Finalmente la notizia che aspettiamo da anni è arrivata: la Provincia, tramite una diffida, ha ingiunto Solvay a dismettere la produzione e l’utilizzo del c6o4 in tutto lo stabilimento.
Mentre Solvay ci diceva che se ci ammaliamo di più è per colpa dei nostri stili di vita, mentre le istituzioni si piegavano ad ogni sua richiesta, noi sapevamo già allora ciò che oggi più che mai è stato dimostrato: avevamo ragione. Se anche le istituzioni che hanno spalleggiato Solvay o che si sono guardate dall’ostacolarla in questi anni, ormai sono costrette ad ammettere che il polo chimico è un colabrodo – incapace di contenere i veleni che produce – la dismissione del c6o4 deve essere l’inizio per la chiusura totale dello stabilimento e per la bonifica di tutta l’area inquinata.
Questa è una grande vittoria per tutti quelli che, come noi, in questi anni si sono battuti per la tutela del territorio, della salute e della verità che si è voluta tacere.
Tante domande però sono ancora senza risposta: perché ARPA, seppure fosse a conoscenza dell’ ingente inquinamento in falda almeno da ottobre 2023, ha comunicato i dati solo ad aprile? E ancora, perché il procedimento di rinnovo dell’AIA, l’autorizzazione integrata ambientale, lo strumento che dovrebbe tutelare i cittadini e l’ambiente dai veleni delle aziende e multinazionali, è fermo da gennaio del 2022, nonostante l’AIA di Solvay sia scaduta nel 2020? Perché la Provincia, dopo queste azioni, non porta avanti l’unico compito per la quale ha ancora senso che esista come ente?
Per l’ennesima volta ribadiamo che non c’è tempo da perdere, perché un secolo di morti e veleni possono bastare.
Comitato Stop Solvay