di Graziella Zaccone Languzzi
1) Alcuni affezionati lettori di questa rubrica mi hanno chiesto come mai non ho trattato l’emozionante avvenimento della presenza del Presidente Mattarella in Alessandria, in occasione del trentennale dell’alluvione del 1994. La mia risposta a tutti è stata: “volete una risposta sincera o una risposta di facciata?”. Scelgo la prima perché per carattere ho difficoltà a dire e scrivere il contrario di ciò che penso. La presenza del Presidente Sergio Mattarella non mi ha fornito nessuna emozione, non mi ha fatto né caldo e né freddo, e questo, vi assicuro, è lo stesso sentimento di tanti alessandrini con cui ho parlato. Parlo di persone reali, in carne e ossa: non del ‘teatrino’ istituzionale, che capisco bene si debba attenere, per contratto, al proprio ruolo e protocollo. Il Presidente della Repubblica è stato invitato per inaugurare un monumento in omaggio ai volontari, alpini, forze dell’ordine e cittadini che aiutarono gli alessandrini nella disgrazia con grande solidarietà, e a rendere omaggio al monumento delle vittime che viene ricordato e ripulito solo una volta l’anno. Potete immaginare che fine farà anche questo nuovo monumento: ne riparliamo tra un annetto. Al di là della parata, cosa è rimasto della visita del Presidente Mattarella ad Alessandria? Beh, se non altro è stata l’occasione per far fare almeno alcuni interventi stradali ‘straordinari’, in mancanza di quella manutenzione ordinaria in nome della quale paghiamo cari e salati balzelli: dall’addizionale Irpef comunale ad una Tari ‘mostruosa’: vi è arrivata la richiesta di conguaglio 2024? Bene, paghiamola e prepariamoci alla ‘botta’ del 2025.
Ma tralasciamo pure tombini ‘piombati’, cassonetti rimossi senza avvisare e altri provvedimenti che pare facciano parte delle procedure di sicurezza. Lasciamo anche perdere il primo cittadino con cappello (immagino Borsalino) incollato al capo che non si è tolto né davanti a Mattarella e neanche davanti al monumento delle vittime dell’alluvione: forse non si usa più questa forma di galateo, lui è sindaco e lo saprà, che dite? Ciò che più mi ha lasciata perplessa, in occasione della visita del Presidente Mattarella, è che, giustamente citati Marco Bologna e il vescovo Ferdinando Charrier, sia stata sistematicamente ignorata la figura di colei che per gli alluvionati alessandrini più di tutti si batté e si spese, ossia il sindaco Francesca Calvo. Non che Mattarella sia tenuto a saperlo, ovvio: ma coloro che preparano un incontro del genere, a partire certamente dai ‘suggeritori’ locali, hanno fatto davvero una figura meschina. Un plauso a Masssimo Brusasco, che sul Piccolo ha scritto: “Avrebbe meritato una citazione anche Francesca Calvo, peccato che i suggeritori del Quirinale (mica può saperlo lui) si siano dimenticati di quel Sindaco incisivo come pochi in un contesto di dramma (i morti, i danni)… e di opportunità (arrivarono soldi e furono utilizzati bene)”. Grazie a Brusasco per queste parole da parte mia, vergogna a chi qui in Alessandria non ha ‘suggerito’ ai cerimonieri del Quirinale di ricordare Francesca: questa è la politica della ‘rimozione’ tipica di un pezzo di sinistra italiana, inutile attendersi un comportamento dignitoso di costoro. E’ grazie a Francesca Calvo che la città è risorta, il sindaco della rinascita ha aiutato tutti, anche chi lo ha dimenticato. Altro punto: il Presidente Mattarella ha evidenziato l’importanza di adeguate politiche di prevenzione, e di manutenzione del territorio, per evitare altre emergenze, e nuove tragedie.
Qualcuno dei presenti ne ha preso nota, secondo voi? Macché, si torna al tran tran di sempre tra Tanaro e Bormida.
Voto: 5
2) Ora per la sanità c’è pure chi propone la figura di un “sindaco civico” territoriale: “Ravetti: “La sanità è il tema urgente, serve un sindaco civico che porti i bisogni dei cittadini in Regione”. Il consigliere regionale alessandrino del PD invita i territori a farsi promotori di un movimento coeso in grado di interpretare davvero le esigenze dei cittadini, per proporle alla Regione. Propone quanto segue: “Che il presidente della conferenza dei sindaci , che affronta i problemi socio-sanitari, sia una figura di un comune piccolo o medio, civico, né di centrodestra, né di centrosinistra, per non essere condizionato dalla politica. Abbiamo bisogno di una figura che interpreti davvero i bisogni delle persone, che ponga le questioni legate alle liste d’attesa, alla necessità di ridurre la mobilità sanitaria, al recupero dei medici di famiglia e porti tutte queste istanze in Regione”. A parte che nessun sindaco, anche nei comuni più piccoli, è ‘neutro’ rispetto a destra e sinistra, e lo sappiamo tutti, il punto credo sia: è necessario avere una nuova figura per raccogliere istanze, lamentele, suggerimenti da riportare in Regione quando esiste già una serie di figure territoriali che hanno questo scopo, come i direttori generali, amministrativi, sanitari delle ASL e le stesse figure negli ex ASO oggi AOUAL? Che da noi ci sono problemi di interminabili liste di attesa su visite ed esami lo sanno anche in pinguini che dimorano nell’Antartide, le voci di protesta che ogni giorno da almeno 15 anni si sollevano, le puntuali denunce sugli organi di informazione questi manager le conoscono benissimo, nonostante ciò nulla cambia. Forse portano queste problematiche in Regione, ma cambia qualcosa? No! Il consigliere PD pensa che a Torino siano all’oscuro delle problematiche della sanità sui territori? In Regione Piemonte il settore Sanità è così composto: Assessore con il suo poderoso staff, un Direttore generale e dodici (12!!) sub direzioni su materie sanitarie di competenza, tutte fornite di un responsabile e segreterie varie. Tutti conoscono la situazione. Ci sono leggi che impongono un taglio alle liste di attesa, ma è inchiostro sprecato e questo vale per ogni Regione di Italia. Un altro “sindaco” civico, magari pure quello con retribuzione e staff, diventerebbe soltanto un nuovo ‘postificio’ allo scopo di sistemare qualcuno che è rimasto fuori dalle “virgole” di potere, e sarebbe utile come il due di picche a briscola. Facciamo lavorare chi c’è già che ha la responsabilità di ridurre le liste di attesa e portare le istanze dai territori alla Regione Piemonte. Mi prenoto per chi mi vuole ascoltare, possiedo un elenco di problematiche mie e raccolgo puntualmente quelle chi mi segue. Le consegnerei personalmente in Regione se mi invitassero, non costerei nulla e prometto che metterei da parte le mie ideologie partitiche che ovviamente ho e non ho mai nascosto.
Voto: 2
3) Su La Stampa del 26 novembre 2024 a pagina 26 un avviso di AIPO (Agenzia Interregionale del Fiume PO) che fa ben sperare, a due anni dalla notizia che Alessandria necessita di opere di proseguimento per ottenere maggior sicurezza idrogeologica dettata dalla Variante del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) Fiume Tanaro da Ceva a confluenza fiume Po con Decreto n. 121 del 26 ottobre 2022 dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume PO (ADBPO): “Aggiornamento degli elaborati n.03 e n.08 dal PAI-PO e delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvione del PGRA” . Quindi per partire con i lavori è necessario utilizzare porzioni di terreni privati, per farlo è necessario pubblicare una comunicazione di avvio procedimento finalizzato all’opposizione del vincolo preordinato all’esproprio e all’approvazione del progetto definitivo comportante la dichiarazione di pubblica utilità. Si tratta di un elenco di nomi proprietari delle particelle di terreni in sponda destra e sinistra, di cui si rende necessario l’esproprio per iniziare i lavori di messa in sicurezza. Una volta completata questa prima fase, se non ci saranno dinieghi da parte dei proprietari che saranno risarciti in funzioni delle Direttive di Legge in ambito, se ci saranno già predisposti i progetti definitivi e se avanzano fondi finalmente potranno iniziare i lavori dettati dal PAI. Se e quando non si sa ma, quell’annuncio è un piccolo passo avanti. Ma quanta burocrazia per mettere in sicurezza una città e i suoi sobborghi!
Voto: 6