Arrivano le cinesi [Lettera 32]

di Beppe Giuliano Monighini

Arrivano le cinesi
Arrivano i cinesi
Son piccoli e veloci
Sorpassano gli incroci
Correndo a testa in giù*

Nel mese di settembre del 1993, in meno di una settimana tra mercoledì 8 e lunedì 13, sono le ragazze cinesi, e non i maschietti, a correre veloci. Sorpassando, pardon: surclassando anziché gli incroci, i record del mondo di fondo e mezzofondo. Succede ai giochi nazionali, e i record sono quelli dei 1500, dei 3000 metri e dei 10 chilometri. Quest’ultimo viene abbassato di botto di 42”, e la neo-primatista si è migliorata in un anno di tre minuti, ha tolto cioè il dieci percento al proprio personale, qualcosa di enorme. C’è chi sospetta persino che Wang Junxia abbia corso un giro in meno, ventiquattro invece di venticinque. Ormezzano su ‘La Stampa’, con la sua consueta capacità di leggere in modo originale, scrive che “sarà adesso inevitabile la profezia, da parte di molti, sulla donna che nello sport sta raggiungendo e addirittura superando l’uomo” anche perché la ventenne cinese ha corso più veloce di Paavo Nurmi, il fenomenale finlandese che dopo un secolo viene ancora considerato uno dei più grandi fondisti.

Certo, aggiunge g.p.o., ci sono vincoli oggettivi: “Si tratta di massa muscolare, di forza esplosiva, ottenibile dalla donna, e in maniera parziale, soltanto con assunzione di ormoni mascolinizzanti. È tutto chiaro, ma fa comodo giocare al Grande Pronostico. E lo si farà più che mai adesso, con la sindrome cinese: una nazione emergente, selezioni su oltre mezzo miliardo di donne (ma anche sospetto di doping, perché non dirlo?)”.


I primati a raffica sono così eclatanti che si fanno spazio anche tra le notizie dei nostri quotidiani non sportivi, il cui epicentro è ancora al palazzo di giustizia di Milano. Si scrive infatti soprattutto di Enimont, di Sergio Cusani che sta per andare a processo, viene definito “finanziere di area socialista” e “resta sicuramente in carcere” mentre per un vizio di forma viene annullato il mandato di cattura di Luigi Bisignani, uomo della comunicazione di Gardini: la sorte, sempre se vogliamo crederle, decide per Cusani e Bisignani due diversi destini. Cusani, e Carlo Sama genero Ferruzzi dicono di avere pagato anche giornalisti, e dal suo ‘Giornale’ Montanelli “in un corsivo non firmato, dice senza mezzi termini: fuori i nomi”. Un nome illustre lo fa, senza mezzi termini, il direttore del TG5 Enrico Mentana, parlando di Peppino Turani (che in effetti ha molto elogiato Raul Gardini e i Ferruzzi).

Sia Mentana sia Montanelli condividono, in quel settembre 1993, lo stesso editore Silvio Berlusconi. Di cui per il momento si scriveva ancora a proposito di televisioni. O di calcio, per le proteste dell’Olympique Marseille, escluso dalla nuova edizione della Coppa dei Campioni che aveva vinto a maggio proprio contro il Milan. OM escluso per pasticci combinati dal suo presidente Bernard Tapie, sovente definito il Berlusconi di Francia (anche loro avranno in sorte due diversi destini).

A proposito di grandi giornalisti e di Milano, si chiama ‘Metropolis’ il libro appena pubblicato da Giorgio Bocca, che in una lunga intervista spazia dai leghisti – con una certa bonomia per il loro ruolo antisistema: «grazie barbari» – al potere che sta finendo: “una folla di personaggi balzacchiani disseminata nelle trecento pagine: i servi e gli scrocconi della corte craxiana, le suore rosse nei quartieri della disperazione, i potenti finanzieri barricati nelle loro torri d’avorio, i gran borghesi in disarmo, ozianti fra picnic ecologici e cacce alle volpi, la «volpe di Paterno» don Salvatore Ligresti, il «condottiero di ventura» Antonio Di Pietro, il «principe triste» Giorgio Armani”.

Bocca dà un giudizio definitivo sugli anni ottanta milanesi da-bere: “Non c’è stata soltanto la corruzione, ma anche una frequentazione fra politici e gangster. Per cui la famiglia di Bettino Craxi era amica di Lello Liguori, gestore del night-club «Il covo di Nord-Est», che a sua volta era amico del mafioso Nitto Santapaola e del gangster Angelo Epaminonda. Solo La Piovra televisiva, tutto sommato, l’aveva detto in maniera molto chiara”.

(Celebre è la storia del dono a Stefania Craxi di un cucciolo di leone da parte del “tebano” Epaminonda. Con consegna avvenuta appunto al Covo di Nord-Est.)


La grande apparizione nell’atletica mondiale delle fondiste cinesi della Ma’s Army, come venne chiamata, era avvenuta solo pochi mesi prima ai mondiali di Stoccarda. Ma Junren, discusso coach, quasi cinquantenne, senza esperienza atletica, fumatore incallito, si era presentato là con nove atlete, tutte sorvegliate, tutte con i capelli tagliati corti, tutte sottoposte ad allenamenti durissimi: davvero davano l’impressione di un esercito, e Ma ne era l’indiscusso signore. Pochi conoscevano le sue atlete, ma lui pronosticò che avrebbero vinto 1500, 3000 e 10.000. Così avvenne.

Poi ci furono gli incredibili risultati dei campionati cinesi di settembre.

Il record straordinario dei 10.000 di Wang Junxia è stato battuto dopo ben ventitré anni, nel 2016. Mentre è ancora suo quello dei 3000 stabilito quattro soli giorni dopo, questa volta migliorando il precedente di dieci secondi. In due giorni, tra qualificazioni e finale dei 3000, tre diverse atlete hanno stabilito i cinque migliori tempi all-time, e una quarta loro connazionale è entrata nella top-ten.

Aggiungiamo i record mondiali dei 1500 nella stessa manifestazione. L’assoluto di Qu Yunxia che durerà ventidue anni, e il giovanile di Wang Yuan.

Tutte atlete spuntate dalla stessa provincia di Liaoning, in quella che chiamavamo Manciuria. Tutte con lo stesso allenatore. I sospetti, come facile immaginare, non mancarono.

Ne scrisse pure Pietro Mennea: “Questo improvviso apparire delle cinesi come grandi protagoniste ha fatto gridare allo scandalo molti addetti ai lavori, offrendo comunque due motivi sui quali riflettere: 1) perché sono salite alla ribalta soltanto le donne, mentre gli uomini sono completamente assenti? 2) perché, se i cinesi sono così progrediti nelle metodologie d’allenamento, migliorano i record solo nel mezzofondo femminile e non in altre specialità? Fino a prova contraria, ritengo che si debba credere a questi record e alla buona fede delle atlete.”

Pochi condivisero la filosofica indulgenza di Pietruzzo.

Ma Junren, l’allenatore delle ragazze, si difese con forza dalle accuse di doping. I record venivano battuti, ribatté, grazie agli allenamenti, al sangue di tartaruga bevuto dalle ragazze, e all’assunzione del Cordyceps sinensis, cui sono attribuite proprietà tonico-rinvigorenti, detto “fungo del bruco” per ragioni discretamente disgustose (che vi risparmiamo).

Le fondiste cinesi però lo abbandonarono, e le loro prestazioni straordinarie finirono presto. Emergerà solo molti anni dopo una lettera – il giornalista che l’aveva ricevuta la tenne segreta per diciannove anni – scritta da Wang e altre nove atlete, che accusavano Ma di averle dopate.

Wang Junxia sarà l’unica ad avere ancora successo all’Olimpiade, con un oro e un argento nel 1996. Dopo quei Giochi si ritirerà. Ora vive negli Stati Uniti. Un giornalista definirà Wang e Qu Yunxia “chemical sisters”. Qu è ancora primatista mondiale dei 3000 metri, e quelle del settembre 1993 quando lei e la compatriota Zhang batterono il primato della distanza per tre volte in due giorni, rimangono le sue ultime imprese sportive.

Si sa che dopo il suo ritiro come allenatore di atletica Ma Junren si è dedicato ad allevare cani di razza, mastini tibetani.

Alle richieste ufficiali di chiarimenti sulle pratiche di doping la federazione cinese deve ancora rispondere.

  • Leggiamo su un blog a proposito di ‘Arrivano i cinesi’: “Una (quasi) profetica canzone di Bruno Lauzi dedicata agli acritici estimatori della Cina di Mao Zedong, ma la garbata ironia venne da questi ultimi ben poco apprezzata. Erano gli anni (1968) della scoperta della Cina comunista come nuovo (presunto) paradiso di uguaglianza, potere al popolo e giustizia sociale”. Bruno Lauzi è stato un cantautore di grandissimo talento, spesso poco riconosciuto e ricordato. Ha scritto e interpretato canzoni stupende come ‘Ritornerai’ o ‘Il poeta’ ed è stato autore di capolavori per diverse interpreti, come ‘Piccolo uomo’ e ‘Almeno tu nell’universo’ per Mia Martini.
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