anziché pavoneggiarsi. Campus e scalo merci, leve di sviluppo assolutamente rilevanti, non sono assolutamente attribuibili all’amministrazione Abonante: al più va riconosciuto che, al contrario di quanto avvenuto per altri progetti innovativi (smart city ad esempio), questa amministrazione non ha cercato di fermarli. E poi, naturalmente, c’è la questione del decoro quotidiano, dal verde pubblico ai cimiteri, che grida semplicemente vendetta. Tutti abbiamo letto, la scorsa settimana, i dati forniti dall’Ascom sui parcheggi cittadini: su 5 mila posti disponibili nel concentrico cittadino, l’87% è a pagamento, a differenza dei centri commerciali “artificiali” della città che offrono oltre quattromila posti gratuiti. Secondo Confcommercio (e non ci vogliono dei geni della politica per constatarlo) in questo modo si sta svuotando il cuore della città. Una realtà sotto gli occhi di tutti: il centro di Alessandria sta morendo, i negozi continuano a chiudere, gli alloggi si svuotano. Si legge qui: “Alessandria: la Giunta Abonante desertifica il centro storico”. Una notizia che mi è balzata agli occhi è che Alessandria è la città capoluogo del nord Italia in cui, in assoluto, gli immobili valgono meno. Siamo a livelli da profondo sud: in città è possibile acquistare appartamenti a 35/40 mila euro, il prezzo di un’auto di medio piccola cilindrata. Se ci pensate, è un disastro: ci hanno sempre detto, decenni indietro, che comprare immobili era l’investimento più sicuro. Provateci oggi, a vendere una casa in città: è vero che se non altro, grazie ai flussi di lavoratori in arrivo, gli affitti sono un mercato sicuro. Ma provate a riportare a casa i soldi che avete investito nell’acquisto di un immobile vent’anni fa, e ne parliamo. Altrove non è così: quindi interroghiamoci sulla capacità dei nostri amministratori pubblici di creare valore, o di distruggerlo.
Voto: 2