di Enrico Sozzetti
A volte le riunioni delle Commissioni consiliari del Comune di Alessandria sono decisamente surreali. Se non fosse che si parla di amministrazione pubblica, potrebbero apparire più come momenti di puro intrattenimento che sede di dibattito e scelte politiche. La lotta costante con la lingua italiana, da parte di alcuni consiglieri, è poi perennemente persa in partenza e l’apoteosi viene raggiunta quando si ascoltano improbabili pronunce di termini di lingue straniere. Ma il problema di fondo resta quello dei temi all’ordine del giorno.
Stavolta è accaduto con la Commissione consiliare Sviluppo del territorio guidata da Daniele Coloris. Quasi sempre attento al merito dei temi e alla necessità di avere presenti in aula i protagonisti al centro degli argomenti di discussione, stavolta non è andata bene. Il primo punto all’ordine del giorno era questo: “Stato di fatto nuovo palazzo dell’edilizia”. Ricordiamo che l’opera che fa capo a Sistedil, Sistema edile per la formazione e la sicurezza in provincia di Alessandria, è privata e finanziata ed è in attesa della revisione progettuale che la rimodulerà, ridimensionandola rispetto a quella originale ideata dall’architetto Daniel Libeskind. Fin qui cose note rispetto a un palazzo che doveva sorgere sull’area, di proprietà del Comune di Alessandria, compresa tra la rotonda della tangenziale, in uscita da Alessandria verso Spinetta Marengo, e il platano di Napoleone. Un’idea originale, e ambiziosa, che ha preso forma nel 2007, si è poi arenata all’inizio del secondo decennio del duemila ed è quindi quasi scomparsa dai radar, lasciando per anni come testimonianza qualche manufatto in cemento armato, progressivamente avvolto dalla vegetazione. Una possibile svolta si è intravista con il Bando Periferie, in quanto il palazzo era l’unica opera privata prevista all’interno del progetto del Marengo Hub. La successiva uscita dal Bando ha poi destato ulteriore preoccupazione, ma dall’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) di Alessandria è sempre arrivata l’assicurazione che «il palazzo si sarebbe fatto».
La Commissione consiliare decide alla fine di approfondire il tema. E convoca l’assessore Enrico Mazzoni che afferma: «Dalle interlocuzioni con Sistedil è emersa chiaramente la volontà di ripartire con un progetto ridimensionato, interessante, bellino. La nuova progettazione è stata commissionata e lavori potrebbero iniziare tra il 2025 e il 2026». Bene. Ma di questa opera così attesa e al centro di polemiche da anni a causa del cantiere abbandonato si può finalmente sapere qualcosa in più? No. Perché non è stato convocato alcun rappresentante di Sistedil, né tanto meno dell’associazione dei costruttori o delle organizzazioni sindacali (Sistedil è nato dalla fusione per incorporazione della Scuola Edile e del Cpt, Comitato paritetico territoriale per la prevenzione infortuni, l’igiene e l’ambiente di lavoro per le attività di edilizia e affini, ndr). E così per un’oretta i consiglieri hanno disquisito di edilizia, viabilità e progettualità varie (nel merito, meglio sorvolare) senza la reale controparte del dibattito. Un esempio di tempo sostanzialmente perso, che ha sicuramente alimentato l’autoreferenzialità di alcuni, senza però dare un contributo sostanziale alla discussione relativa a un insediamento così a lungo atteso.
Mentre sul fronte di Palazzo Rosso c’è chi alla fine ha chiesto di convocare una nuova seduta della Commissione finalmente alla presenza dei responsabili del progetto, sullo sfondo rimane un altro aspetto che andrà analizzato quando la vicenda sarà finalmente conclusa. La complessa, e complicata, coesistenza tra parti datoriali e sindacali all’interno degli organismi di categoria.