di Ettore Grassano
Quale partita si sta davvero giocando nel Gruppo Amag, con ricadute importanti per tutto il ‘sistema multiutility’ della provincia di Alessandria? Non ci riferiamo alla querelle, pure interessante, sulla possibile incompatibilità (o quantomeno scarsa opportunità) degli stretti legami tra top management e società di consulenza. Quella questione è già stata posta in maniera dettagliata in consiglio comunale dal centro destra, illustrata da Emanuele Locci,
e non resta che auspicare, proprio in nome della trasparenza e del rispetto delle regole da sempre molto cari al centro sinistra e ai grillini alessandrini (per non dire dei centristi calendiani), che le autorità preposte provvedano a verificare al più presto come stanno davvero le cose, proprio per evitare ogni strumentalizzazione e opacità.
Ma, appunto, la partita vera sta altrove, e si chiama privatizzazione. O meglio, ingresso di possibili soci privati, magari quotati in borsa, all’interno delle singole società, o direttamente della capogruppo. È lì che l’attuale azionista di maggioranza (il campo larghissimo che amministra il comune di Alessandria, azionista di ampia maggioranza in Amag) punta ad arrivare, in tempi neanche lunghi. Sarebbe un reato? Certamente no, se si rispettano le procedure. Del resto si tratterebbe del naturale completamento di un progetto portato avanti, già alla fine del 2016, dall’allora giunta Rossa, con Abonante assessore e Bressan ai vertici Amag: fu commissionato uno studio ad hoc ad una società ligure, ma mancò poi il tempo, o forse il coraggio, di procedere. Oggi il tempo c’è, e probabilmente sono ancora cambiate alcune condizioni ‘di sistema’.
Sarebbe un male se succedesse? A priori né sì né no, dipende sempre dal come. Ma il primo paradosso interessante è proprio questo, pensateci: oggi ad Alessandria (ma certamente non solo qui da noi) sono centro sinistra e alleati vari a ‘spingere’ per il privato nelle società pubbliche (le cosiddette utilities), ed è il centro destra, magari con alcuni ‘distinguo’ al suo interno, a difendere il controllo pubblico delle reti dell’acqua, e del gas.
Delle reti, attenzione: sono quello l’unico vero asset di valore, specie oggi che al loro potenziamento provvede Pantalone, via PNRR. Chi cita a sproposito la vendita di Alegas lo fa in malafede, per confondere le acque. Quello fu vero capolavoro, frutto di valutazione intelligente, e un po’ anche di fortuna, considerato che di lì a breve scoppiò la guerra in Ucraina, con tutto ciò che ne derivò. Anzi, sarebbe stato addirittura meglio assecondare il lungimirante management dell’epoca, che voleva vendere il 100%: la politica per prudenza frenò, e si tenne in pancia un 20% che poi, con successiva e logica ricapitalizzazione di Iren (nome che torna frequentemente nelle analisi attorno al Gruppo Amag), fu inglobato dal colosso quotato in Borsa a incasso zero per il Gruppo Amag. Ma, appunto, parliamo di società di commercializzazione del gas: oggi quelle locali ‘boccheggiano’ e si va verso una forte concentrazione nelle mani di pochi grandi player.
Per le reti è molto diverso, e fa specie constatare che, ormai, sia la sinistra a volerle privatizzare, e la destra a difendere il bene pubblico. Per tutelare il diritto all’acqua bene di tutti, dicono dall’opposizione alessandrina (e novese). Per poter continuare a fare assumere amici e parenti, lasciano intendere gli altri. Come se alessandrini e novesi non ricordassero genesi, storia e controllo esercitato dagli anni Settanta ad oggi sulle aziende pubbliche dai partiti di sinistra. Suvvia, anche questo fa parte della storia del territorio, che conosciamo tutti.
E allora? Allora oggi si gioca una partita nuova, anche se con argomentazioni talora datate, e con carte e valori mescolati. Una partita che, purtroppo, gran parte dei cittadini ignora, o a cui appare comunque disinteressata. Del resto il 50% degli aventi diritto neanche vota più, e parte di chi ancora lo fa si muove per appartenenza a vecchi o nuovi apparati, o per simpatia verso il o la leader di stagione. Solo così si spiega l’elezione di certi ‘sindaci per caso’, sempre riflettendo in generale, si intende.
Una partita che però è destinata ad impattare pesantemente sulla vita di tutti noi. Perché l’acqua serve proprio a tutti, e i rifiuti li produciamo tutti quanti: privati, attività e industrie. Insomma, acqua e rifiuti sono i due grandi business del presente/futuro. I nostri 24 lettori (“sempre a un punto dai campioni”, se ci è concessa ironica citazione) continuino a leggerci: nei prossimi giorni cercheremo di capire un po’ meglio cosa sta succedendo, e ancora più potrebbe succedere, nella provincia mandrogna.