Personaggi folcloristici alessandrini: Cichinisio e Pagnufli [Alessandria in Pista]

di Mauro Remotti

Anche la città di Alessandria può vantare diversi personaggi folcloristici, vere e proprie macchiette, che hanno lasciato un segno nella memoria collettiva cittadina.

Talvolta non si conosceva neppure il loro vero nome: venivano appellati con uno “stradinom” (soprannome), che ne rimarcava un’imperfezione fisica oppure un comportamento eccentrico. Si trattava di diseredati, frequentatori assidui di osterie, spesso oggetto di derisione popolare.

Uno dei più noti è senza dubbio Cichinisio, al secolo Francesco Bocchio, un curioso tipo, nativo della Fraschetta, vissuto negli anni centrali del secolo scorso. Secondo quanto riporta Antonio Silvani[1] nel U Disiunàri du dialèt lisandrèn, Cichinisiu era: «noto come sempliciotto e sempre bersaglio di continue prese in giro, passasse le ore libere della giornata girando per le strade di Alessandria in cerca di belle ragazze. Come ne adocchiava una le si avvicinava ed iniziava a farle ogni tipo di complimenti, delle volte anche un po’ spinti e pensare che lo chiamavano stupido…».

Purtroppo non sono rimaste foto di Cichinisio. Ci ha pensato lo studioso Fausto Bima a delineare un suo ritratto: «Dalla corporatura di Charlot con due baffetti incolti, occhi piccoli neri a testa di spillo, un naso sempre rosso, vestito alla sans facon, Cichen era sempre in stato di ebbrezza, alimentata dall’alcool ma con una base di innocua e dolce demenza che lo portava a terminare in isio o in iglio le poche parole che sapeva mettere assieme e ad abbozzare sempre un tentativo di rudimentale sorriso».

Privo di un’occupazione stabile, tirava a campare girando per i cortili delle case per fare piccoli lavori oppure recitando brevi poesie in cambio di pochi spiccioli.

Ancora oggi, quando ad Alessandria si vuole indicare una persona stolta, si dice “Fürb ‘cmé Cichinišiu”. Tra gli episodi più noti che gli valsero tale nomea, si ricorda che un giorno mentre trasportava una fascina di legna, fu fatto salire su un carro. Ciò nonostante continuava a tenere la fascina sulle spalle. Il carrettiere lo invitò a posarla, ma Cichinisiu gli rispose: «Grazie, ma sei così gentile da caricare me, figurati se ti lascio caricare anche la mia fascina».

Un altro bizzarro personaggio era Pagnufli, così chiamato per via di una caratteristica voce nasale. Originario di Cascinali Foco, una piccola località nei pressi di Alessandria, era un ladro di polli alquanto maldestro, che trascorreva spesso le sue giornate nel carcere alessandrino di piazza Goito. «Quand’era an capunèra e stavano per scadere i giorni di reclusione, lo si sentiva cantare a squarciagola: La libertà mi tormenta già! La Libertà mi tormenta giààà!. Usciva al venerdì e il sabato era di nuovo dentro».[2]

Una volta i carabinieri lo catturarono con un sacco pieno di polli, probabilmente rubati nella cascina Valmagra (situata tra Castelceriolo e San Giuliano Nuovo). Alla richiesta di fornire spiegazioni, Pagnufli manifestò tutto il suo stupore al maresciallo. Lui si era limitato a raccogliere delle foglie di pannocchie per terra, e per sbaglio aveva preso anche le galline!

Di questa vicenda esistono numerose varianti. Secondo una di queste, Pagnufli non fu scoperto dalle guardie, bensì dal padrone delle galline. Secondo un’altra versione, Pagnufli aveva rubato una vacca, e alle richieste di spiegazioni delle guardie, esclamò: «Non mi ero accorto che ci fosse una bestia attaccata, io avevo raccolto soltanto un pezzo di corda!».

Un sodale di Pagnufli pare fosse un certo Rustì, originario dell’Oltre Bormida. «Era stato così battezzato con l’epiteto dialettale che sta per ‘arrostito’ in italiano, in quanto pare che in fumo siano andati a tempo debito sia il suo portafogli che il suo cervello».[3]

Le storie di Cichinisio e Pagnufli sono state fonte di ispirazione per l’illustre concittadino Umberto Eco, il quale, nel romanzo Baudolino, paragona l’asceta Zosimo, che aveva accettato di farsi tagliare barba e capelli, a Cichinisio, «uno scemo che girava per Alessandria gridando cose sconce alle ragazze». Pagnufli è invece il nome del cavallo di Roberto de la Grive, protagonista del libro L’isola del giorno prima.

Anche l’autore dialettale Sandro Locardi[4] ha dedicato una poesia sia Cichinisio che a Pagnufli, entrambe pubblicate nella raccolta La Sghiarola[5].


[1] Vedi Mauro Remotti, Ricordo di Antonio Silvani, CorriereAL, 23 gennaio 2016.

[2] Franco Castelli, Garibuglieide, ossia la Nave dei Folli, La Settimana, 1983-1984.

[3] Paolo Baratto, Pagnufli e Rustì: due personaggi di casa nostra, Alessandria24.co

Personaggi folcloristici alessandrini: Cichinisio e Pagnufli [Alesssandria in Pista]m., 25/12/2022.

[4] Vedi Mauro Remotti, Il nostro poeta popolare, La Voce alessandrina, n.35 del 10/10/2019.

[5] Sandro Locardi, La Sghiarola, poesie in dialetto alessandrino, MAXMI Casa Editrice, 1989.