Egregi Onorevoli e Membri della Stampa,
Con la presente, desidero esprimere la mia profonda preoccupazione e contrarietà riguardo alla recente proposta del Ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, di introdurre un’assicurazione obbligatoria per le calamità naturali. Questa proposta, sebbene possa sembrare una soluzione pragmatica per affrontare i danni causati da eventi naturali, presenta numerose criticità che meritano un’attenta riflessione.
Nelle ore in cui l’Emilia-Romagna ripiombava nell’incubo dell’alluvione, il Ministro della Protezione civile, lanciava una proposta: rendere obbligatoria anche per i privati la polizza assicurativa contro i rischi naturali, perché “è finito il tempo in cui lo Stato poteva erogare risorse per tutti e per sempre”.
Il motivo lo ha spiegato anche il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: “il cambiamento climatico e i modelli di sviluppo globale stanno accelerando ulteriormente la frequenza e la gravità delle catastrofi naturali, che comportano rischi significativi per la stabilità economica e finanziaria”. “Al di là dei danni immediati, questi eventi hanno conseguenze economiche a lungo termine ed effetti negativi, poiché perturbano i mercati e mettono a dura prova le finanze pubbliche”.
Ma le polemiche non si sono fatte attendere: il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha detto che “lo Stato può dare indicazioni, però non viviamo in uno Stato etico dove lo Stato impone, vieta o obbliga a fare”, mentre il deputato della Lega Stefano Candiani ha aggiunto che l’obbligo equivarrebbe ad una “tassa a favore delle compagnie assicuratrici” rendendo la proposta “non condivisibile e non accettabile”.
Prima del Ministro Musumeci, negli anni precedenti il Governo D’Alema, il Ministro Tremonti (finanziaria 2004), il Ministro Siniscalco (finanziaria 2005), il Governo Berlusconi, il Governo Prodi con l’articolo 52 “Assicurazione dei rischi da calamità inserito nella Legge Finanziaria 2007 e altri tentarono, senza successo, di imporre l’assicurazione anticalamità, ora ci si riprova.
Come avvenuto per i casi precedenti, sono contrario a questo provvedimento, è necessario ricordare che, se l’obbligatorietà assicurativa fosse approvata, i cittadini sarebbero abbandonati al proprio destino, cambierebbe infatti la natura degli interventi dello Stato che, con l’assicurazione privata estesa a tutte le case, di fatto potrebbe disinteressarsi della prevenzione necessaria.
In caso di calamità a chi toccherà intervenire?
Chi pagherà soccorsi e lavori?
Come verranno identificate e catalogate le zone a rischio?
Chi determinerà la “franchigia” e le tempistiche di rimborso?
Questi e molti altri sono gli interrogativi, soprattutto, nel caso specifico, questa proposta se inclusa nella finanziaria ed approvata, entra in vigore e solamente dopo, verranno disciplinate le modalità e i termini di attuazione. Prima perciò si IMPONE e poi si cerca (sicuramente in modo approssimativo) di regolamentare un provvedimento molto complesso. E’ evidente che così facendo lo Stato vuole ritirarsi da un terreno di sua stretta competenza: la prevenzione e l’intervento in sede di Protezione Civile.
La palla (in tutti i sensi) passa alle compagnie private di assicurazione, è utile ricordare che negli ultimi 10 anni, a causa dei notevoli eventi climatici, le assicurazioni internazionali e le compagnie di ri-assicurazione hanno subito danni per decine di MILIARDI di euro.
Poiché le Assicurazioni non sono enti di beneficenza, quali premi saremo in futuro costretti a pagare per il rischio idrogeologico, terremoti, ecc.?
Perché non viene attuata in modo concreto e con investimenti adeguati la necessaria prevenzione dal rischio calamità?
Perché non viene affrontata ed approvata in Parlamento una equa “Legge Quadro” per definire le modalità di intervento e prevenzione delle catastrofi naturali che costano tutti gli anni allo Stato Italiano MILIARDI di Euro?
Si consideri anche:
- Impatto Economico sulle Famiglie e le Imprese
L’introduzione di un’assicurazione obbligatoria rappresenterebbe un ulteriore onere economico per le famiglie italiane, già gravate da numerose spese e da una situazione economica non sempre favorevole.
Lo stesso vale per le imprese, in particolare quelle piccole e medie, che potrebbero trovarsi in difficoltà nel sostenere i costi aggiuntivi di tali polizze, rischiando di compromettere la loro competitività e sostenibilità economica visto che hanno l’obbligo di stipulare una polizza assicurativa entro il 1° gennaio 2025. - Contrasto con la Normativa sui Consorzi di Bonifica
La proposta sembra inoltre essere in contrasto con la normativa vigente sui Consorzi di Bonifica, enti pubblici economici che hanno il compito di gestire e tutelare il territorio attraverso opere di bonifica e irrigazione. Questi consorzi, regolati da leggi nazionali e regionali, già svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione e nella gestione dei rischi idrogeologici. Paghiamo già tasse che finanziano i Consorzi di Bonifica, imporre un’ulteriore assicurazione equivale a una doppia tassazione, senza alcuna garanzia di un servizio più efficiente, creando confusione e inefficienze nella gestione del territorio. - Necessità di Soluzioni Strutturali e Preventive
Piuttosto che introdurre un obbligo assicurativo, sarebbe più opportuno investire in soluzioni strutturali e preventive per mitigare i rischi legati alle calamità naturali. Questo include il potenziamento delle infrastrutture, la manutenzione del territorio e il rafforzamento delle misure di prevenzione. Tali interventi non solo ridurrebbero i danni causati dagli eventi naturali, ma promuoverebbero anche una cultura della prevenzione e della resilienza. - Equità e Giustizia Sociale
Infine, l’obbligo di assicurazione potrebbe risultare iniquo, penalizzando maggiormente le fasce di popolazione più vulnerabili e meno abbienti, che potrebbero non essere in grado di sostenere i costi delle polizze. È fondamentale che le politiche pubbliche tengano conto delle diverse capacità economiche dei cittadini e non aggravino ulteriormente le disuguaglianze sociali.
Invito tutte le Istituzioni a fare la propria parte nell’interesse della collettività senza compromessi, indugi o interessi di partito.
In conclusione, invito i legislatori e i rappresentanti della stampa a considerare attentamente le implicazioni di questa proposta e a promuovere un dibattito pubblico che coinvolga tutte le parti interessate. Solo attraverso un approccio inclusivo e ponderato sarà possibile individuare soluzioni efficaci e sostenibili per la gestione dei rischi naturali nel nostro Paese.
Ringraziando per l’attenzione, porgo i miei più cordiali saluti.
Domenico Ossino
Un cittadino che ha subito l’alluvione avvenuta a Lodi nel 2002