E poi c’è la libertà [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

Quando sei in classe e racconti agli studenti come nasce una corrente culturale, la difficoltà maggiore è far passare il concetto che il tempo e il popolo devono essere maturi.
Il passaggio è lento e travagliato; questione di anni.

Missione dunque doppiamente difficile vista la velocità con cui oggi si può switchare da un argomento all’altro, da un canale all’altro, da una app all’altra, da un video all’altro, da un amorazzo all’altro.
I ragazzi ti guardano così, quasi affascinati come se stessi parlando di una dimensione ultraterrena.
Invece si tratta magari del Romanticismo, periodi storici di ieri, non ere geologiche.

I piccoli progetti nascono allo stesso modo, non improvvisamente e mai per caso.
Sono frutto di studio, ascolto, ragionamenti e scambi di idee.
Con i ragazzi della Compagnia Teatrale Miagoli abbiamo elaborato un nuovo Social Music Project proprio attraverso il criterio dell’ascolto e del ragionamento collettivo.

In questo periodo in cui le libertà sono alla portata di tutti, ci siamo soffermati sui momenti della storia in cui essere liberi rappresentava un privilegio o un miraggio.
Alcuni collegamenti apparivano quasi scontati, altre sofisticati, a tratti forzati; poi l’assunto di base: la libertà è sempre una conquista.
Allora saltano tutti gli schemi.
Non si parla solamente di Rivoluzione Francese e di Resistenza Partigiana.
Si approfondiscono le parole di libertà che appartengono alla Costituzione Italiana e risultano comuni ad altre Costituzioni.
Il gioco è fatto.

Nasce in questo modo E poi c’è la libertà, un racconto in musica e parole carico di ideali e di buoni sentimenti.

Mi soffermo per un’ulteriore riflessione, questa volta personale.
Sarà vero che in questo periodo le libertà sono alla portata di tutti?
Oppure lo appaiono solamente?
Poi mi emerge dalla memoria una frase del film Minority Report (2002) di quel geniaccio di Spielberg:
“La maggior parte delle persone vuole la sicurezza in questo mondo, non la libertà”.

Torno in classe, ritorno a raccontare agli studenti come nascono le correnti culturali.
Inoltre racconto loro di quanto sia indispensabile continuare a partorire progetti come quest’ultimo.
E che non sia l’ultimo.