Piste ciclabili sui fiumi? Non replichiamo il modello Bonaccini! Alessandria Città della Cultura o del degrado? [Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

1) Coesione Territoriale Bacino del Tanaro. Alla luce dei fatti accaduti in Emilia Romagna è necessario parlarne perché la nostra comunità non si ritrovi nella disperazione causata da scelte non opportune. Come era stata concepita dalla Giunta Cuttica e dal consigliere Gianni Ravazzi (Lega: si veda sua intervista di oggi) la Coesione, progetto basato su quattro macroaree, metteva al centro non solo il rilancio economico del territorio di riferimento, ma anche il tema della difesa idrogeologica dalle piene dei fiumi, con particolare riferimento ad argini sicuri e agibili. Qui si legge cosa prevede il progetto originale di cui Ravazzi fu deus ex machina. Per due anni si è lavorato sodo, costruendo tutto il percorso metodologico, normativo e burocratico, e il 2022 avrebbe dovuto finalmente vedere la partenza operativa, con la ‘messa a terra’ dei primi progetti. A giugno 2022 però le elezioni, vittoria del Pd con i suoi alleati grillini e la ‘sponda’ barosiniana, e cambia tutto. La montagna partorisce il topolino, e la Coesione Territoriale si traduce in qualche pista ciclabile sul fiume: di quelle, per intenderci, che si realizzano, si inaugurano, e poi neanche si manutengono: quante ne abbiamo viste negli ultimi trent’anni? Intendiamoci, non sono contraria alle piste ciclabili, sul fiume o in città: mi sembra semplicemente che non possano rappresentare, da sole, un elemento così gratitificante e ‘trainante’ per una comunità. Qui le dichiarazioni dell’assessora Oneto, che ci informa sul percorso di ciclovie che unisce tutti i paesi rurali del territorio e le città con la dorsale del Tanaro agganciandosi alla ciclovia Ven-To. Per l’assessora tale progetto rappresenta una valenza naturalistica di estrema eccellenza, che contribuisce direttamente alla tutela ambientale e produce effetti positivi per la mobilità, il turismo, l’economia e la salute, incrementando, contemporaneamente, il benessere dei cittadini. Mi viene in mente questo ritornello: “i sogni son desideri…” ma poi nella realtà? Domanda: e la sicurezza, compresa la manutenzione degli argini?

Lo chiedo perché sappiamo come è andata a finire con le piste ciclabili su argini fragili. La giunta regionale Bonaccini (nella foto allegramente in gita sul fiume, qualche settimana prima del disastro) si era fregiata di essere la Regione più virtuosa nel settore delle ciclabili, tralasciando manutenzione agli argini e progetti nella realizzazione di ‘casse di espansione’ per contenere le piene dei fiumi. Ma le sue ciclabili sono franate su argini fragili. suscitando rabbia e sconcerto negli stessi cittadini. “Stefano Bonaccini in bici prima dell’alluvione: cosa rivela questa foto”. Che belle le piste ciclabili, finchè non crollano alla prima piena! Ma andiamo ai fatti. Il 22 aprile fu inaugurato il percorso cicloturistico dal governatore dell’Emilia Romagna Pd Bonaccini che, per l’occasione, si cimentò in un vero e proprio sprint con la Giunta al seguito. Due settimane dopo lo stesso argine è franato sotto la spinta del fiume Senio. Un ’opera da 620mila euro, dieci chilometri di pista realizzati proprio all’apice dell’argine del fiume e per la quale sono stati sradicati centinaia di alberi. Per realizzare la ciclovia, la Regione ha stanziato un contributo di 380mila euro, mentre il Comune di Castel Bolognese ne ha investito 240mila. L’articolo sopracitato è da leggere per intero perché lancia un messaggio. Nel frattempo da queste parti con la Coesione Territoriale partiamo dalla ciclovia…..che il cielo ci aiuti!
Voto: 2

2) “Candidiamo Alessandria a Capitale Italiana per la Cultura!” Coraggioso sasso nello “stagno” lanciato da Fabrizio Priano (FdI), direi quasi temerario considerando il livello qualitativo della politica cittadina, dove raramente si riesce ad andare oltre agli interessi ‘di bottega’. Ma può una città che solo dieci anni fa ha subìto l’onta (evitabile, Torino docet) del dissesto finanziario ambire ad entrare in una rosa di candidate Capitali di Italia della Cultura? Chissà, basta provarci. Fabrizio Priano ricorda i punti di forza dell’offerta culturale alessandrina: il nuovo sito museale dell’ex Chiesa di San Francesco o ex Ospedale Militare, l’auditorium per il Conservatorio, il Teatro con spazi per attività culturali, la Biblioteca Calvo che si avvarrà di nuovi spazi dopo lo spostamento delle sale d’arte, Il museo Borsalino, appena riaperto, la Cittadella.
Priano ritiene che sia giunto il momento di essere ambiziosi, e che si possano creare le condizioni per candidare la città di Alessandria ad essere Capitale Italiana della Cultura per il 2027, con un progetto che coinvolga pubblico e privato, ma di cui il Comune sia capofila.
Magari fosse così consigliere Priano: forse lei per un attimo ha scordato chi gestirà questa città per i prossimi quattro anni, o più probabilmente (perchè non la faccio così ingenuo: frequenta la politica locale da trent’anni) intende in questo modo lanciare una provocazione. Sa bene, infatti, che tale progetto richiederebbe una tregua politica locale che (si vedano le cronache sul nuovo ospedale, o sulle occupazioni abusive) mi pare davvero lontana dalla realtà.
Nessuno discute l’impatto positivo che una simile candidatura avrebbbe su Alessandria e su tutto il territorio circostante: semplicemente un simile percorso non mi pare davvero ‘nelle corde’ e nelle capacità degli attuali amministratori di Palazzo Rosso. Ricordo che Casale Monferrato, durante l’amministrazione Palazzetti (di centro sinistra: ma in quel caso la sindaca era davvero persona di cultura e di un certo standing: ognuno ha ‘i sinistri’ che si merita), riuscì ad entrare nella rosa delle candidate con soli mila 35 mila abitanti: “Dossier Casale Capitale Italiana della Cultura 2020”. Ho seguito dall’inizio l’avventura di Casale Monferrato, facendo il tifo per loro: per la città fu conunque una vittoria morale, per l’entusiasmo che riuscì a creare intorno al suo progetto, che coinvolse non solo una città ma tutto il territorio del Monferrato. La città Capitale Italiana della Cultura riceve un milione di euro per la realizzazione del progetto. Qui i benefici. Varrebbe la pena provarci, consigliere Priano: ma temo che essendo una proposta che parte dai banchi del centrodestra non troverà grande ascolto da parte dell’attuale amministrazione comunale. Ma la tenga da parte, e la affini!
Voto: 9

3) Il decoro di una città che non deve comprendere solo il centro e i quartieri cittadini, ma anche sobborghi (ben 15 ad Alessandria!), frazioni, zone artigianali ed industriali. Alessandria, con i suoi 203,6 km2, è il comune più esteso del Piemonte, e la questione del decoro del territorio è assolutamente centrale. L’assessore con Deleghe ai sobborghi, decoro urbano, parchi e aree verdi, servizi cimiteriali è l’avvocato Claudio Falleti (Moderati per Abonante). Il decoro urbano esprime la bellezza e la dignità dello spazio cittadino, e una città mantenuta nell’incuria modifica negativamente l’immagine e la vivibilità. È trascorso un anno dalle elezioni amministrative, e la cura per il decoro urbano alessandrino è ai minimi: comprese le aree e i cimiteri fuori dai quartieri. I cittadini osservano, fotografano, filmano, commentano, postano sui social o si rivolgono ai media denunciando tale degrado. Anche Svegliati Alessandria con i suoi due filmati dei primi giorni di giugno ha indotto chi di dovere ad iniziare finalmente ad occuparsi del decoro del verde urbano, e si spera anche in un controllo puntuale sul verde cimiteriale soprattutto nei sobborghi. Nonostante sia in appalto ad esterni, anzi a maggior ragione. Il filmato di sabato 3 giugno dal titolo: “Politiche GREEN a Spinetta Marengo” è riferito all’area di Spinetta Marengo, area industriale d5 ed è da vedere assolutamente. Passo al titolo del secondo filmato di domenica 4 giugno: “Effetto giungla in Alessandria”. Si tratta di via Piave – area esterna logistica Amazon. Nei due filmati uno scenario desolante di erbacce, a bordo strada e sui marciapiedi, che danneggiano l’asfalto e occludono tombini e caditoie, aiuole incolte, piante selvaggiamente rigogliose e altre stecchite, aree ormai irrecuperabili.
Intere zone di Alessandria (un po’ fuori mano ma con tanto di paline che indicano la via, fermata dei bus, cassonetti) ridotte a “giungle urbana” con parchi la cui erba è più alta dei bambini che li frequentano e le panchine sono pressoché “inghiottite” dalla vegetazione. Consiglio la visione dei filmati e mi chiedo se chi siede in Giunta e nel Consiglio Comunale, perlomeno la maggioranza visto che detiene il pallino decisionale, si prenda mai la briga di fare un controllo interno ed esterno alla città e provvedere. Il degrado denunciato nei due filmati dimostra che il responsabile al decoro da un anno osserva la città su una vecchia cartolina dove tutto è perfetto.
Voto: 2