di Dario B. Caruso
Tiene banco, in queste giornate di caldo inizio d’autunno, un frutto fuori stagione che una bambina offre al papà.
“Questa te la manda la mamma” dice la piccola Emma porgendo una pèsca, con un sorriso appena abbozzato.
È il cuore di uno spot che divide l’Italia e interroga tutti, dal Presidente del Consiglio al sottoscritto.
Emma è una bambina di sei sette anni, figlia di separati e vive due vite separate, una con la mamma e una col papà.
Lei è l’unico filo che tiene legati i due genitori, l’unico vero orizzonte di serenità.
Non c’è santo che tenga.
Io li vedo negli occhi, tutti quei ragazzini che vivono due vite.
E sono tutti tristi dentro, anche se sprizzano energia saltando e correndo, cantando e giocando; ma sono tutti tristi dentro, innegabilmente.
Sono tanti, sempre di più.
Quello che ci racconta lo spot (i pubblicitari hanno colpito clamorosamente nel segno!) è una porzione di giornata che metà dei bambini italiani affronta quotidianamente: la casa di mamma e l’auto di papà, due mondi, neanche poi tanto differenti, che però non riescono a conciliare poiché paralleli e incompatibili.
Pretendiamo dai più piccoli esperienze che noi adulti non riusciamo nemmeno a concepire, quello di interpretare due ruoli ben distinti.
I bambini sono attori geniali, conoscono bene ciò che il loro pubblico esige e interpretano il doppio ruolo magistralmente.
In casa.
A scuola escono fuori le scomode verità.
Ti guardano e in silenzio gridano:
“Prof, come può pensare che io abbia fatto i compiti…
che io abbia studiato…
che sia riuscito a dormire…
che mi sia ricordato di dare un’occhiata al registro elettronico…
Devo concentrarmi sul doppio ruolo, non posso sbagliare!”
Sanno benissimo, loro, che sono l’unica speranza per i genitori.
Quella pèsca è il filo rosso che lega una famiglia. Se lo spezziamo togliamo l’ultimo barlume di ottimismo che ancora illumina il sorriso appena abbozzato di Emma.