di Ettore Grassano
“Saremo al fianco del Presidente Cirio con nostre liste e candidati/e in tutti i collegi del Piemonte, per sostenere un percorso di rilancio della Regione, in una logica di sviluppo, ma anche di equità e sostegno per i più deboli”. Il senatore Massimo Berutti, tortonese, è il coordinatore regionale di Noi Moderati, quarta ‘gamba’ nazionale del centro destra, forte di due gruppi parlamentari e di significative esperienze amministrative in tutta Italia. Come preannunciato a CorriereAl nei mesi scorsi, Noi Moderati scenderà direttamente in campo alle regionali piemontesi, ma giocherà le sue carte anche alle Europee, secondo quanto dichiarato dal coordinatore nazionale del partito, Maurizio Lupi. Mentre nel diversificato scacchiere delle comunali, l’orientamento è quello di valurare la situazione ‘caso per caso’. In queste settimane Massimo Berutti sta battendo in lungo e il largo il Piemonte (“esperienza faticosa, ma davvero entusiasmante: mi ha fatto tornare ragazzo, quando c’è la passione la fatica si sente molto meno”), per dare un assetto al partito in ogni provincia, e per individuare i candidati più validi da mettere in campo per giocare la partita, decisiva, del prossimo giugno.
Senatore Berutti, stutturare un partito ex novo in tempi di disinteresse per la politica è una sfida notevole. Che impressione sta ricavando dal suo ‘tour’ piemontese?
Siamo una grande regione, che nonostante i tanti problemi che tutti conosciamo ha potenzialità enormi. Sto incontrando, ad Alessandria come a Novara, a Biella e in tutte le altre province del Piemonte persone che hanno voglia di contare, di far sentire la propria voce, e dare rappresentanza al territorio. Certamente costruire un partito senza il traino dei grandi media è più difficile: ma ti obbliga anche al contatto diretto con la gente, che è sempre un bene.
A che punto siete con la messa a punto della struttura, e dei candidati?
Ottimo. In alcune realtà, come Alessandria, abbiamo già individuato e presentato il coordinatore provinciale, che nello specifico è l’avvocato Andrea La Rosa, figura molto nota anche per il suo impegno in ambito sportivo. In altre province presenteremo i coordinatori a breve: e si tratta sempre di persone che ci credono e sono pronte ad impegnarsi davvero, in prima persona, per costruire quel tessuto territoriali fondamentale per chi intende radicarsi, pesare e crescere.
Come si posiziona Noi Moderati all’interno dello schieramento di centro destra lo si intuisce già dal nome……
Esattamente: ci sentiamo eredi di una tradizione centrista, di ispirazione cattolica e riformista, che in Italia ha sempre dato voce al popolo più serio e laborioso. Una porzione di elettorato che probabilmente, nello scenario attuale, fatica a trovare rappresentanza, e a cui noi cercheremo di dare voce e gambe. Siamo apertamente e convintamente collocati all’interno del centro destra, in Parlamento come sui territori, e in Piemonte riteniamo che il Presidente Cirio abbia ottimamente lavorato, e debba nel secondo mandato portare a compimento una serie di opere e progetti che ricollocherano la nostra Regione al centro dello scacchiere nazionale, e nel cuore dell’Europa: si pensi solo alle potenzialità delle infrastrutture per i trasporti e la logistica del Nord Ovest, che proprio grazie alla lungimiranza del centro destra, con Cirio in Piemonte e Toti in Liguria, ha posto le basi per decenni di sviluppo futuro. Là dove grillini e buona parte della sinistra, ricordiamolo, fino a pochi anni fa dicevano no a tutto, sognando la decrescita felice tra campi di papaveri.
A proposito di grandi temi, nell’Alessandrino come in tutto il Piemonte in queste settimane tiene banco la questione del Deposito delle scorie radioattive: lei come la pensa?
Sono pienamente solidale con la posizione di sindaci e amministratori locali che stanno dicendo, al fianco della popolazione, no al Deposito nell’Alessandrino, o anche in zone limitrofe. Ma attenzione, lo sono per ragioni di merito, che ho cercato di argomentare sin dai tempi in cui, dai banchi del Senato, mi occupai della questione all’interno di specifiche commissioni. Ossia: il Deposito Nazionale va fatto, perchè lo prescrive la legge, e perchè è in fin dei conti più pericoloso, oltre che costoso, conservare le scorie radioattive in diversi siti, come accade oggi. Semplicemente ci sono in Italia diverse realtà più idonee del Piemonte, e forse occorre chiedersi se i criteri di individuazione e valutazione siano stati elaborati in maniera corretta e imparziale. Ma aggiungo anche che sul tema del futuro energetico del paese occorre essere chiari. Il nucleare pulito, di nuova generazione, non è il demonio: e anzi è assurdo illudersi che queste scelte possano essere prese su scala unicamente nazionale. Se noi non costruiamo centrali, e i paesi attorno a noi invece sì, come sta accadendo, è chiaro che da un lato rimaniamo indietro sul fronte energetico e dello sviluppo, dall’altro corriamo gli stessi rischi di chi le centrali le realizza.
Altra questione di forte attualità, la rivolta ‘dal basso’ degli agricoltori: anche qui siamo di fronte ad una crisi della rappresentanza, che dalla politica arriva alle associazioni?
Certamente siamo di fronte ad una richiesta di aiuto, da parte di un comparto fondamentale dell’economia italiana, e piemontese in particolare, che dice chiaro e tondo: “così non si può andare avanti”. Il fatto che abbiano deciso di dare vita ad una serie di iniziative molto eclatanti, che hanno comportato anche qualche disagio alla popolazione, ma prima di tutto hanno richiesto un grande sacrificio agli agricoltori stessi, mostra quanto la situazione sia delicata. Ed è una battaglia che ci giocheremo tutta a giugno, alle elezioni europee. Solo una netta inversione di tendenza nelle politiche agricole del Parlamento UE potrà ridare dignità e centralità agli agricoltori, e agli interessi complessivi del sud Europa. Pensiamo al tema del cibo, ma anche delle case green, o delle auto elettriche. L’Unione Europea deve essere una casa comune, capace di tener conto delle diverse esigenze dei suoi stati membri. Non è pensabile un format svedese, o olandese, applicato al resto del continente.
Parliamo anche di sanità: il malcontento è forte un po’ ovunque……
Facciamo un piccolo excursus: la sanità pubblica, in termini di risorse ma anche di ridimensionamento territoriale, ha subìto un colpo letale oltre dieci anni fa, ai tempi del Governo Monti, peraltro con l’alessandrino Balduzzi alla guida di quel dicastero. Questo in Piemonte, e me lo ricordo bene perchè ne ho pagato lo ‘scotto’ sulla mia pelle come sindaco di Tortona, ha significato tagli ai presidi ospedalieri, e riduzione delle prestazioni. Ovviamente con scelte territoriali anche di tipo partigiano, per cui ad esempio all’epoca la sinistra scelse di ‘preservare’ Ovada e Novi, a scapito appunto di ospedali ‘di confine’ come Tortona, con costi enormi in termini di mobilità passiva verso la Lombardia. Dal 2019 ad oggi la giunta Cirio ha fatto il massimo consentito, anche considerata l’emergenza covid. Si è cercato di porre rimedio alle scelte sciagurate del triumvirato Chiamparino Saitta Moirano, si è tornati ad investire in maniera seria in edilizia sanitaria (il nuovo ospedale di Alessandria, e il potenziamento di quello di Tortona, si inseriscono in un più ampio quadro che interessa tutta la Regione), e ora occorre lavorare moltissimo sulla sanità di territorio, che è in fortissimo affanno. Anche qui, però, la radice del problema non è locale: il centro sinistra nazionale per decenni ha avuto una assoluta mancanza di progettualità, dal numero chiuso a Medicina fino a retribuzioni indecenti per il personale medico e paramedico. Ovvio che in questo modo hai un deficit di personale qualificato, e i professionisti migliori tendono ad andare nel privato, o all’estero. Personalmente, pur venendo da una cultura liberal riformista che crede fortemente all’economia privata, dico attenzione: la sanità pubblica, a disposizione di tutti con standard di qualità, non è un diritto inalienabile. Il sistema sanitario nazionale come lo conosciamo nasce nel 1978, ed è forse la più grande conquista del popolo italiano. Lo vogliamo migliorare e modernizzare, o poco a poco, attraverso lo scivolamento ormai fortissimo verso il privato convenzionato, si intende demolire la sanità pubblica? Nel caso dico attenzione: il modello della sanità privata all’americana, dove se paghi caro e salato hai il meglio, ma se non hai di che pagare ti arrangi come puoi, sarebbe una catastrofe. Riporterebbe l’Italia agli anni Cinquanta, quando se ti ammalavi ed eri povero erano tutti affari tuoi: mi auguro che nessuno voglia tornare là, e che si comprenda la necessità di investimenti seri non solo in strutture, ma anche in professionalità.
Sen. Berutti, la politica è fatta però, oltre che di grandi progetti, di equilibri e trattative: cosa c’è di vero nelle voci che la collocano nel ‘listino’ del Governatore Cirio?
Di reale c’è solo il fatto che, da alleati leali e coerenti, e da quarta forza dell’alleanza nazionale di centro destra, anche in Piemonte Noi Moderati auspichiamo un segnale di forte riconoscimento sul piano politico. Non è questione di nomi, ma di contrappesi all’interno della coalizione.