Arriva in libreria in questi giorni ‘Miss Joni Mitchell. Vita e musica di una grande artista’ di Beppe Monighini. Si tratta di una biografia ‘non autorizzata’, come sottolinea lo stesso Monighini, “ma auspicabilmente, non riempita di supposizioni ridicole e pettegolezzi. Piuttosto un atto d’amore verso un’artista che ha composto musica straordinaria”.
La cantautrice canadese classe 1943 (compirà ottant’anni a novembre) è stata una delle voci più incisive del panorama musicale ‘d’autore’ degli anni settanta, non meno rilevante di Bob Dylan o Leonard Cohen. E Beppe Monighini, scrittore alessandrino di grande cultura e sensibilità, ha saputo tracciarne un ritratto non agiografico, ma appunto neanche ‘pettegolo’. Avvalendosi peraltro dell’autorevole contributo, in forma di intervista esclusiva, di Carlo Massarini, indimenticabile autore e conduttore della trasmissione cult ‘Mister Fantasy’, in onda sulla Rai dal 1981 al 1984.
Beppe, come nasce questo nuovo libro?
Nasce d’impeto, sull’onda della forte emozione suscitata dal ritorno sulle scene, del tutto inatteso, del luglio scorso. Joni Mitchell aveva pubblicato l’ultimo disco nel 2007, e le notizie sui suoi gravi problemi di salute erano tutto ciò che si leggeva di lei. Poi di colpo, non annunciata, come risorta un’ennesima volta, si è esibita al festival di Newport. Tra la sorpresa e la commozione generale. Così ho proposto il libro all’editore, che mi ha subito appoggiato. E, se posso permettermi un motivo di vanto, ho pubblicato con Arcana, fondata all’inizio degli anni settanta tra gli altri da Fernanda Pivano, oggi la più importante casa editrice musicale italiana.
Perché una protagonista come Joni Mitchell, di certo non un personaggio notissimo al di fuori degli appassionati di una certa musica?
Ci sono diverse ragioni, una prima indubbiamente adolescenziale. D’altronde lo stesso Carlo Massarini, intervistato in esclusiva per il libro, racconta che Miss Joni, come lui la chiamava trasmettendo la sua musica, è stata la sua grande illusione romantica, quando aveva vent’anni. D’altronde il suo fascino è innegabile, ha aggiunto, era perfetta, piena di sfaccettature come un diamante. Io confesso di avere provato lo stesso, fin da quando apparve sullo schermo del Moderno che dava ‘L’ultimo valzer’, e in quel cinema tornai il giorno dopo soprattutto per rivedere lei.
Poi c’è il fatto che la sua vita, come la sua musica, sono decisamente fuori dal comune, con scelte sovente difficili, coraggiose e mai banali. Ed è praticamente l’unica donna a essersi guadagnata, con enorme forza, uno spazio al vertice della musica cantautorale, bianca, americana degli anni settanta. Infatti il paragone che si fa per lei di solito è con Bob Dylan o Leonard Cohen.
Hai scritto la biografia di un’artista che odia i biografi.
Vero. Joni Mitchell ha un particolare malanimo nei confronti dei biografi. Pochi anni fa un intervistatore ha visto nel salotto della sua casa californiana, usato come fermaporte, un libro su di lei. “Non c’è magia in questi libri” si è lamentata. “Non sono autorizzati, e sono pieni di supposizioni ridicole e pettegolezzi”. Io ne ho scritto la prima biografia italiana. Non autorizzata ma, auspicabilmente, non riempita di supposizioni ridicole e pettegolezzi. Poi, tramite lei e la sua arte, volevo cercare di rispondere a una domanda più generale, che ormai dobbiamo farci.
Che sarebbe?
Siamo cresciuti ascoltando molta musica, noi che facciamo parte della generazione delle “radio libere”. E a quella musica abbiamo dato moltissima importanza, l’abbiamo considerata parte della nostra cultura, e spesso ispirazione. Ora stiamo invecchiando, gli artisti che abbiamo amato così tanto e noi con loro. Perciò è il momento di chiederci: davvero valeva così tanto, quella musica, era così importante, è arte o sono solo canzonette? Io nel libro una risposta ho cercato di darla.
Un’ultima domanda: a chi consigli di leggere questo libro?
Buona domanda, difficile rispondere. Però credo di poterlo consigliare, oltre che ai fan, a tutti quelli che amano leggere la storia di una vita decisamente interessante. E mi conforta il responsabile editoriale cui, da buon insicuro, ho chiesto un giudizio sul manoscritto consegnatogli. La sua risposta è stata: “mi sembra proprio un bel libro, con un approccio molto originale, non la solita sequela di fatti biografici e aneddoti risaputi. E poi è scritto bene, il che non guasta”.
E. G.