Campionati italiani [L’Olimpiade di Lettera 32]

di Beppe Giuliano

capitolo 6

Sono già passate venticinque ore e non abbiamo ancora vinto quasi niente…

Dovevamo vincere 10, 1000, 1000 medaglie e invece, ecco, difficile che ce la faremo…

Questi commenti, tra delusione e accusa, da noi vanno molto.

Onestamente, ci viene da ridere.

Forse perché siam vecchi, e ricordiamo quelle edizioni dei Giochi Olimpici in cui dovevi aspettare che Klaus Dibiasi si tuffasse, per prendere finalmente una medaglia.

Quindi, piccolo spassionato consiglio ai delusi e agli accusatori: c’è una competizione in cui vinciamo tutto. Si chiama campionati italiani. Qui invece partecipano altre duecento-e-spingi nazioni.

Chissà se anche da loro i commenti sono gli stessi? (Be’, esclusi Kiribati, Tuvalu, Andorra, Bermuda, Saint Kitts e Nevis dove con ogni probabilità le aspettative sono minori).

E Johnny prese il fucile

È tutto così bello e meraviglioso. Sono di nuovo ai Giochi, travolto da grandi emozioni: mi sento come un bambino. Saranno le mie prime Olimpiadi senza mamma Santina, morta un anno fa. Ma so che sarà con me. Qualsiasi risultato otterrò lo dedicherò a mia mamma. Lei è sempre stata una presenza silenziosa nella mia vita. Sempre al mio fianco. (intervista al ‘Corriere della Sera’)

Johnny è sempre lì, con il suo fucile, pronto a centrare piattelli. Lo vediamo in pedana per la specialità “trap” del tiro a volo da Barcellona 1992. “Trap” che una volta chiamavamo “fossa”, ma evidentemente pareva brutto, quindi abbiamo adottato il nome anglosassone.

Le Olimpiadi di Giovanni Pellielo da Vercelli, per tutti Johnny, avrebbero dovuto essere con questa nove, record assoluto per un atleta Azzurro, ma a Tokyo aveva rinunciato. In pieno Covid, non voleva correre rischi per l’amatissima mamma Santina Bertolone. Lei pure tiratrice, quando è scomparsa lo scorso anno, sul manifesto funebre hanno messo una foto in cui ha il fucile in spalla.

Bambino con seri problemi di salute, oggi Ispettore della Polizia Penitenziaria, uomo di profonda fede, molto attivo nel sociale, Johnny Pellielo ha 54 anni e la casa piena di medaglie: ha vinto 17 mondiali e 20 europei, giusto per citare le principali gare. E ai Giochi Olimpici, finora, il bronzo di Sydney 2000 e i tre argenti di Atene 2004, Pechino 2008 sotto il diluvio, e Rio 2016. Insomma, manca giusto un metallo prezioso.

Infatti Johnny è sempre lì, con il suo fucile, pronto a centrare piattelli. Contro avversari che potrebbero essere fratelli minori, o suoi figli (il più giovane in gara, l’iraniano Mohammad Beyranvand, ha 38 anni meno di lui).

E Johnny prese il fucile è il titolo di un film del 1971, fa parte di quel cinema che molto cambiò Hollywood all’inizio di quel decennio, e infatti viene definito “altra Hollywood”. Lo aveva scritto e diretto Dalton Trumbo, all’unica regia, a 66 anni. Sceneggiatore importante, fu vittima del “maccartismo”. Per un decennio infatti, finito sulla cosiddetta “lista nera” aveva dovuto firmare con diversi pseudonimi i suoi lavori, vincendo nell’ombra due Oscar, compreso quello per ‘Vacanze romane’, film molto citato da noi per i giri in Vespa che i protagonisti (Gregory Peck e Audrey Hepburn) fanno per Roma.

Nelle puntate precedenti:

Le notti della luna piena

Una scatola di cartone

C’è una luce che non si spegne mai

La Grandeur

Crudele