di Dario B. Caruso
Quando siamo spaesati, confusi e preoccupati, quando abbiamo bisogno di certezze ci affidiamo alle parole dei nostri vecchi.
Sono i proverbi, risalenti alla notte dei tempi, i porti sicuri nei quali approdiamo.
Proviamo così a dare spiegazioni alle insensate azioni dell’uomo.
Spiegazioni che perlopiù non si trovano poiché non esistono.
La fiera delle prime volte
In Ucraina continua la Terza Guerra Mondiale.
Se ne parla meno nei tiggì e sui giornali visto che l’argomento è entrato a far parte delle rubriche fisse da quasi diciotto mesi: politica interna, economia, cronaca, spettacoli, guerra, necrologi.
Se sfrucugliamo tra le righe, riusciamo a percepire che ogni qualche giorno c’è una prima volta: la prima volta di una controffensiva, la prima volta di un attacco di droni, la prima volta dell’invio di munizioni all’uranio impoverito.
Arriveremo presto a la prima volta dell’invio di soldati italiani fino a la prima volta di una bomba nucleare.
E quella sarà l’ultima.
Uomini e bestie
Sono drammaticamente consuete le azioni di bestie che sopraffanno uomini e donne.
Abbiamo le violenze di gruppo in cui mandrie di sottosviluppati approfittano vigliaccamente di persone inerti.
Abbiamo il sottosviluppato solista che malmena o uccide qualcuno per un parcheggio.
Si sa però che le bestie andrebbero trattate da bestie, non conoscono altro linguaggio.
Animali e bestie
A fronte di signore rifatte che passeggiano per le vie del centro con esemplari canini tascabili sui passeggini, ci sono ragazzini idioti che, avendo finito i palloni, prendono a calci cani gatti capre ricci lucertole.
Poi riprendono in mano lo smartphone per passare al livello di gioco successivo.
Per loro il mondo reale non esiste quindi perché non relegarli in eterno al mondo virtuale?
I viaggi di Francesco
Il Papa continua a viaggiare per il mondo promulgando parole di pace.
Pace.
Provate a leggere a voce alta: pace.
Sentite come risuona lenta, troppo lenta nel marasma di questi mesi.
Infatti la pace resta indietro e ormai l’abbiamo persa di vista.
Scrivo queste poche righe, guardo fuori dalla finestra le ultime luci di un’estate che saluta.
E il cielo è lì.
Mi dico che per fortuna il cielo resta.
Ma fino a quando?